Considerazioni libere (378): a proposito di relativismo...

Creato il 22 settembre 2013 da Lucabilli

Mi viene voglia di parafrasare Peppone: "Santità, qui si bara; i relativisti siamo noi". Al di là della battuta, è molto interessante la lunga intervista che papa Francesco ha rilasciato a Civiltà cattolica: Bergoglio affronta diversi temi e lancia molti messaggi, prima di tutto all'interno della sua comunità, ma anche a chi, come me, da quella comunità è - e vuole essere - fuori. Sinceramente credo che sia un'offesa all'intelligenza di Bergoglio - e anche alla nostra - dire che il papa è diventato relativista, come è capitato a qualche affrettato e incompetente esegeta delle parole papali di questi giorni. Un papa non può essere relativista, non deve esserlo; anzi chi crede in Dio, anche quando non è un papa, questo lusso non può permetterselo. Per noi atei è oggettivamente più facile: non c'è nessuno che ci garantisca la Verità e, dato che "l'uomo è misura di tutte le cose" - compresa ovviamente la verità -, è facile trarne la conseguenza che la Verità non esiste, ma esistono le "nostre" verità, plurali, mutevoli, contradditorie perfino. Se avete tempo e voglia di approfondire cos'è il relativismo per Protagora, qui potere trovare un breve testo che ho scritto qualche tempo fa.
Bergoglio crede nella Verità e la rivendica - lo deve fare, ci mancherebbe altro - eppure sa anche che esistono quelli che non credono e quelli che credono a un'altra Verità, anche la loro, a tutti gli effetti, con la "V" maiuscola. Molti altri, prima di questo papa, hanno pensato che quella loro Verità, così autorevolmente garantita, li autorizzasse a combattere - perfino a uccidere - per difenderla e per diffonderla; purtroppo sono ancora molti che la pensano così e questi infatti non amano papa Francesco, che invece si sforza di tener vivo un discorso di tipo radicalmente diverso.
Bergoglio non è relativista, è antidogmatico; naturalmente non è la stessa cosa, se non per chi, grazie a quei dogmi, ha costruito la propria fortuna. Credo sia utile leggere cosa dice il papa.

C'è la tentazione di cercare Dio nel passato o nei futuribili. Dio è certamente nel passato, perché è nelle impronte che ha lasciato. Ed è anche nel futuro come promessa. Ma il Dio "concreto", diciamo cosi, è oggi. [...] È relativismo? Si, se è inteso male, come una specie di panteismo indistinto. No, se è inteso in senso biblico, per cui Dio è sempre una sorpresa, e dunque non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell'incontro con Lui. Bisogna dunque discernere l'incontro. [...] Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla "sicurezza" dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c'è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio.

Questo è un passo in cui il papa parla direttamente, e con parole molto chiare, alla sua chiesa, in particolare ai suoi "quadri intermedi", cardinali e vescovi. Mi auguro, per la comunità dei credenti, che questo messaggio si faccia strada, anche in orecchie che fino ad ora sono state poco disponibili ad ascoltarlo. Temo non sarà così, anche se confido in un mondo ecclesiale di base, che vedo molto attento a recepire questo messaggio. Di questo comunque non voglio - e non posso - occuparmi, perché si tratta di una comunità altra da me.
Credo però che le parole del papa possano essere utili anche per noi, perché il relativismo non è immune dal dogmatismo, anche se può sembrare un controsenso. Anche chi pensa che le verità non siano date una volta per tutte, ma nascano dal confronto degli uomini, deve fare lo stesso sforzo che papa Francesco chiede ai cattolici: cercare la verità in ogni vita umana. Sarà la "nostra" verità, incostante e mutevole, saranno le norme etiche che ci siamo dati e che sono destinate a trasformarsi nel corso dei secoli - così come le leggi morali degli antichi sono diverse da quelle della nostra epoca - eppure quella ricerca la dobbiamo fare, con la stessa umiltà, con la stessa voglia di sporcarci le mani, con lo stesso desiderio di metterci in relazione con gli altri. Non è semplice - ve lo dice uno che alle proprie idee è molto "affezionato", in maniera tenace e testarda - eppure questo è un insegnamento etico di grande valore. Io non posso fidarmi di Dio, perché non credo che esista, ma mi fido dell'umanità, del rapporto che si instaura tra gli uomini, proprio quando si rendono conto di trovarsi di fronte a un loro simile e che decidono che sia il momento di vivere in una comunità. Kant parlava della "legge morale dentro di noi"; ecco di questo mi fido e questa fiaccola dobbiamo cercare, senza paura, come esorta a fare Francesco con Dio. Oggettivamente cerchiamo due cose diverse, ma probabilmente l'importante è la ricerca, e anche il modo e lo spirito con cui la si compie. Personalmente credo poi che questo messaggio abbia anche un forte richiamo politico, perché quando si conduce una ricerca di questo genere, quando si va a fondo, è inevitabile cogliere le ingiustizie e indignarsi, tanto più perché cogli che quell'ingiustizia è fatta a qualcuno che è come te, che è te. Non sei un entomologo che osservi una colonia di formiche; stai osservando delle donne e degli uomini. E questa è un'indignazione feconda, perché ti porta a lavorare perché quelle ingiustizie non ci siano più.


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