Conflitti di fine impero

Creato il 03 novembre 2010 da Mdeconca

Sembra di essere in un mondo alla rovescia: normalmente i funzionari dello Stato si vantano del fatto che durante le loro amministrazioni hanno provato a sistemare le classi sociali attraverso una redistribuzione delle ricchezze o comunque dei tentativi, anche populisti,  di politiche sociali.
Il Brunetta-pensiero invece va come i salmoni dalla parte opposta: la razionalizzazione ed il risanamento dei conti pubblici passano attraverso i tagli, classificati come tagli agli sprechi.
E fin qui onestamente nulla di male: nessuno si sognerebbe mai di accettare una politica dello sperpero. Ma va detto che si tratta anche di una politica debole, per alcuni chiari ed evidenti motivi:

1. i tagli avvengono sempre in un’unica direzione – gli statali! Lo statale sarà anche un ‘fannullone’, ma attraverso le sue tasse, le sue tasse certe esenti da qualunque tipo di evasione, garantisce un’entrata fissa allo Stato che nessun imprenditore o libero professionista può garantire;

2. non è soltanto attraverso i tagli che si risana: bisogna invece pensare ad un’opera di riqualificazione della P. A., formazione e rigenerazione etica della figura dello statale;

3. manca una politica seria e determinata volta al recupero del sommerso: recuperando non dei contentini, ma somme intere dagli evasori si protrebbe chiudere più di un buco;

4. manca sia sulla carta sia nella teoria una seria politica di investimenti nei campi della ricerca e dell’istruzione;

5. nessuno ha previsto ancora lo sfoltimento dell’apparato centrale: 1000 persone a Palazzo Chigi e 1000 Parlamentari con i loro seguiti sono davvero troppi.

Brunetta ha un bel parlare, in parte condivisibile soprattutto nel desiderio di rivalutare i dipendenti statali attraverso la loro stessa valutazione, ma non è attraverso le sanzioni, il clima delatorio, i tagli programmati (il prossimo autunno ci dovrebbe essere l’ultima sforbiciata) che si pianifica la ricrescita. I tagli sono solo un palliativo, per un Impero agonizzante e ormai dissolto dalla corruzione dei singoli, e dovrebbero restare un una tantum in un Paese che mira alla ricrescita.

E poi c’è la grande confusione del Governo che si manifesta attraverso le sue voci discordanti: le tre teste (Brunetta, Tremonti e Gelmini) faticano a parlarsi -quando ciò sarebbe necessario- dando vita ad ircocervi burocratici che si contraddicono: la legge 122/2010 con la sua politica dei congelamenti e dei blocchi economici è in questo senso in forte contrasto con il DLgs 150/2009 nel quale si parla di premialità e di retribuzione delle eccellenze. Gelmini dispone riforme che non hanno coperture economiche e per questo restano al palo; Brunetta fa ddl che annaspano nelle commissioni in attesa che don Giulio dia il suo placet.

Questo mostro a tre teste arranca e si dibatte, anche mordendosi, alle spalle della povera gente che fa fatica a vedere la fine del mese.
Tutto questo non va …