Marco Müller
Da adesso si è entrati decisamente nei giorni caldi che precedono l’avvento di uno degli appuntamenti più appetibili e densi che l’arte cinematografica riserva ai suoi satelliti: a chi fa e produce, a chi ne fruisce, a chi scandaglia con occhio e penna la sua forma e sostanza. Venezia 68 è stata ufficialmente battezzata alla conferenza stampa al Westin Excelsior di via Vittorio Veneto, condotta da Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, e dal Direttore Artistico della Mostra Marco Müller. Ciò che è stato evidenziatoimmediatamente, divenendone il naturale leitmotiv che ha tratteggiato tutte le dichiarazioni dei due padroni di casa (entrambi alla scadenza del loro rispettivo mandato), è l’importanza di questa edizione, la sua tensione ad un rilancio completo, una vestizione rinnovata nel concetto e nella struttura.
INTERSEZIONE ed INTERDISCIPLINARIETA’ i due passepartout per leggere la proposta di fruizione artistico-visiva di Baratta e Müller, che tende a valorizzare il rapporto del cinema con gli altri linguaggi espressivi. Ciò si traduce in un complessivo dinamismo artistico, un fluire che proietta la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia sempre più lontano, verso una specificità che è in grado di competere con importanti ed inossidabili vetrine internazionali, specie nella capacità di attrarre produttori e distributori. Cartina di tornasole a tal proposito il fatto che per la prima volta nella storia della Mostra, dal dopoguerra ad oggi, tutti i lungometraggi nelle selezioni ufficiali sono in prima mondiale. Sulla stessa stregua e fortemente voluto da Müller, anche il tappeto rosso per Orizzonti, nella valorizzazione dei concetti di autorialità e trasversalità propri di questa Sezione: emblema dell’essenza di Orizzonti quest’anno è la versatilità di James Franco, tra cinema, pittura, letteratura, multimedialità. Presente con Sal, biopic su Sal Mineo, il protagonista, assieme a James Dean, di Gioventù Bruciata (1955). Figlio di immigrati siciliani, anticonformista, uno dei primi a dichiarare la sua bisessualità, Sal Mineo fu assassinato misteriosamente a 37 anni. E Franco sarà a Venezia a settembre anche con Rebel, il film-installazione parte della sezione Illuminazioni di Biennale Arte.
Quanto al cartellone dei Film in Concorso, George Clooney aprirà Venezia 68 con il suo The Ides of March, definito tagliente e critico. Pezzi da novanta: David Cronenberg con A dangerous method, Roman Polanski con un potentissimo Carnage, Abel Ferrara che esplorerà la fine del mondo nel suo 4:44 Last day on Earth, Todd Solonz con Dark Horse e il video artista Steve Mcqueen, che dopo la shockante opera prima Hunger, presenta Shame. Tra gli italiani (3, quelli in concorso), menzioniamo: Terraferma di Emanuele Crialese e (novità che conferma la logica dello scambio tra linguaggi espressivi voluto da Müller per questa edizione), L’ultimo terrestre, primo film da regista per Gipi (Gian Alfonso Pacinotti, uno dei maggiori autori di fumetti in Italia). E a proposito di fumettisti, anche Marjane Satrapi sarà presente in Concorso con un vero e proprio adattamento cinematografico del suo romanzo a fumetti Poulet Aux Prunes.
Tra i Fuori Concorso, non può non essere evidenziato Steven Soderberg e il suo Contagion, insieme ad Ermanno Olmi, inossidabile cineasta con il Villaggio di cartone. Da maestro vero, ha rifiutato la chiamata di Müller ad entrare in Concorso, avendo già vinto un Leone d’Oro con La leggenda del Santo Bevitore. Non manca uno sguardo al passato per affrontare con più consapevolezza il futuro: “Rossellini ritrovato” ci permette di riappropriarci della versione restaurata di un documentario che ha fatto storia per la modernità del realismo di cui è intriso: India: Matri Bhumi (1959) di Roberto Rossellini. Imperdibile anche la visione di un altro capolavoro, in coincidenza con l’apertura delle celebrazioni del centenario della nascita di Nicholas Ray: il postumo (nella nuova versione ricostruita e restaurata) We can’t go home again (1976), al confine tra cinema e arti visive, girato con i giovani filmmaker dell’Harpur College dove Ray insegnava. La retrospettiva Orizzonti 1961-78 , curata da Enrico Magrelli, Domenico Monetti e Luca Pallanch, si occuperà del cinema italiano di ricerca degli anni ‘60-’70: Carmelo Bene, Mario Schifano, Alberto Grifi, Paolo Brunatto…
Venezia 68 punta, infine, alle REAZIONI CHIMICHE nella contaminazione di un approccio indipendente ed originale con i nuovi linguaggi visivi. Il premio 3D è affidato ad un collettivo emiliano: gli Zapruder Filmmakersgroup, formato da David Zamagni, Nadia Ranocchi e Monaldo Moretti. Tra le righe della motivazione, vengo attratta da: “… Progetti di cinema espanso in cui lo spettatore è invitato ad immergersi in perturbanti abissi tattili, visivi e sonori”. Ultime due reazioni chimiche: i Manetti Bros presenti in Controcampo Italiano con Wang. E Madonna Fuori Concorso, con il suo secondo film W.E. sulla storia d’amore tra la miliardaria americana Wallis Simpson e re Edoardo VIII, futuro sovrano inglese che abdicherà, rinunciando al trono per amore.
“Non tutte le mostre riescono col buco. Qualcuna sì, e questa ce l’ha fatta”. Parola di Marco Müller.
Testeremo di persona da qui a un mese se Venezia 68 risulterà vibrante ed elastica come pronosticato.
Maria Cera