"Di fatto i nuovi operatori Over The Top competono sullo stesso campo degli operatori radiotelevisivi tradizionali - ha aggiunto De Laurentiis -: il tempo e l'attenzione dell'utente, capitalizzando sui proventi pubblicitari e sulla vendita di contenuti. Senza però sottostare a tutte quelle regole che si sono stratificate nel tempo per gli editori radiotelevisivi, tra cui: tetti alla pubblicità obblighi di informazione imparziale, completa ed obiettive; obblighi di par condicio finalizzati a dare ampio rilievo a tutte le espressioni politiche; obiettivi di promozione delle opere europee attraverso quote di investimento e trasmissione prestabilite".
"I nuovi competitor si chiamano Apple, Google e YouTube, Netflix, Amazon, Yahoo, Facebook, e Twitter, per citarne alcuni - ha proseguito De Laurentiis -. Nel settore televisivo hanno un impatto forte anche un altro tipo di operatori OTT, i costruttori di apparati televisivi: i portali proprietari delle smart TV si configurano in sistemi chiusi e indicizzatori con impatti delicati sotto il profilo dell'accesso ai contenuti e della pubblicità. Si tratta di operatori inediti per dimensioni, internazionalizzazione, sviluppo e tasso di innovazione, spesso impegnati in un'aggressiva politica di acquisizioni resa possibile dai risultati di bilancio, l'alta capitalizzazione di borsa e la liquidità disponibile". De Laurentiis ha ricordato che "Apple ha fatturato nel 2013 170 miliardi di dollari: 35 volte il fatturato di Mediaset. Google 60 miliardi di dollari, 17 volte. La capitalizzazione in borsa di Apple è oggi comparabile alla metà del valore complessivo della borsa italiana, ma in alcuni momenti in passato lo ha equiparato".
Rai-Mediaset -200 mln anno '08-'13 - "Il settore media ha perso negli ultimi 5 anni 3,4 miliardi di euro, -35% rispetto al 2008. Il peso del calo della pubblicità è stato sostenuto soprattutto dai maggiori broadcaster: i dati di Rai e Mediaset parlano di oltre 200 milioni persi in media ogni anno tra 2008-2013". Così il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis. "1,3 miliardi di investimenti sono stati persi solo dalla TV che è calata del 27% nel periodo, 119 milioni dalla radio (-25%) - ha proseguito -. E i cali del settore radiotelevisivo sono niente rispetto a stampa e cinema, che hanno visto gli investimenti dimezzati, o altri settori, tipo l'outdoor (-60%)". "Anche il settore della TV a pagamento risente della crisi - ha aggiunto -: Mediaset è stabile a 2 milioni circa di abbonati, Sky è scesa dal picco di 5 milioni nel 2011, ai 4,8 attuali. La TV ha investito 2 miliardi di euro complessivamente negli ultimi 4 anni in produzione, un investimento in calo rispetto agli anni precedenti, ma sostenuto nonostante la crisi". "L'impegno previsto per legge verso la produzione italiana ed europea - ha detto inoltre De Laurentiis - si è mantenuto anch'esso ben oltre gli obblighi di legge, come documenta la recente ricognizione effettuata da AGCom per l'obbligo di rendicontazione alla UE (anno 2012): è del 61% in media la programmazione di opere europee sulle televisioni italiane, in crescita rispetto agli anni precedenti (obbligo di legge 50%); è del 15% in media l'investimento in opere europee di produttori indipendenti (10% l'obbligo di legge), la quota "adeguata" per opere recenti supera l'80% in media. Il sistema televisivo è virtuoso nonostante la crisi economica che investe il settore".
De Laurentiis, tutela copyright e fiscalità equa - "Non chiediamo trattamenti di favore ma un comune campo di gara che elimini le distorsioni a livello di contenuti, investimenti, tetti che pesano su una sola parte del mercato". Lo ha detto il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis, nel corso dell'assemblea generale. Fra le richieste dell'associazione, "un mercato unico dei contenuti, l'inserimento dei contenuti nell'Agenda Digitale Europea, la tutela del diritto d'autore online, una fiscalità equa anche sul web e la tutela del prodotto europeo nei trattati di commercio internazionale, andando oltre l'eccezione culturale". De Laurentiis ha ricordato che "secondo stime Siae 2013 sono di almeno 3 miliardi di euro all'anno i danni da download illegale, di cui 1,5 miliardi riferiti a musica e a film. Nel 2011 i danni economici arrecati al solo audiovisivo erano stimati in 500 milioni di euro dall'indagine Fapav/Ipsos, 60 milioni di euro quelli riferibili al settore tv dalla sola pirateria digitale di film. Secondo la stessa indagine, un quarto dei programmi televisivi veniva visionato illegalmente su internet: fra questi contenuti pregiati, come le serie tv (13%) e gli eventi sportivi. Oggi con app che semplificano download e streaming sui device mobili il fenomeno è sicuramente più accentuato''.