Quando eravamo piccoli, tenevamo sassi nelle tasche come fossero segreti, o limiti ai pugni chiusi. E avevamo sempre qualcosa da condividere con un amico, fosse anche solo un lecca-lecca alla fragola.
E se volevamo restare soli strusciavamo la punta delle scarpe sulla ghiaia, dondolandoci un po’, e magari se qualcuno si avvicinava incrociavamo anche le braccia, finché quel qualcuno non trovava il modo di solleticarci l’anima con qualche curiosità. E ritornavamo a giocare come se nulla fosse.
Quando eravamo piccoli, ci fermavamo a guardare le nuvole rallentando il corso di un’altalena; e se qualcuno ci chiedeva ‘Cosa c’è?’ indicavamo qualche drago immaginario e poi insieme lo si combatteva.
Quando eravamo piccoli, giocavamo a fare gli adulti ed eravamo in gamba, a provare tutti i mestieri del mondo. Ed era bello pensare che sarebbe stato bello essere grandi.
Ora che siamo grandi…
[No, non è un errore questo spazio bianco, è uno spazio da riempire con qualche gioco che da tempo non facciamo più; è una possibilità; ora che siamo grandi, non lasciamoci scappare ciò che eravamo].