Caro Bersani,
ti do del "tu" perché siamo stati iscritti allo stesso partito, in cui c'era questa bella abitudine, tra compagni. Non sempre in quel partito c'era l'abitudine alla franchezza, ma questo credo non sia il momento di giri di parole e quindi scusami se il tono di questa lettera non è molto diplomatico. Sono antropologicamente di sinistra e non potrò mai essere qualcosa d'altro. Non essendomi iscritto al Pd, non ti ho votato come segretario, non ti ho votato alle ultime primarie, ma ti voterò il 24 febbraio, sperando che tu possa diventare il prossimo presidente del consiglio.
Io su molte cose la penso differente da te; io mi considero ancora un socialista, nell'accezione novecentesca del termine, che voi avete voluto superare. Proprio perché dobbiamo essere diretti e tu conosci molto bene quelli come me e i nostri argomenti - come io conosco bene i tuoi - adesso non abbiamo il tempo per cercare di convincerci a vicenda. Io continuo a sperare - e se sarà possibile, proverò a dare un piccolo contributo affinché questa speranza si avveri - che in Italia nasca un partito diverso dal tuo, con posizioni socialiste, che provi a immaginare una società radicalmente diversa da quella attuale, che voi volete solo riformare, ma che io credo debba essere - questa sì - superata. Deve essere l'economia a porsi a servizio dello sviluppo umano e non viceversa, come voi avete accettato. Da questa crisi - che non è solo economica, ma è anche democratica - non usciremo con le vostre riforme, perché queste non bastano più. Serve un nuovo modello politico ed economico.
Mi hanno insegnato però - gli stessi vecchi compagni emiliani che lo hanno insegnato a te - che ci sono momenti in cui le bambole devono rimanere spettinate. Questo è sicuramente uno di quei momenti. Il non voto o il voto a sinistra, a prescindere, di testimonianza - che pure mi hanno tentato, a differenza del voto di protesta, che non è nelle nostre corde - in questa occasione sarebbe un regalo troppo grande alle due destre che dobbiamo fronteggiare: quella "perbene" e quella che "perbene" non è (e non lo vuole neppure essere). Per questo ti voterò, pur non essendo d'accordo con una parte rilevante delle tue posizioni. E lo dirò, facendo anch'io la mia parte di campagna elettorale, anche con questa lettera, che pubblicherò. Mi riservo, se - come spero - guiderai questo paese, il diritto di criticarti, un po' di più, proprio perché ti ho votato. Usa bene il mio voto, non sono nelle condizioni di fare richieste - so che non può essere un patto alla pari, perché voi siete molti più di noi. Tu sai che ci siamo, ci conosci e sai come la pensiamo, ti chiedo soltanto ti ricordartelo.
Con stima.
Oggi ho mandato questa lettera al segretario del Pd. La pubblico anche qui, è il mio modesto contributo a questa campagna elettorale, che non mi piace molto.