Conservazione delle cellule staminali cordonali: un breve vademecum

Creato il 19 agosto 2015 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Per aiutare i futuri genitori a prendere una decisione consapevole in merito alla conservazione delle cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale, proponiamo un sintetico vademecum sul tema: dagli aspetti medici a quelli legali, fino alla scelta tra conservazione in una biobanca privata e donazione pubblica.

Di: Redazione

Le cellule staminali sono importantissime per il trattamento di numerose patologie, anche gravi (tra le altre, anche malattie ematologiche e oncologiche). A oggi il decreto ministeriale) del 18 novembre 2009 elenca oltre 80 patologie che possono essere trattate attraverso il trapianto di staminali. In particolare, le cellule staminali del sangue cordonale assicurano una buona compatibilità, anche per trapianti effettuati su membri della stessa famiglia, e un’elevata sicurezza e facilità del prelievo.

Una volta prelevato, il sangue cordonale può avere due usi principali:

- uso dedicato, ovvero l’utilizzo da parte dello stesso neonato;

- uso allogenico, cioè da parte di persone diverse da quella da cui è stato prelevato il campione di sangue.

In Italia, la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale è regolata da due decreti ministeriali del 18 novembre 2009. Il primo ha creato una rete internazionale di biobanche per la conservazione del sangue cordonale. Il secondo reca, invecem alcune disposizioni in materia di raccolta e conservazione di sangue cordonale per uso dedicato.

In Italia, in sostanza, sono lecite sia la conservazione del sangue cordonale in Italia tramite il Servizio Sanitario Nazionale oppure la raccolta di sangue nel nostro Paese e la sua conservazione in biobanche private  con sede all’estero. I futuri genitori possono quindi optare per la donazione del sangue del cordone ombelicale presso una struttura pubblica italiana oppure per la conservazione a pagamento in una biobanca con sede all’estero.

Fonte: “Bimbi Sani & Belli”