1. Obama e la Rete
Leggevo di un messaggio del Presidente Obama, che auspica una maggiore sicurezza della Rete insieme ad una maggiore tutela della privacy di noi utenti. E' un intento che apprezzo e condivido molto, però mi chiedo: prima di rendere più sicura la Rete non sarebbe meglio rendere più sicura la Terra per tutti i suoi abitanti, nessuno escluso? E ancora: gli Usa non darebbero un bellissimo esempio a tutto il mondo, se finalmente venisse chiusa la base di Guantanamo, nella quale sono ignorati i più elementare diritti umani? Insieme a Guantanamo vorrei, è chiaro, che si chiudessero tutti gli altri posti della terra in cui l'individuo è umiliato, torturato e tenuto in condizioni indegne della tanto sbandierata civiltà del mondo moderno. Civiltà esistente soltanto nei proclami, non nella realtà quotidiana.
2. I nostri ragazzi e il concetto di illegalità
Tornando a casa dal lavoro mi è capitato di ascoltare un frammento di una trasmissione radiofonica (credo su Radio2): si parlava di illegalità e si intervistavano dei ragazzi. Dopo un intervento di Fiorello è stato intervistato uno di loro, che ha detto che illegale è anche copiare durante i compiti in classe. Massimo rispetto per l'opinione del ragazzo (spero non "imbeccato" da un suo docente), ma a me sembra paradossale tutto questo. Qui si parla, al massimo, di un peccato veniale, quale può essere il copiare durante i compiti in classe e intanto l'Italia sta andando a pezzi per il sistematico assalto alla "Cosa Pubblica" da parte di affaristi e criminali senza scrupoli, che spesso godono di appoggi di alto livello. Sembra riproposto il quadretto surreale di quel proverbio, in cui uno stolto, mentre un tale gli mostra la luna, invece di guardare la luna stessa guarda il dito che gliela indica.
3. Ridiamo alle parole il loro giusto significato
Si sono svolte le elezioni comunali e provinciali in molte parti d'Italia; queste sono amministrative, anche se riguardanti pure alcune importanti città. Cosa ben diversa quindi, o almeno lo erano quando da ragazzo facevo politica anch'io, dalle elezioni politiche nazionali, che si tengono per farci eleggere i nostri (adesso i loro, in quanto "nominati" e non personalmente votati da noi elettori) rappresentanti nei due rami del parlamento. Si continua sistematicamente a stravolgere il significato originario delle parole: le elezioni amministrative sono amministrative. Punto. Non è corretto confonderle e scambiarle con le elezioni politiche. In altri contesti abbiamo letto addirittura, a proposito di una violenza carnale, il termine "fragilità sessuale", riferito all'imputato.
Mi chiedo con un misto di stupore e preoccupazione: dove vorranno arrivare di questo passo?
Giovanni Fonghini