Conquistadores, fumetti e giochi di ruolo

Creato il 27 novembre 2014 da Mcnab75

I conquistadores spagnoli, guidati da Hernán Cortés, sbarcarono sulla costa messicana nel 1519 con 550 uomini e 16 cavalli. Dopo meno di un anno erano finalmente giunti a Tenochtitán, la monumentale città che sorgeva su un lago dell’altipiano centrale del Paese. A Tenochtitlàn furono accolti dall’imperatore Montezuma II. Dopo alcune settimane Cortés imprigionò l’imperatore e cominciò a governare attraverso di lui, tentando di sostituire il Cristianesimo alla religione azteca e provocando proteste e malcontento tra la popolazione. Nel 1520, dallo scontro vittorioso con le truppe inviate dal governatore di Cuba, Diego Velazquez, Cortés ottenne nuovi cavalli e artiglieria sottratti al nemico. Il massacro del Templo Mayor spinse tuttavia gli aztechi alla rivolta, costringendo gli spagnoli ad evacuare la città nella cosiddetta Noche Triste, in cui andarono perduti il tesoro azteco, circa 600 uomini e 45 cavalli.

Dopo una lunga serie di attacchi aztechi e di scaramucce, i due eserciti si scontrarono in campo aperto il 7 luglio, presso la città di Otumba. È il vero giro di boa nella Conquista del Messico. Cortès aveva ancora a disposizione 22 cavalli e questi, montati da cavalieri pesantemente corazzati e armati di lancia, si scagliarono contro i capi dell’esercito azteco, avendone la meglio, e sconfiggendo anche il resto dell’esercito, rimasto privo di comandanti. Nonostante l’inferiorità numerica gli Spagnoli riescono a ribaltare quindi la situazione, grazie anche al supporto di mercenari di Tlaxcala, popolazione ostile agli Aztechi.

Cortés si ritirò quindi alla base spagnola di Vera Cruz per rifornirsi di uomini e artiglieria. Nel frattempo la morte per vaiolo di uno schiavo proveniente dall’Africa, diffuse una devastante epidemia fra gli Aztechi, decimandone le forze. Non riusciranno mai più a opporre agli Spagnoli un esercito valido e motivato, ma soltanto inutili schermaglie.

Cortés si era portato sotto le mura della città alla testa di 700 fanti spagnoli, 86 cavalieri, 118 archibugieri, e un contingente di 50.000 guerrieri Tlaxcala. Aveva il supporto di armi da fuoco e cavalli, che terrorizzavano un nemico che non ne conosceva l’esistenza sino a due anni prima. Fece inoltre costruire 13 imbarcazioni, sia a remi che a vela, munite di un cannone ciascuna ed equipaggiati da 25 soldati armati di archibugi e balestre, di cui fece il corpo principale dell’attacco. La flottiglia appoggiò le truppe che attaccavano lungo le sponde dell’isola e distrusse una moltitudine di canoe da guerra azteche. Quando infatti gli spagnoli e i loro alleati presero sotto il proprio controllo i ponti della città, che gli aztechi avevano comunque in buona parte distrutto, la battaglia si spostò sul lago dove i brigantini spagnoli ebbero appunto la meglio sulle canoe indigene.

La città venne posta sotto assedio per dieci settimane, dal 26 maggio al 13 agosto: gli aztechi subirono pesanti perdite e soffrirono della mancanza d’acqua a seguito del taglio di un acquedotto, ma riuscirono tuttavia a tenere a bada gli assedianti. Gli spagnoli presi prigionieri venivano sacrificati sulle piramidi, visibili da lontano dei loro compagni terrorizzati.

Gli spagnoli continuarono ad avanzare, nonostante gli attacchi sempre più massicci degli assediati. Dopo essere riusciti ad entrare in città gli spagnoli furono ancora impegnati in combattimenti continuati strada per strada, dove erano rimasti 15000 difensori, e dove la fame e la sete avevano già fatto migliaia di vittime. Le armi sconosciute degli Spagnoli permetterono a Cortés di avere la meglio, uccidendo anche gli ultimi guerrieri aztechi; nella città conquistata i morti furono decine di migliaia, e aumentarono ancora per le malattie portate dai conquistatori.

Il Messico diventò così la più ricca colonia e contribuì con i suoi metalli preziosi a fare della Spagna la più forte potenza imperiale del Cinquecento. (Fonti varie)

Maztica

Esiste un’ambientazione molto di nicchia per il famoso gioco di ruolo Advanced Dungeons & Dragons che riprende le atmosfere e gli eventi che portarono alla caduta dell’Impero Azteco, ma lo fa in salsa fantasy. Si tratta di Maztica. Ci sono gli aztechi, ci sono i conquistadores, cambiano leggermente i nomi delle parti in gioco (pur ricalcandole abbastanza fedelmente), e c’è l’aggiunta dell’elemento fantastico, ossia di mostri, magia rituale e divinità molto partecipi alle faccende dei mortali.

