La mossa segna un successo per l'alleanza ad hoc formata tra l'UE e i paesi più vulnerabili al clima.
Le precedenti bozze affermavano che i negoziati non dovevano iniziare prima del 2015, e non avrebbero avuto effetto fino al 2020.
La nuova versione non specificare una data nella quale il nuovo accordo dovrebbe entrare in vigore.
Ma per la prima volta esplicitamente approva il fatto che ci sia una mancata corrispondenza, un divario, tra i paesi hanno fatto promesse sulla riduzione delle emissioni e il loro obiettivo dichiarato di mantenere l'aumento della temperatura media globale dal periodo pre-industriale sotto 2C.Il progetto è emerso intorno alla mezzanotte a Durban e sarà formalmente discusso nella mattinata di oggi.
"La preoccupazione e' che ora il tempo e' molto stretto", ha affermato il commissario europeo per il clima, Connie Hedegaard, che ha guidato gli sforzi per arrivare a un accordo vincolante per il 2015 che coinvolga i maggiori Paesi inquinatori.Il coordinamento Ue e' in programma alle 8 di stamattina. Sul tavolo dei rappresentanti di 194 Paesi c'e' una "roadmap" dell'Unione europea, un Fondo verde per il clima da 100 miliardi di dollari all'anno che dal 2020 dovrebbe aiutare i Paesi piu' poveri a combattere e a fronteggiare i cambiamenti climatici e il destino del protocollo di Kyoto.
L'India è accusata di essere uno dei principali paesi che si oppongono a una soluzione efficace qui a Durban, insieme con Cina e Stati Uniti.
Ma il ministro dell'Ambiente indiano, Jayanthi Natarajan, detto questo non è vero e che la sua preoccupazione era stata quella di capire in che modo la road map dell'Unione europea li coinvolga.
"Penso di condividere le loro preoccupazioni - vogliono rapida azione, vogliamo un'azione rapida", ha detto.Un certo numero di osservatori ha suggerito che se Brasile e Sud Africa dovesse ritenere di muoversi verso le posizioni della UE e se la Cina facessero altrettanto, l'India e gli Stati Uniti subirebbero una forte pressione e dovrebero cederedalle loro posizioni.La lobby principale del centro congressi a Durban ha visto una lunga dimostrazione nel pomeriggio finale, con gli attivisti che esigevano un progresso nelle trattative.."Ascolta il popolo, non gli inquinatori", hanno cantato.L'ultimo dei manifestanti è stato portato via a forza circa ore e mezzo dopo.Il direttore esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo, è stato tra quelli portati fuori dal centro congressi per aver guidato la protesta."La delegazione degli Stati Uniti è al momento il responsabile, assieme a altri stati membri delle Nazioni Unite del fatto che molti Paesi saranno cancellati dalla carta geografica", ha detto."Chiedo al fiero popolo americano, in nome del quale questo atteggiamento è stato preso,di considerare che cosa avrebbero fatto se avessero saputo che una conferenza dei poteri stava complottando per cancellare la loro grande nazione dalla cartina geografica, quello chioè che sta per accadere alle isole sul livello (attuale) del mare”.