“Scrivi di quel che conosci”. È una delle regole che si suggerisce agli autori esordienti. Ma si tratta di una regola da seguire alla lettera?Leggete la nuova lezione di scrittura creativa di Laura Gay.
Quante volte vi è capitato di sentir dire: “Scrivi di quel che conosci”? È una delle regole che si suggerisce agli autori esordienti. Ma si tratta di una regola da seguire alla lettera?Be’, prima di tutto bisogna valutare cosa stiamo scrivendo. È chiaro che, se abbiamo intenzione di pubblicare un saggio sulla Cina, non solo dobbiamo sapere tutto su questo Paese, documentandoci alla perfezione; ma saremo obbligati anche a visitarlo di persona. Tuttavia, se la nostra intenzione è di ambientare un romanzo in Cina, il discorso cambia.Certo, è necessario che ci si documenti a sufficienza. Ma di certo non è obbligatorio esserci stati. In un romanzo quello che conta è la verosimiglianza. La narrativa non è forse finzione? Ciò significa che ciò che scriviamo non è realtà, deve solo sembrarlo.Altrimenti, come potremmo scrivere un romanzo storico? Se voglio ambientare la mia vicenda durante il Risorgimento italiano, dovrò costruirmi una macchina del tempo e fare un giro nel XIX Secolo? È chiaro che uno scrittore non può conoscere tutto. E sarebbe alquanto limitante dover scrivere solo delle nostre esperienze dirette, vi pare?Per fortuna c’è la possibilità di documentarci per essere il più possibile credibili, ma i miracoli non si possono fare.Spesso le autrici italiane vengono rimproverate se adottano ambientazioni diverse da quelle italiane. Questo cosa significa? Che poiché io sono di Genova, devo scrivere solo romanzi ambientati nella mia città? Perché non potrei conoscere Milano o Roma o Napoli allo stesso modo, se non come turista. Non ho mai vissuto in nessuna di queste città. In verità, l’essenziale è dare al lettore l’illusione che il nostro romanzo tratti di qualcosa di vero, usando i dettagli giusti per trasmettergli quest’idea. E per farlo dovremo documentarci in modo intelligente. Se volete scrivere di un argomento di cui sapete poco, dovrete documentarvi in modo mirato e non dispersivo. Vale a dire che non è necessario sapere tutto quello che c’è da sapere su quell’argomento, ma solo quello che è utile al nostro romanzo.Una conoscenza eccessiva potrebbe non solo risultare una perdita di tempo, ma potrebbe indurci in tentazione e portarci a fare quell’errore tipico degli scrittori esordienti: usare le nostre conoscenze in modo pedante e noioso, ammorbando i nostri lettori. E non è proprio il caso di fare la figura dei saccenti.No, le nostre conoscenze devono rimanere sullo sfondo. Un po’ come abili pennellate: un dettaglio qui, un altro lì. Lo scopo è quello di rendere realistica la nostra storia, non quello di mostrare quanto sappiamo sull’argomento.Naturalmente questo discorso non vale solo per i luoghi o i fatti storici. Nella stesura di un romanzo potremmo avere a che fare con un mestiere che non conosciamo, per esempio. Anche in questo caso, non possiamo pretendere che se lo scrittore ha lavorato per un periodo come infermiere debba obbligatoriamente ambientare tutti i suoi romanzi in ambito ospedaliero. Può farlo, come no.Oppure potremmo aver bisogno di descrivere una situazione a noi sconosciuta. Per esempio, se il nostro protagonista viene arrestato e noi non siamo mai stati in carcere come dobbiamo regolarci? In questo caso è molto utile cercare di attingere dalle nostre esperienze dirette: tutti avremo vissuto delle situazioni difficili e dolorose, che ci hanno causato paura. Ebbene, ripensate a cosa avete provato in quei momenti per descrivere l’angoscia del vostro personaggio in maniera realistica.Per quanto riguarda i luoghi e gli ambienti, se non conosciamo quel che andiamo a descrivere, oggi abbiamo un potente mezzo per documentarci: internet. Non so come possa essere la vita in un carcere, tanto per fare un esempio? Facciamo una ricerca mirata e procuriamoci le informazioni necessarie. Io personalmente attingo alla rete anche se devo descrivere un ristorante o un locale. Cerco quelli presenti nella città in cui sto ambientando la mia storia, guardo le foto, sfoglio i menù. Credetemi, è utilissimo.L’importante è tenere bene a mente che uno scrittore non è onnisciente e non ha una sfera di cristallo sulla propria scrivania. Non è tenuto a sapere tutto, né è obbligato a limitare la propria fantasia perché non è mai stato nel tal posto o non ha mai vissuto in quel determinato periodo storico. E, viceversa, non è affatto detto che qualcuno che un certo luogo l’ha visitato, lo conosca a sufficienza e sia in grado di trasmettere al lettore questa sua conoscenza.Io, per esempio, sono stata a New York e a Boston, ma non posso dire di conoscere queste due città come qualcuno che ci ha vissuto a lungo, né conosco le abitudini dei newyorkesi o dei bostoniani.E voi cosa ne pensate di questo argomento? Siete d’accordo con me? Sareste in grado di raccontare qualcosa in modo credibile, anche senza un’esperienza diretta? Se volete dire la vostra, lasciate un commento.
NB.: Se avete delle domande commentate la Lezione e Laura vi darà delucidazioni!
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Lezione 2: L'infodumpLezione 3: Lo Show don't tellLezione 4: Le descrizioni
Lezione 5: Il punto di vistaLezione 6: Ritmo e velocitàLezione 7: Rallentare il ritmoLezione 8: I personaggi Lezione 9: Scheda del personaggioLezione 10: L'arco di trasformazione dei personaggi
Lezione 11: Le cinque fasi di elaborazione del dolore
Lezione 12: I personaggi secondari
Lezione 13: I dialoghi
Lezione 14: Dialoghi - Il verbo dire
Lezione 15: Errori comuni, come evitarli
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Lezione 18: Risvegliare l'interesse del lettore
Lezione 19: SCRIVERE DI CIO' CHE SI CONOSCE. MA ANCHE NO.
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