Conservazione cordone ombelicale: informazioni sul rientro del campione in Italia

Creato il 10 ottobre 2013 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Parlando di conservazione cordone ombelicale e cellule staminali una delle maggiori preoccupazioni delle famiglie che si avvicinano alla conservazione privata è quella di essere poi in grado di reimportare in Italia i campioni conservati all’estero, qualora in futuro ve ne fosse una necessità. Ecco dunque alcune informazioni utili sul tema.

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Giuridicamente parlando, non ci sono ragioni per cui il rientro del campione in Italia non dovrebbe essere consentito. Conservazione cordone ombelicale e circolazione dei campioni di sangue cordonale all’interno dell’Unione Europea sono infatti tematiche che sono state regolate da specifiche direttive comunitarie (le Direttive 2004/23/CE e 2006/17/CE). In queste direttive vengono stabilite le procedure per il prelievo e per il rilascio del campione.

Ma la circolazione delle cellule staminali del cordone ombelicale è regolata anche dalla legge italiana (Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 191 -“d.lgs. 191/2007”- e dal decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 16 in attuazione delle direttive 2004/23/CE e 2006/17/CE). A norma di legge il campione di sangue cordonale può essere esportato presso biobanche con sede all’estero, dopo avere richiesto l’autorizzazione alla esportazione alla Regione di riferimento. Per il rilascio di questo documento di autorizzazione viene richiesto il pagamento di una tariffa.

Lo stesso Centro Nazionale Trapianti, interrogato sull’argomento dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha confermato l’infondatezza dei dubbi relativi alla possibilità di fare rientrare il campione in Italia in caso di necessità dichiarando che non può essere esclusa la possibilità di utilizzo di campioni conservati all’estero, a condizione che questi campioni rispettino i requisiti di legge.

Può accadere a volte di sentire che le strutture pubbliche italiane potrebbero non fidarsi delle banche private con sede all’estero. Asserire che questa cosa è possibile equivale a minare alla base una dei principi fondamentali del mercato europeo, cioè il riconoscimento reciproco tra gli Stati dell’Unione di certificazioni e autorizzazioni.

Per tutti questi motivi e per molti altri ancora non vi è motivo di dubitare della possibilità di reimportare in Italia, in caso di necessità, il campione di cellule staminali conservate privatamente presso una banca estera.

Foto: Wikimedia Commons