Confini: Il dove della Poesia Italiana – Ferruccio Brugnaro

Creato il 05 novembre 2014 da Wsf

Ferruccio Brugnaro, nato a Mestre nel 1936, e vive a Spinea (Ve), è conosciuto nel territorio locale come poeta operaio: lavorando a Porto Marghera dagli inizi degli anni Cinquanta, avendo fatto parte molti anni del Consiglio di fabbrica Montefibre-Montedison, visse i difficili anni delle lotte operaie e scelse un registro diverso da quello comunemente usato nelle assemblee, per le strade, sui volantini, scelse un registro poetico-letterario per dare un’altra voce al disagio operaio. Con il 1965, Brugnaro comincia a distribuire nei quartieri, nelle scuole, fra i lavoratori in lotta, i suoi primi ciclostilati di poesia, racconti, pensieri. E’ uno dei primi in Italia a diffondere la poesia in forma di volantino. Sui muri di Orgosolo si possono leggere sue poesie scritte ancora negli anni Settanta.

da Le stelle chiare di queste notti, Campanotto Editore, 1993

da Le provocazioni del giorno

VOLEVANO LICENZIARCI IN 1500

Nebbia, pioggia fitta, di rado
qualche po’ di sole.
Abbiamo acceso copertoni
davanti a tutte le fabbriche.
E’ quasi una settimana
che abbiamo chiuso
ogni strada
con travi, fuochi, vecchie griglie.
I padroni oggi hanno dovuto
cedere.
Volevano licenziarci  in 1500.
Erano decisi.
Non ricordo un momento
così bello
così felice.
Sono dovuti tornare indietro.
Hanno dovuto chianre il capo
tacere.
Abbiamo imparato ora
compagni.
Dobbiamo, possiamo farli chinare
il capo, tacere così
tante volte
tante
tante volte in maniera che non si sentano più
che non si vedano
più in nessun luogo
per sempre.

***

da L’altra versione

NON TEMO, NON ESISTO

Sono un uomo di giustizia.
Non temo
non esito.
Non mi scoraggiano i fili spinati
né terre bruciate.
Amo la pace
come i fiumi caldi travolgenti
dentro la mia carne.
Sono un uomo di lotta
più duro
della pietra.
Sono l’amore e la luce
nascosti
nel cuore del giorno
dentro tutto
il tempo
bruciato ogni carcere
bruciato ogni genere di morte.

***

da Sottovoce

RUFFIANI DELLA GUERRA

Il fungo intanto sale.
La morte intanto alza
la voce
pesante
schiacciante.
Il vostro amore non l’ho visto.
Bisogna opporsi, opporsi
mattina e sera.
Il vostro amore non lo sento.
Bisogna esserci esserci
con tutta la carne
e con tutta
la vita.
Ruffiani della guerra.
Ruffiani della morte.
La vostra pace mi terrorizza
la vostra pace è bugiarda
e ladra
la vostra pace divora
anche la notte
la vostra pace
non la voglio, non la voglio.

*****

da Verranno i giorni, 2006, Campanotto Editore

IL SILENZIO DEL VECCHIO

Non brami nulla
eppure una strana magia
di ombre e di gemme
ha bagnato il tuo volto
di calde espressioni.
Un calice bianco
ti attrae
da uno scialbo giardino.
Raggi di diamante
bucano il silenzio lucente
che ti tiene la mano
lungo il viale.
Ma del vuoto
come del fiore
hai una precisa sapeinza.

***

SONO TORNATI

Sono tornati gli operai.
Sono tornati
i miei compagni.
Sono tornati
come un tempo
fieri e decisi.
Non hanno fatto
molti danni
non hanno sfondato
tanti muri.
Ma sono tornati
sono tornati.
Le piazze oggi
sono tutte
un fiore rosso
come una volta.
Non sono mai stati sentiti
più di tanto
non sono stati
notati
molto.
Ma sono tornati
sono tornati.

***

NON PUGNALATE LA PACE

Non divorate la pace.
Non rispondete alle montagne
di morti
con altre montagne
di morti.
Spegnete la fame nello sguardo
di milioni
di bambini.
Accendete
il sorriso
sulla terra di Palestina
accendete il canto.
Non pugnalate
non pugnalate la pace
alle spalle.
Togliete il cappio di solitudine
al popolo irakeno
al popolo cubano.
Abbattete la notte agghiacciante
profonda
in cui vagano milioni di creature.
Non rispondete,
non rispondete ai morti
con infiniti roghi di altre vite.
Mordetevi le labbra forte
mordetevi forte il cuore.
Non inneggiate alla guerra.
Non inneggiate alla guerra.

*****

da Le follie non sono più follie, Edizioni SEAM, 2014

QUESTO CARICO DI MORTE

La morte in questi giorni
non ha limiti.
La fabbrica ingoia la vita
nella più totale indifferenza.
Morte e solo morte.
7 operai bruciati lo scorso mese
alla Thyssenkrupp
2 asfissiati stanotte anche
a Porto Marghera
nella stiva di una nave.
Tutti i giorni
tutti i giorni
giovani vite
stritolate schiacciate cadute…
Il sole tanto amato è lontano.
Chi fermarà mai questa guerra?
Chi smaschererà il pianto generale
su questa strage?
Non certo la devozione esasperata
al prodotto interno lordo
alla corsa illimitata alla produttività
al profitto.
Non tornerà indietro tutto questo carico di morte
non tornerà indietro questa immensa solitudine.


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