Sono modalità automatiche e ripetitive di vedere il mondo, di pensare, di rapportarsi agli altri e a sé stessi, che vengono elaborate durante l’arco di vita e che danno luogo a comportamenti disfunzionali. Proprio come in un diagramma di flusso, al presentarsi di un evento la persona attiva costantemente lo stesso tipo di ragionamento e conclusione finale (ad es. dopo un esame andato male, dopo un colloquio di lavoro negativo, dopo aver bruciato il pranzo, penserò in ogni caso di essere sbagliata, di non sapere fare le cose, e concluderò che sono un fallimento). Ma questo è solo un esempio.
Anche se fonte di sofferenza, gli schemi continuano a mantenersi perché rappresentano comunque qualcosa di conosciuto e familiare al soggetto, che invece teme di “non sapere più chi è”, se dovesse discostarsi da essi.
Gli schemi hanno solitamente origine nell’infanzia, nella relazione con le prime figure significative (spesso i genitori, ma anche nonni, parenti stretti o amicizie profonde possono influenzare l’insorgenza o la risoluzione di questi schemi).
Gli schemi possono essere analizzati e affrontati per ottenere un migliore qualità di vita. Antonio Dessì
www.studiopsicologicocagliari.it