Confini. Il dove della poesia italiana: Marisa Papa Ruggiero

Creato il 03 febbraio 2014 da Wsf


VII

Attorno all’asta spiralica
l’inesplicabile
addestra i segni
per nevischi e sdruccioli
su piani scorrevoli
o su scale abrase ai pioli
per gomene senza imbarco
istoriate su antiche mappe
reggendo l’ordine dei fili
o quello scarto in più
in bilico sul fiato.

VIII

Ruotare il corpo, cercare
il punto d’intarsio
con la pelle del bosco
avviene
per attrazione dei contrari
il paesaggio dei profili, avviene
pensarmi adesso
in altre pulsazioni
e mi vedo coincidere
con lo stesso campo visivo
della sovrana roccia che mi guarda
e mi sconfina in un dettaglio
fuori asse
che rompe dentro
l’assetto alle parole
se penetro
nel fitto potrei
smemorarmi
sparire.

( da Latomia )

I (…) Sorprende il polso l’urgenza di spinte avverse sfila il nervo il morbo di una marea anteriore, prende voce angolare di parvenze in viaggio di ogni fatica d’orme in ogni fiato o timbro che attraversa e ne rivolta i segni l’ordine compiuto, la sorda fame la frattura elementare su cui la morte veglia    e mette in sequenza i segni le gole chiuse i varchi tutti i sentieri che la talpa conosce i rivoli senza memoria senza uscita, le cripte cieche della terra

le vie sacre.

(da Nella Pelle del bosco – poemetto inedito)

*

Ti guardo
ma non so come toccarti:
si arresta l’occhio e alla sua
visione si separa
dove cavo giace
l’evento
e le cose sono divise alle cose.
Eppure vede
C’è forse un gene che da quel punto
nasce? Quale
senso su questo scoglio, o nervo
t’ha ascoltato tacere?

Fummo ragione sotto il sole, arsa

Remota nel sangue porto
tutta la memoria

Da qualche parte

Da qualche parte in danza prende altra svolta il verso entra da sé nel luogo che lo evoca dove stanno l cose (sottili scaglie d’urgenza altrimenti introvabili) che s’ accendono guardando da finestre aperte ricercando l’incognita tra cuore e corde vocali forzando il punto del vero che accoglie il non visto che vibra strappa strazia tra nodi restando scritto. (“Passaggi di confine” – Ed. L’Arca Felice – 2012)

*

Non saprai di gelare
tra vertici di abissi
nè appartenere all’orma delle brocche
guardiane di quel vuoto non per questo saprò del tuo durare. Scenderò all’infinito dentro il fiume
per tornare la notte ad abitarti
e ancora perderti. Avrò il tuo chicco di Melograno sangue
nel chiuso segno
quel rosso che riscrive luci strette
di un ordine severo.
Così
tragicamente esserci. Murata viva nel tempo mai nato
sono ancora gravida di te. * L’ora e il suo doppio
sulla finestra tonda e quest’imperfetto presente
che ci cammina dentro (il caso fu calcolo
esatto clonato sottopelle) sui corpi raggiunti (più che corpi)
così vicini e così distanti!
perfezione diurna sugli avvolgibili
ci divide a strisce in più luoghi mentali,
durezza di verità a contrasto
sosia di verità per quest’urgenza intera di abitare
l’immagine e l’idea
falsari per sempre
gola spenta.

(da Origine Inversa – Alfredo Guida Editore)

Marisa Papa Ruggiero è nata a Roma, ma vive a Napoli, dove ha insegnato per un trentennio nei Licei. La sua attività creativa (poesia lineare-visuale, prosa e critica) è documentata in diverse pubblicazioni antologiche e in riviste quali: «L’area di Broca», «Offerta Speciale», «Oltranza», «Lettera Internazionale», «Novilunio», «Risvolti», «AD HOC», «Paradossi Visuali», «Accenti Mundus». In «Poesia» è apparsa nella rubrica a cura di Mariella Bettarini: «Donne e poesia». Tre sue raccolte poetiche: Terra emersa (1991); Limite interdetto (1993); Origine inversa (1995, Premio Minturno); Campo giroscopico (1998); Persephonia (2001, presentato più volte come evento teatrale); Oblique ubiquità (in Locus solus –2003); Energie di campo (in Al di là del labirinto, 2010). Tra i libri d’artista: Il passaggio dei segni (2003); tra le opere in prosa: Le verità bugiarde (2008). È stata redattrice delle riviste: «Oltranza» e «Risvolti». Ha collaborato come redattrice alla fondazione della rivista di letteratura «Levania».


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