Maztica (Mahz-TEE-ka è la pronuncia in inglese) è un continente immaginario del pianeta Abeir-Toril, una terra appartenente all’ambientazione Forgotten Realms.

Situato a oltre 5.000 chilometri in direzione ovest dal continente Faerûn, è stato introdotto nell’ambientazione con una trilogia di romanzi di Douglas Niles (Maztica Trilogy): Ironhelm (1990), Viperhand (1990) e Feathered Dragon (1991). Come già detto, Maztica è una terra ispirata (per dichiarazione dello stesso autore) alla regione mesoamericana al tempo in cui vi dominavano le grandi civiltà precolombiane degli aztechi e dei maya, mentre i faerûniani che hanno scoperto il continente posso essere facilmente accomunati ai conquistadores ispanici.

I nativi del continente lo chiamano “Vero Mondo”.

In linea generale, la vita degli abitanti non faerûniani di Maztica ha tratti del tutto simili a quella delle antiche civiltà precolombiane, tenendo conto che, in seguito agli eventi storici, i territori della fascia centrale sono molto più avanzati tecnologicamente e culturalmente rispetto al resto del continente; qui alcune zone geografiche possono essere definite “nazioni”, mentre Far Payit, i territori selvaggi e i territori desertici del nord hanno società rurali organizzate in villaggi.
Come avveniva nel nostro mondo, anche in Maztica esistono popoli diversi tra loro, nonché nemici. Sostanzialmente tali etnie differiscono a seconda del Dio che venerano: Qotal, Dio della luce e dell’aria, oppure Zaltec, dio dell’inganno e dei veleni. Proprio da queste due entità deriva anche l’unica forma di magia conosciuta dagli abitanti di Maztica, che è di tipo rituale e cerimoniale.

Purtroppo questo boxed set è stato presto abbandonato dalla TSR (la vecchia casa editrice di AD&D). Forse era troppo raffinato e meno adatto ai giocatori che cercavano le classiche avventure “dungeon-power player-tesoro-punti esperienza.”
In compenso ci rimangono i tre romanzi già citati che, a mio parere, sono in assoluto i migliori di quelli ambientati nei Forgotten Realms (la cui media qualitativa è invero bassina). Del resto l’autore, Douglas Niles, è un vecchio e scafato artigiano del fantasy, e in queste trilogia si è divertito come un matto a interpretare la storia, giocherellando a malapena con gli elementi forniti dai Forgotten Realms. A tutti gli effetti possiamo quasi parlare di fantasy storici, e sapete quanto io li apprezzi.
Se volete recuperare i libri potete cercarli nell’usato, oppure acquistarli in inglese, in formato ebook:

Attenzione: nelle schede Amazon sono indicati come romanzi di 30 pagine, ma ovviamente non è vero, visto che ciascun volume supera le 200 pagine. Si tratta soltanto di qualche forma di refuso delle schede medesime.

La Guerra dei Fiori

Una recente rivisitazione in chiave ucronico-fantastica dei conquistadores è quella fatta da Luca Enoch, per la collana bonelliana Lilith, di cui abbiamo già parlato in questo blog.
Se su Lilith ho qualche perplessità, pur essendo un grande fan di Enoch, devo ammettere che questo albo, intitolato La Guerra dei Fiori è davvero molto bello.

1519, anno della celeberrima spedizione di Hérnan Cortés in Centro America. Alla guida di poche centinaia di “conquistadores”, l’hidalgo spagnolo sbarca sulle coste del Messico, diretto verso la capitale dell’impero azteco, la città di Tenochtitlan. Ad accompagnarlo vi sono i compagni che le cronache del tempo hanno reso famosi: il capitano Pedro de Alvarado, il cronista Bernal Diaz del Castillo e l’interprete e amante di Cortés, Dona Marina, la Malinche. Il mondo mexica non è, però, quello che conosciamo dai libri di storia: a causa dei cambiamenti provocati da Lilith secoli prima, siamo in piena distopia. Ciò che Cortés si troverà di fronte non saranno guerrieri armati solo di spade di legno con lame di pietra, terrorizzati dalla vista dei cavalieri spagnoli, ma un possente esercito con una temibile cavalleria dotata di armi d’acciaio. Ad attendere il conquistador ci sarà anche Lilith, poiché il portatore del Triacanto si nasconde tra i soldati spagnoli e lei non si fermerà davanti a nulla per scoprirne l’identità.

Va da sé che ve ne consiglio la lettura, anche perché abbiamo un radicale sviluppo della “traccia ucronica” che Lilith sta portando avanti, più o meno volontariamente, da ben 13 numeri, e che avrà un interessantissimo sviluppo nel prossimo albo (in edicola a giugno), dove vedremo una versione totalmente nuova delle due guerre mondiali, se non ho capito male, unificata in una sola.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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