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Considerazioni libere (232): a proposito di chi merita davvero la nostra solidarietà...

Creato il 21 maggio 2011 da Lucabilli
Non conosco personalmente Dominique Strauss-Kahn, so di lui quello che sa una persona che legge i giornali con una qualche attenzione. So che è stato un bravo ministro dell'economia nel governo socialista di Lionel Jospin, so che è stato l'autorevole direttore generale del Fondo monetario internazionale, so che era il più accreditato candidato del Partito socialista per le prossime elezioni presidenziali. So anche che aveva fama di essere un amante del bel vivere e delle belle donne e so che ha avuto una vita politica contrassegnata da alti e bassi, e - a onor del vero - da questi ultimi è sempre uscito con rinnovato prestigio. Se fossi francese avrei preferito un candidato socialista con una storia politica diversa, più marcatamente di sinistra, come credo siano Martin Aubry o Bertrand Delanoë, ma avrei certo votato per Strauss-Kahn, se alla fine fosse stato lui il candidato del partito contro Sakozy. Questa premessa per anticipare, visto quello che dirò dopo, che non ho una posizione preconcetta contro Strauss-Kahn.
Immagino che chi lo conosce, tanto più se si considera suo amico, possa dare un giudizio ben più articolato delle notizie che si possono raccogliere nella voce a lui dedicata su Wikipedia e negli articoli dei giornali. Vale per Strauss-Kahn ciò che vale per ciascuno di noi, ci sono persone che ci conoscono molto bene, nei nostri pregi e nei nostri difetti, e ci sono persone che ci conoscono più o meno superficialmente, per quello che facciamo e diciamo. Certamente i primi hanno elementi di giudizio in più, ma sono tutti gli altri che fanno la cosiddetta opinione pubblica. E di questi bisogna tenere conto.
Come è noto il 14 maggio scorso Strauss-Kahn è stato arrestato dalla polizia di New York con l'accusa di tentata violenza sessuale e a questo punto è scoppiato il "caso Dsk". Non mi interessa in questa sede commentare i risvolti legati alle manovre per la nomina del nuovo direttore del Fmi né i problemi emersi nel mondo della finanza internazionale; non è il mio campo.
Sui mezzi di informazione è partito un dibattito su come la polizia e la pubblica accusa hanno operato, mostrando una durezza che ad alcuni commentatori pare sproporzionata: Strauss-Kahn è stato trattato come un delinquente comune, le sue immagini al momento dell'arresto sono state date in pasto all'opinione pubblica, la concessione degli arresti domiciliari è arrivata dopo alcuni giorni di prigione e comunque sottoposta a vincoli molto stretti. Questa campagna a favore di Strauss-Kahn e contro i metodi della giustizia statunitense è stata alimentata soprattutto dagli amici dello stesso Strauss-Kahn, intellettuali della gauche francese, persone che conoscono bene la persona e, in base a questa conoscenza diretta, sono pronti a sostenere che si tratta di accuse infondate. Naturalmente queste persone hanno tutto il diritto di difendere il loro amico, che ritengono accusato ingiustamente. Capisco meno la posizione di tutti quei commentatori che, non conoscendo Strauss-Kahn, si sono prontamente schierati dalla sua parte. Nei commenti c'è di tutto: giudizi sul puritanesimo americano, analisi sul sistema giudiziario e sul contrasto tra diritto alla riservatezza e dovere della pubblicità, interpretazioni sociologiche sul ruolo dei cosiddetti "potenti"; è stato tirato in ballo il fatto che Strauss-Kahn è di origine ebraiche e naturalmente sono intervenute anche le numerose ex, alcune di grande fama e dalla penna facile. Tutto per difendere Strauss-Kahn.
In un processo non devono esserci tifoserie e io non voglio fare il tifo per nessuno, ma credo che tutti quelli che si sono occupati - e si occuperanno - del caso dovrebbero comunque partire dall'assunto che c'è una vittima e c'è un presunto colpevole. E Strauss-Kahn non è la vittima. La vittima è, come spesso accade, una donna. I giudici competenti decideranno se c'è stato un tentativo di stupro: io non lo so, vorrei non ci fosse stato perché credo che per una donna sia un dolore terribile e spero che quella donna non l'abbia provato. Sicuramente c'è stato un rapporto sessuale, lo ammette lo stesso Strauss-Kahn; per il mio modo di vedere, non è stato un rapporto tra pari, tra due persone che decidono, entrambe, di fare sesso con un'altra persona, per amore o per soddisfare un desiderio, un capriccio, una pulsione, in qualsiasi modo vogliate chiamarlo. Il rapporto sessuale tra un uomo e una prostituta è certamente consensuale, ma non è mai un rapporto tra pari; è un rapporto tra una persona che ha il potere, nella fattispecie i soldi, e una persona che non ha lo stesso potere. Nella prostituzione c'è una persona che domina - praticamente è sempre un uomo, e anche questo dovrebbe far riflettere - e una persona che è dominata - donna o uomo che sia. Nei casi migliori, quelli in cui chi si prostituisce ha una maggiore consapevolezza di quello che sta facendo, può essere definito un rapporto commerciale, ma anche in questo caso non è un rapporto tra pari.
Siamo realisti: se c'è stato un rapporto sessuale tra l'ospite di una lussuosa suite di un albergo di Manhattan e la cameriera non si è trattato di un fatale colpo di fulmine, modello film hollywoodiano. Se Strauss-Kahn ha ottenuto quel rapporto con la forza è ancora più odioso - e giustamente deve essere punito, con severità - ma in ogni caso la sua incapacità di contenersi e soprattutto il suo disprezzo per il corpo delle donne gli devono impedire di continuare l'attività politica. Non si tratta di ipocrisia: non può essere il presidente di tutti i francesi, chi non può essere il presidente delle francesi.
La cosa che mi fa ancora più arrabbiare è che la difesa ad oltranza che troppe persone, anche a sinistra, fanno di Strauss-Kahn finisce per indebolire tutte le donne vittime di stupri e di violenze. Quante volte abbiamo sentito frasi del tipo "se non si fosse messa la minigonna", "se non fosse uscita da sola" e potrei andare avanti per ore, dimenticando le vittime e in qualche modo solidarizzando con il colpevole. Ancora adesso, a un mese dall'omicidio di Melania Rea, nonostante emerga un quadro familiare ben chiaro, in cui lei è stata continuamente vittima dei tradimenti da parte del marito, alla donna si imputa la troppa bellezza. Ricorderete certamente i commenti dei primi giorni dopo il ritrovamento del cadavere: secondo i "comari" dei giornali e delle televisioni Melania era troppo bella e quindi la si immaginava fedifraga, con la conclusione che era stata uccisa dall'amante e quindi, in qualche modo, se l'era cercata.
Chiunque voglia affrontare il "caso Dsk", dovrebbe non dimenticare che c'è una persona che in questa storia ha sofferto e soffre più di lui.

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