Inizio a fare sogni strani. Raccontarli è la cosa migliore per farli sembrare meno bizzarri.
Sono su un palcoscenico non troppo alto – sul quale non sono mai salita nella realtà – parlo freneticamente, del mio futuro, delle mie ambizioni, dei miei sogni e in fine dei miei progetti. Come se futuro, ambizioni, sogni e progetti non fossero la faccia della stessa medaglia. Parlo e non so precisamente cosa voglio comunicare ma ho un sacco di proposte. I presenti a questa sorta di conferenza teatrale mi ascoltano, prima con poca attenzione e solo quando il sogno sta per dissolversi hanno un paio di occhi attenti e sono anche disposti a seguirmi alla rivoluzione. Alla buon’ora!
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