Consigli Letterari: In verità è meglio mentire

Creato il 13 novembre 2012 da Lafenice

Buongiorno a tutti amici ed amiche e benvenuti ad un nuovo appuntamento con Consigli Letterari, la rubrica del Diario in cui vi parlo delle mie letture attraverso gli incipit dei libri in questione. Il libro che vorrei proporvi quest'oggi, vegeta nella sezione “da leggere” della mia libreria da un po': a breve vi spiegherò il perché. Prima presentiamo il libro di oggi, “In verità è meglio mentire” della madre della saga delle gemme, Kerstin Gier!
In verità è meglio mentire di Kerstin Gier pag. 217 12,90€ Corbaccio Giugno 2012
Quoziente intellettivo: 158, plurilaureata, brava musicista, una maga con i numeri, carina, un po' freak e.. vedova a nemmeno trent'anni: Carolin trova che la sua vita sia decisamente complicata e che la sua intelligenza rappresenti più che altro un impiccio nella ricerca della felicità. Ha abbandonato il fidanzato Leo per il padre di lui, Karl, uomo ben più affascinante e in grado di apprezzare le qualità di lei. Ma dopo cinque anni Karl nuore improvvisamente lasciandola in un mare di guai, primi fra tutti una favolosa eredità di cui Carolin non sospettava l'esistenza, ed un esercito di parenti infuriati che la rivendicano. Fra pessime psicoterapeute, farmacisti sospettosi ed avvocati minacciosi, Carolin cerca di superare il suo dolore, cavarsi fuori dai guai e, perchè no?, trovare l'uomo giusto per lei e a cui non importa se è troppo intelligente...

  << State alla larga dagli idioti >> Motto di Lemmy Kilmister, cantante dei Motorhead
-   é caduta? - Ma no. Sono qui sul marciapiede a rimirar le stelle. - è ferita? - Chino su di me, c'era un ragazzo. Alla luce del lampione sembrava molto bello. E mi guardava con aria gentile e preoccupata. Peccato, un idiota. Non è per niente facile stare alla larga dagli idioti. Ce ne sono a bizzeffe. Persino in un sobborgo desolato come questo, alle undici e mezzo di sera. Non era l'unico spara-domande-sceme della giornata. Il primo mi era passato davanti proprio mentre potavo la siepe di mia sorella. Per un po' era rimasto lì a fissarmi e poi aveva chiesto – Bé? La pota la siepe? A novembre? - Era quell'odioso del vicino, che non faceva che denunciare mia sorella e suo marito. Il signor Krapfen. Il cognome mi era rimasto impresso perché in più d'una occasione Mimi e Ronnie avevano parlato di lui e della signora Krapfen. Le mie cesoie avevano continuato imperterrite. - No, signor Krapfen, non sto potando la siepe sto dirigendo i Berliner Philharmoniker -.

Amo il cinismo e vado completamente fuori di testa quando la protagonista di un romanzo che sto leggendo lo è: le risposte caustiche mi esaltano, l'acido che ne fuoriesce mi diverte a tal punto da farmi innamorare all'istante. Il problema, però, si pone quando il comportamento in questione deriva da un fatto estremamente grave e sconvolgente come la morte di un marito: perché la ragione di quel comportamento non è più imputabile ad un normale modo d'essere ma ad un tale livello di rabbia e sofferenza capace di deprimermi. E allora ciò che mi piace e mi diverte, diventa ciò che odio e che mi fa allontanare. Ecco la ragione per cui, da giugno, mi ritrovo a continuare la lettura di questo libro soltanto ora. Ho un approccio piuttosto “di pancia” (per citare la Ventura) alla lettura: quando percepisco una nota dolente, quando non comprendo fino in fondo un personaggio, preferisco mettere da parte e concentrarmi su altro, per poi tornarci sopra una volta “pronta”. Riprendendo la lettura di “In verità è meglio mentire”, per quanto apprezzi maggiormente sia il plot, sia la protagonista ed il suo pessimismo cosmico, avverto ancora questa oscurità e pesantezza di fondo: un po' mi disturba, devo ammetterlo, ma per ora continuo. Se entro questa settimana o i primi giorni della prossima non vedrete la recensione sul Diario, sarà perché mi stavo deprimendo un po' troppo!
E voi, l'avete letto? Buona giornata e buona fortuna a tutti!

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