Si, la tentazione è forte, ma vale la pena resistere, perché Martone non è affatto un incidente, è invece il mainstream della classe dirigente italiana tanto che nello stesso esecutivo molti – fatte le distinzioni di epoca e di posizione – hanno storie non dissimili: precocissime affiliazioni accademiche, inesplicabili inserimenti in Cda di peso, incarichi ottimamente pagati, assunzioni rapidissime al soglio del potere. Certo Michel mon bel, spicca per la diamantina purezza con cui è figlio di papà, ma questo non offusca la prassi ereditaria che coinvolge quasi tutti a parte quei pochi che un papà putativo e onorato se lo sono accaparrato.
In questo caso però la gioventù e la limpida arroganza di Martone è un vantaggio perché ci mostra ciò che l’esperienza e l’età consiglia ad altri di stemperare e nascondere sotto il tappeto. Basta leggere il suo blog o avere seguito le sue performance televisive, nelle quali è solito presentarsi non sotto le vesti giurista, ma di economista, per capire molte cose: Michel si propone di slegare “questo paese bloccato”. Ed è straordinario come proprio l’esempio vivente del blocco che impedisce il ricambio, che offende la meritocrazia e l’equità consideri necessario che gli altri rinuncino a tutele e diritti per rendere più dinamico il Paese. E’ il limite psicologico, politico e alla fine anche fattuale dell’attuale governo: quello di essere un’espressione di classe che considera tutto sub specie statistica, dall’alto di un privilegio nel quale il popolo è solo un’espressione numerica. Che conosce solo le tessiture teoriche, ideologiche, la realtà rarefatta dei piani alti.
Il rischio è quello di non tenere in nessun conto una realtà che non si conosce, situazioni concrete del tutto ignorate, sofferenze sconosciute e così può accadere che persino le buone intenzioni abbiano un risvolto inquietante: come la possibilità di aprire società a costo zero, che va benissimo, ma senza notai e controlli così che la criminalità possa servirsi di picciotti pulitissimi, gli evasori possano dedicarsi alla costruzione di scatole cinesi per i loro scopi e i corsari di un’economia vuota e senza scrupoli possano meglio sfruttare la precarietà. Del resto quando nascono le obiezioni, basta prendere un amico della Fullbright che scrive sul Financial Time per farsi avvolgere d’incenso e tutto torna a posto. Si, Profumo d’incenso che poi trapassa alla provincia italiana dell’informazione la quale scopre le mafiette accademiche del giovane Michel, ma sorvola sulla altre.
Così va in questo mondo. E chi non è fa parte è certamente uno sfigato, non si può negare.