Consigli per gli ascolti ( 5 )

Creato il 23 marzo 2013 da Bradipo
ROTTING CHRIST: KATA TON DAIMONA EAYTOY ( Season of Mist , 2013) Tornano animati dal solito furore iconoclasta i Rotting Christ di Sakis, una leggenda del metal greco e della scena estrema tutta , visto che questi signori sono in giro da più di 20 anni.Dopo aver trovato nuova linfa vitale con il capolavoro Theogonia del 2007 venuto dopo un  prolungato periodo d'appannamento e dopo aver dato alle stampe il controverso Aealo sopraffatto forse dalla sua rigida marzialità, Sakis e company parzialmente correggono la rotta per un ritorno al passato con un disco che sembra l'ideale trait d'union tra le due opere precedenti. Cospicui accenni folk in alcuni brani come la bellissima title track si alternano a pezzi un po' più rigidi nella loro struttura come quella sorta di nenia blasfema che è Grandis Spiritus Diavolos forse un po' ripetitiva ma di grande impatto o  come anche l'opener In yumen-Xi balba che è costruito su unico quadratissimo riff che si ripete per tutti e 4 minuti di durata. Interessante il lavoro alla voce di Sakis che cambia spesso tonalità riuscendo a dare colore ai vari brani. Sicuramente meno indigesto di Aealo ma siamo lontani dalla preziosa immediatezza di Theogonia.( VOTO : 7+ / 10 ) .
DALRIADA : NAPISTEN HAVA ( Nail Records , 2012 ) Credo che questo Napisten Hava sia uno dei migliori dischi folk metal dati alle stampe nell'anno passato. I Dalriada vengono dall'Ungheria, usano orgogliosamente la lingua madre per la loro musica, sono un combo collaudatissimo che calca le scene dal 1988 e con questo Napisten Hava sono arrivati al settimo full lenght ( peccato che solo gli ultimi due dischi hanno varcato i confini magiari). Come punto di riferimento posso fare i Korpiklaani più seri oppure i Mago de Oz soprattutto per la capacità che hanno i Dalriada di coniugare felicemente  folk e metal non alternandoli semplicemente all'interno dello stesso brano , ma fondendoli e rendendoli una cosa sola. Laura e Andras si dividono le parti cantate in un cd che non ha un attimo di cedimento e può ambire anche ad avere pubblico al di fuori della scena metal. E' impossibile stare fermi mentre si sente questo disco, sicuramente il piedino parte a dettare il ritmo e partono anche le mani a suonare un violino immaginario...
Il sound dei Dalriada è talmente ricco di strumenti( a parte l'onnipresente violino anche flauti, cornamuse e altri strumenti tradizionali), sfumature e suggestioni che dispiace vederli relegati in un limbo.Ecco, ora mi è tornata la voglia di andarlo a riascoltare...( VOTO : 8 / 10 )
DIN BRAD : DOR ( Prophecy Productions, 2012). Per un disco di folk che mi ha veramente entusiasmato come quello dei Dalriada ecco uno che mi ha provocato un'orchite fulminante nei suoi "soli " 39 minuti di durata ( il soli è tra virgolette perchè in realtà quando lo si ascolta Dor sembra interminabile). Ennesimo gruppo nato da una costola dei geniali Negura Bunget i Din Brad  nel tentativo di recuperare la reale musica rumena popolare del passato mettono in mostra il lato deteriore del folk: accanto a due voci femminili che si alternano al microfono ( due voci non eccezionali, anzi su di una ho molte riserve per quanto riguarda timbrica e intonazione) ci sono brani che sembrano cantati dai classici vecchini di paese che intonano, si fa per dire, le vecchie canzoni tramandate oralmente dai loro padri e dai padri dei loro padri. In sottofondo tante percussioni che fanno molto ambient: il problema è che ascoltare queste nenie per uno-due minuti va bene ma ascoltarle più a lungo provoca edema testicolare. A parte che le varie canzoni si somigliano tra di loro in modo inquietante bisogna sottolineare anche il fatto che alcuni di questi vecchini siano stonati come campane e rendano il tutto veramente inascoltabile. Per me sono bocciati su tutta la linea eppure incredibilmente in rete ho trovato recensioni che parlano di disco intenso e sofferto....Boh! Ascoltando Dor la sofferenza è stata solo la mia. Da evitare come la peste bubbonica. ( VOTO : 2 / 10 ) 
