Non dovrebbe stupire che un politico di cultura socialista proponga una patrimoniale, né stupisce che il premier di un governo di centrodestra, che è anche l’uomo più ricco di quello stesso paese, dica che il suo governo non varerà mai un provvedimento di tal genere. Al di là delle polemiche contro i giudici, contro le nuove e vecchie opposizioni, contro i giornali, contro il destino cinico e baro, Berlusconi con l’articolo di ieri sul Corriere della sera, è tornato a dire "qualcosa di destra", rassicurando così i suoi grandi elettori: no alla patrimoniale, sì agli accordi di Pomigliano e di Mirafiori contro i diritti dei lavoratori, sì alla riduzione delle tasse. Poi è tornato sulla riforma dell’art. 41 della Costituzione, per dare finalmente dignità costituzionale al liberismo più sfrontato, agli spiriti animali - di questo ho già parlato in un’altra "considerazione", la nr. 122, per la precisione. Ripeto: nulla di strano, Berlusconi fa il suo mestiere.
Suppongo che anche il Pd sia contrario alla patrimoniale. Sinceramente ammetto di non seguire quotidianamente lo stillicidio di dichiarazioni del sedicente gruppo dirigente del Pd, ma, visti i precedenti, l’ipotesi di introdurre una patrimoniale deve suonare a D’Alema e compagnia più o meno come una proposta trotzkista.
Personalmente sono favorevole alla proposta suggerita da Amato, in un’intervista peraltro piuttosto moderata nei toni, come è nei modi della persona. C’è un punto però che mi preme sottolineare in maniera particolare. Ne parla lo stesso Amato ed è una delle critiche più fondate che il Corriere fa alla proposta. Per come è strutturato il sistema fiscale italiano, per l’altissimo tasso di evasione, la patrimoniale finirebbe per sfiorare soltanto i patrimoni delle persone veramente ricche, che non risultano tali per il fisco, e colpirebbe invece i ceti medi, quelli che in sostanza le tasse già le pagano. Il problema è che, al di là del legittimo giudizio negativo del Corriere sulla patrimoniale - anche lui fa il suo mestiere di giornale della buona borghesia - questa analisi è impietosamente vera. In Italia pagano troppe tasse quelli che hanno meno, specialmente coloro che hanno un reddito da lavoro dipendente, e ne pagano poche - e a volte non le pagano affatto - quelli che hanno di più. La fiscalità italiana è solo teoricamente progressiva.
Sinceramente trovo che sia un grave errore che il Pd, come ha autorevolmente fatto anche domenica D’Alema, continui a proporre un fronte costituzionale da Fini a Vendola. Detto questo, se proprio non si vuole recedere da questo progetto, sarebbe utile mettere al centro della proposta programmatica di questo strano futuro governo non l’antiberlusconismo, ma la lotta serrata contro l’evasione, per far si che tutti paghino le tasse. In fondo si tratterebbe di una battaglia di legalità, che dovrebbe stare a cuore tanto a destra quanto a sinistra.
Al di là di questa ipotesi di scuola, io penso che un fronte di centrosinistra che si ponga come punto centrale non solo la lotta all’evasione, ma soprattutto un’equa riforma fiscale, con una rimodulazione del prelievo, magari accompagnato dalla patrimoniale, riuscirebbe a parlare a una parte grande della società, forse alla maggioranza, a chi fa fatica a immaginare il proprio futuro come a chi non riesce a organizzare il proprio presente, e forse non sarebbe neppure visto con ostilità da una classe media, che pur vivendo senza troppe preoccupazioni, è consapevole dei rischi serissimi che sta correndo il paese. Forse si potrebbe provare.
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