Questa necessaria intrusione dell'elemento immaginario, creativo, sposta la coniugazione dell'amore dal passato al futuro.
Per quanti sforzi si faccia, per quante previsioni sulla base di precedenti esperienze si possano generare, il futuro si presenta sempre con un margine di incertezza e di imprevedibilità in cui prevedere significa, sempre e comunque, immaginare.
Qual'è dunque il gioco dell'immaginazione cui la coppia è chiamata? Credo ne esistano almeno di due specie.
La più connaturata e normale, consta nel progettare insieme qualcosa in divenire: un figlio, una casa, un viaggio... generare, ossia, immaginarie opzioni che presentifichino il futuro.
Questa soluzione, certamente tra le più frequentate e accreditate, per quanto sia fondamentale e irrinunciabile, paga, a mio avviso, il prezzo di un'eccessiva vicinanza col reale, paga, cioè, il prezzo della realizzabilità che, una volta esaudita, o porta nuovamente alla necessità di immaginare un altro figlio, un'altra casa, un altro viaggio... oppure, nel vuoto che rimane, rischia di fare riemergere la crisi. Certo, le cose sono assai più complesse e infinite sfumature si frappongono tra questi immaginari che si conclamano e la possibilità che davvero di generi una crisi, ma permettetemi, almeno qui, il lusso della semplificazione.
L'altra opzione, più desueta, ci catapulta, invece, nello spazio della pura immaginazione che non cerca conferma nel reale ma si nutre di sogni, di giochi, di simboli, in una parola di desiderio. Ma di questo ci occuperemo nel prossimo post.