Io ho dato l'esame nell'89, anno fatidico per ben altri motivi: ho fatto il tema storico, su luci e ombre dell'azione di governo di Giolitti, è uscito latino - un passo del Dialogus de oratoribus di Tacito - e ho portato all'orale storia e greco.
Scusate questa forse inutile premessa personale, ma francamente non invidio i giovani che in questi giorni sono stati impegnati nella prova di italiano. Ho letto sul sito del ministero le tracce e nonostante la possibilità di scelta sia maggiore rispetto ai miei tempi non avrei davvero saputo cosa scegliere. E mi pare ci sia anche qualcosa da dire sulle tracce.
Per il tema di argomento storico si è chiesto al maturando di delineare la "complessa vicenda del confine orientale" italiano, soffermandosi in particolare sugli anni tra il '43 e il '54; banalizzando si tratta di un tema sulle foibe. Non so bene quale sia il programma del quinto anno della scuola superiore, ma sinceramente fatico a credere che in molti istituti si sia davvero affrontato questo passaggio effettivamente così complicato della storia recente del nostro paese. Tanto più che su questo argomento, per responsabilità non solo degli esponenti della destra, ma comunque per una loro certa enfasi, c'è stato un dibattito politico che poco ha che spartire con una vera analisi storica. Di foibe in questo paese si è certamente parlato, ma con posizioni spesso preconcette e quindi immagino che difficilmente gli insegnanti si siano infilati questo ginepraio, rischiando di apparire schierati da una parte o dall'altra. Temo davvero che la scelta di questo argomento sia stata da parte dei funzionari del ministero più una forma di piaggeria verso l'attuale maggioranza di governo che una scelta meditata: il fatto che questa traccia sia stata scelta da un'assoluta minoranza degli studenti italiani la dice lunga sulla capacità del ministero di sapere quello che si affronta nel corso dell'anno scolastico.
Poi c'era la traccia per l'articolo o il saggio breve di ambito storico-politico dall'apparente innocuo titolo "Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader". Curiosa la scelta delle citazioni che gli studenti avrebbero dovuto analizzare; quattro sono i leader di cui vengono raccolti i giudizi: Benito Mussolini, Palmiro Togliatti, Aldo Moro e Giovanni Paolo II. Una scelta stravagante.
Del "leader" Mussolini è citato un passo del celebre discorso alla Camera del 3 gennaio 1925 in cui il presidente del consiglio "rivendica" di fatto l'uccisione di Giacomo Matteotti e le violenze fasciste: da tutti gli storici quel discorso è considerato come l'inizio della fase più dura della dittatura fascista in Italia. Non si capisce cosa c'entri questo funesto discorso con l'argomento del tema, su cui pure ci sarebbero stati argomenti. Il regime fascista prestò grande attenzione ai giovani, molto di più di quanto avesse mai fatto lo stato liberale e fu anche movimento di giovani, ma quel discorso sembra messo lì in maniera posticcia, giusto per inserire Mussolini, in maniera asettica e apparentemente neutrale, tra i "leader" italiani. Ammetto di essere un inguaribile antifascista, ma sinceramente questo tentativo di banalizzare il regime fascista mi sembra grave e da condannare. Purtroppo mi pare che questa traccia sia passata quasi inosservata e ben pochi ne abbiano stigmatizzato i contenuti.
Anche le altre citazioni mi sono sembrate piuttosto gratuite: Togliatti doveva bilanciare Mussolini e Moro doveva bilanciare Togliatti, in modo da mantenere una qualche forma di par condicio storica? Forse lo scopo era far sì che il maturando lodasse il pensiero di Giovanni Paolo II, ma non credo che egli abbia bisogno, seppure in maniera postuma, delle pie lodi del ministro Gelmini e dei suoi devoti funzionari.
Anche il tema sulla ricerca della felicità non mi sembra proprio alla portata. Penso proprio che abbia fatto bene Balotelli a dedicarsi al tema sulla musica, sperando che ne ascolti di quella capace di renderlo più maturo, in vista dei prossimi campionati mondiali di calcio.
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