BLAZE OF SORROW : ECHI (Sun & Moon Records, 2012 )  Interessante anche se di difficoltosa fruibilità il lavoro degli italianissimi Blaze of Sorrow che scelgono anche la nostra lingua madre per esprimersi in musica, scelta assai temeraria visto il genere proposto dal duo ( una musica che si muove tra le estremità di arpeggi di chitarra eterei, quasi folk e di sfuriate black a folle velocità .  Le liriche sono molto interessanti così come è meritorio il lavoro di Peter al microfono con la sua voce sofferta che ha un che di apocalittico, come se quelle corde vocali appartenessero a uno che sa di non avere un domani da vivere. E' un disco difficile da assimilare in pochi ascolti, oscuro e tetro, ma questa sua profondità ripaga i coraggiosi che avranno la tempra di addentrarsi tra le spire del loro sound multiforme. La band a cui mi viene più naturale accostarli sono gli Agalloch, fatte salve le debite differenze. I Blaze of Sorrow cercano di uscire dalle convenzioni e credo che l'etichetta loro affibbiata di band di black metal atmosferico gli vada decisamente stretta. ( VOTO : 7 / 10 ) .
MALNATT :PRINCIPIA DISCORDIA ( Bakerteam Records, 2012 ) Altro disco di musica estrema italiana e cantato in italiano. I bolognesi Malnàtt propongono una sorta di grezzissimo black'n'roll che si adagia spesso su medie velocità non disdegnando però accelerazioni virulente. Il punto forte di questo gruppo è l'attitudine ironica che li contraddistingue , fanno sarcasmo a modo loro con il loro umorismo abrasivo,  in un ambiente dove imperano blasfemie assortite, croci rovesciate  e satanismi spesso di comodo. I Malnàtt parlano d'altro nelle loro liriche veramente pregevoli dal punto di vista formale: amore da una prospettiva particolare ( di uno che baciando una fanciulla pensa allo scheletro che c'è dentro), di centri commerciali come ritrovi di rituali consumistici pagani oppure di pedofilia nella geniale Don Matteo che arriva a essere oltraggiosa e di oscenità quasi insostenibile nel suo refrain pur senza usare parole sconce ( sentire per credere).
Dischetto estremamente piacevole arricchito dalla teatralità  di un eccellente vocalist come Porz che arricchisce con la sua vena recitativa i brani. Da ricordare anche Manifesto Nichilista e la "suina" Ave Discordia. ( VOTO : 7,5 / 10 ) .
TROLDHAUGEN : RAMSHACKLE ( Autoprodotto, 2012 ). I Troldhaugen sono una delle cose più folli che abbia avuto occasione di ascoltare in questi ultimi tempi. Immessi non si sa perchè nel calderone black ( di cui conservano però vestigia soprattutto per quanto riguarda le parti vocali) in realtà sono qualcosa di molto più complesso che racchiude al suo interno musica estrema, folk, echi swing che danno al tutto un tocco teatrale e anche un pianoforte in pieno stile ragtime.
10 brani più un intro per un totale che non arriva nemmeno a 30 minuti di follia sonora pura  con un attitudine scanzonata che è la vera carta vincente di Ramshackle. Impossibile non farsi catturare da Beast wagon ( brano che si può ascoltare dieci volte di seguito senza stancarsi) che racchiude in meno di 3 minuti tutto la filosofia dei Troldhaugen e da una canzone come Slaughterhouse swing che assieme alla succitata Beast wagon è la migliore del lotto. Da ascoltare assolutamente. ( VOTO : 8 / 10 )

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