Consigli pratici in caso di infortuni in viaggio: diario delle stampelle vintage #2

Creato il 23 settembre 2014 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Quando si è in viaggio è chiaro che ci si augura che non accada mai nulla di male. Quando purtroppo capita un infortunio – proprio come è successo a me – è utile farsi trovare preparati, se non altro per salvare il salvabile e, se possibile, riuscire a proseguire il viaggio.

La prima cosa, – sembra scontato ma spesso non lo è – consiste nello scegliere una buona assicurazione di viaggio. Credetemi, nel mio caso è stata veramente fondamentale. Non parlo infatti soltanto del lato economico, per quanto anche quello sia molto importante, ma anche del lato pratico.

Aprendo la pratica infortuni il giorno stesso in cui mi sono fratturata il piede, sono stata seguita e consigliata anche per quel che riguarda le strutture a cui rivolgermi. Ci si trova infatti in un paese straniero dove non si conosce niente e nessuno per cui diventa difficile scegliere una clinica piuttosto che un’altra. Solitamente, quelle consigliate o comunque convenzionate con la propria compagnia assicurativa, garantiscono una qualità maggiore.

Poi, come nel mio caso, può comunque accadere che la compagnia assicurativa non abbia convenzioni con strutture locali. In questo caso, io suggerisco di spostarsi anche di molti chilometri se necessario pur di raggiungere un ospedale convenzionato.

Io mi trovavo in Sud America e la prima clinica in cui sono stata – che non era tra quelle segnalate dall’assicurazione – non è stata in grado di fornirmi la giusta assistenza non rilevando la frattura.

Solo dopo cinque giorni dall’infortunio ho deciso di farmi vedere nuovamente da un ortopedico convenzionato il quale, a differenza dei precedenti medici, ha individuato dalle lastre la frattura e mi ha quindi consentito di svolgere tutto l’iter necessario per la guarigione, partendo dall’immobilizzazione dell’arto.

Inoltre, non volendo io farmi ingessare per poter continuare il viaggio, la compagnia assicurativa è stata fondamentale anche nell’indicarmi la città nella quale sarei riuscita a trovare il walker (un gambale per l’immobilizzazione del piede), poco diffuso nei paesi dell’America Latina.

Oltre all’assicurazione consiglio di mettersi anche in contatto con uno specialista in Italia. Io sono stata fortunata poiché il cognato di uno dei miei compagni di viaggio è ortopedico e, oltre ad essere stato il primo a sostenere che ci fosse la frattura e che quindi fosse necessario un secondo consulto, mi ha poi dato altri consigli molto utili e un’assistenza a distanza rasserenante.

Un altro consiglio che mi sento di dare è quello di essere forniti di un buon kit di medicinali poiché conosciamo meglio quelle che possono essere le nostre reazioni e tolleranze a medicinali venduti in Italia, piuttosto che ai medicinali venduti nel paese in cui ci si trova. Se si ha bisogno di un antidolorifico e di un antinfiammatorio, come per esempio nel mio caso, la mia esperienza mi ha insegnato che è meglio usare i propri che non quelli prescritti, i quali, ahimè, venivano mal tollerati dal mio stomaco.

Una volta quindi che si sono fatte le dovute visite e che si sono accertate diagnosi e prognosi, non resta che capire se e come è possibile proseguire il viaggio. Io ho valutato che la frattura di un piede era sì altamente limitante, ma che comunque qualcosa sarei riuscita a fare e vedere per cui ho preferito continuare, seguendo tutte le indicazioni mediche del caso (perché è vero che il viaggio è importante, però poi si torna anche a casa e se si sono fatte delle imprudenze le si paga).

Ecco quindi come si è svolto il mio viaggio.

Le città le ho visitate in taxi contrattando una cifra adeguata al tour che mi ero preventivamente annotata. In questo modo ho camminato poco e ho comunque potuto assaporare in parte la “vita di strada”. Ho fatto tutte le escursioni in barca previste dal nostro itinerario chiedendo aiuto solo per scendere e per salire e coprendo il tutore con del nylon perché non si bagnasse. Non ho fatto trekking, ma ho partecipato alle visite alle quali sapevo che non era richiesto un eccessivo sforzo nel camminare.

Al mare non ho potuto fare il bagno, ma mi sono comunque goduta il relax sulla spiaggia, fatto che ha poi comportato un’abbronzatura piuttosto disomogenea… ma anche questo l’avevo messo in conto!

Per gli spostamenti più lunghi in pullman sono quasi sempre riuscita ad ottenere due posti per poter allungare la gamba e sopportare quindi meglio le lunghe ore di viaggio.

Sicuramente poi ci sono gli imprevisti e in questi casi ho un solo consiglio: non vi fate prendere dallo sconforto, tutto si supera, anche una frontiera come quella tra Costa Rica e Panama collegate da un lunghissimo ponte di assi traballanti che ha messo a dura prova la gestione delle due stampelle e del mio unico piede funzionante.

Per quel che riguarda il bucato – un obbligo inevitabile per chi viaggia zaino in spalla per periodi relativamente lunghi – ho utilizzato il servizio di lavanderia degli alberghi nei quali soggiornavamo lasciando il mio fidato sapone di marsiglia inutilizzato in una tasca dello zaino.

In conclusione vi posso dire che la prudenza e il giusto atteggiamento di fronte agli imprevisti  possono rivelarsi due componenti fondamentali in determinate occasioni. Per cui… travel safe!


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