Considerazioni (a poi de sas feminas de Maccumere)

Creato il 01 novembre 2011 da Zfrantziscu
di Mikkelj Tzoroddu, in onore di Juanne Franziscu PintoreIn due occasioni, nel passato, avemmo modo di vedere dal vivo, questo che di Tamuli è un messaggio portentoso e scritto, certo, inviatoci dai nostri irraggiungibili antenati di moltissimi millenni addietro. Tante volte avevamo visto documenti che riproducono quei betili. Mai, però, aveano essi suscitato tanta emozione e così grande amorevole costrizione a leggere quell’architettura scrittoria gettata nelle braccia del futuro, anzi dell’eternità.Millenni si è detto. Il calcolo sui millenni, per quanto si può leggere sui miseri resoconti disponibili, si basano su miserrimi tentativi che calcolano l’età de sos Nurakes. Anzi sarebbe più corretto dire “sugli inesistenti resoconti” che raccontano dell’età dei nostri monumenti più belli, più grandi, più numerosi e considerati ancora i più misteriosi, almeno a sentire gli specialisti sia universitari sia soprintendentuali. Ma, l’incommensurabile arte dello scrivere nella natura e con la natura (così come si evince dal contesto di Tamuli), non può essere così recente (3500 anni fa) come dichiarato per l’età de sos Nurakes, cui sono allineati in linea temporale i betili e i Gigantinos. Tale maestria nell’esercitare questo stadio dell’arte scrittoria, sua propria del Sardiano e (pertanto) dell’uomo in senso ampio, deve necessariamente la sua elaborazione e messa a punto ad una fase evolutiva (di tale arte) estremamente più antica, proprio a giudicare dalla inintelligibile modalità che tanto dista da quella consueta adoperata dai Sardiani proprio nel II millennio a.C., cioè nella supposta età nuragica. D’altro canto, dobbiamo dire d’avere in itinere uno studio sull’età de sos Nurakes che data ormai da più di un lustro. Ci occorreva naturalmente la collaborazione di uno specialista del settore (non appartenente ai due gruppi succitati) il quale, peraltro individuato, ha poi deciso di toglierci il saluto per dei positivi apprezzamenti da noi espressi verso uno studioso contemporaneo. Studioso e ricercatore che, negli ultimi tre lustri, è andato frantumando le assai labili certezze di Fumose Intelligenze, che nulla sanno della antica ed antichissima arte scrittoria degli antichi ed antichissimi Abitatori della Sardegna,  per la triste ragione che per attivare dei nuovi collegamenti, v’è necessità di frizzanti neuroni, nella cui assenza si protrarrà la loro consueta misertà d’idee. Ma, la parte che a noi pertineva di quella ricerca, pur nella sua scheletrica enucleazione, era pronta di già, da tempo. 
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