E' la festa di chi un lavoro indeterminato ce l'ha ma anche di chi è disoccupato. Di chi ha un contratto a progetto da anni senza che ci sia un progetto e di chi non ha nemmeno quello. E' la festa del lavoro a tempo determinato e di chi non supera il periodo di prova. Di chi è in mobilità, di chi è in cassa integrazione, di chi è esodato e di chi si è visto allontanare all'improvviso la tanto agognata pensione. Ma anche di chi sa che in pensione probabilmente non ci andrà mai. E' la festa di chi il lavoro l'ha perso ieri e di chi invece ieri l'ha trovato. E' la festa di chi sta aspettando di sapere come è andato un colloquio e di chi ha perso le speranze che il telefono suoni. E' la festa di chi si è buttato e ha aperto un'attività in proprio, ma anche di chi la sta per chiudere perché non ce la fa più. E' la festa di chi ha una famiglia e di colpo non riesce più a mantenerla. Ma anche di chi è solo e di colpo non riesce più a mantenere se stesso. La Festa del Lavoro è la festa delle donne che vengono licenziate o maltrattate se rimangono incinte e degli uomini che a parità di competenze rubano loro sempre il posto. E' la festa di chi di lavori ne deve fare più di uno per poter campare e di chi vive di stage di sei mesi, perché "sei giovane, devi fare esperienza", anche a trent'anni. Di chi ha un contratto di apprendista, ma non si capisce apprendista di cosa e non fa nessun corso. Di chi ha contratti di un mese che non sa se il mese dopo gli verranno rinnovati e di chi lavora in nero, senza nessuna copertura. E' la festa di chi sul lavoro c'è morto e di chi per il lavoro che non c'è ha fatto altrettanto.
Oggi è il 1° Maggio, Festa del Lavoro. Eppure non mi sembra che ci sia poi così tanto da festeggiare. E quindi ho deciso di fare quello che, spero, mi riesce meglio. Ovvero consigliarvi un libro da leggere oggi. Di libri che parlano di lavoro in tutte le sue forme ce ne sono tantissimi e sceglierne solo uno non è un compito facile. Però da quando ho iniziato a pensarci c'è un titolo che mi gira in testa più insistentemente degli altri. Un libro che ho letto due volte, la prima quando forse ero ancora troppo piccola per capirlo al meglio, la seconda qualche anno fa. Parlo di:
Metello di Vasco Pratolini è un romanzo pubblicato nel 1955, primo volume della trilogia Una storia italiana. Io però ho letto solo questo. In questo libro e attraverso le gesta del suo protagonista, Metello appunto, Pratolini racconta tutta l’Italia tra la fine dell'800 e i primi anni del '900, soffermandosi in particolare sul proletariato, sulle condizioni degli operai e nei cantieri, dove si iniziavano a sentire le prime dottrine socialiste e, soprattutto, ad arrivare le prime rivendicazioni sindacali. Che non erano come quelle di oggi, ma che spesso sfociavano in tumulti, violenze e perdita del lavoro. Questo libro mi piace molto perché è un romanzo realista (non so se sia la definizione corretta, ma è per intenderci), in cui contesto storico e storie inventate (il matrimonio con Ersilia e le vicissitudini amorose con la vicina di casa, ad esempio) si mescolano perfettamente, creando un ritratto della società dell'epoca molto efficace. Metello incarna i lavoratori dell'epoca, quelli che si sono ribellati a condizioni di lavoro pessime, che hanno protestato alla morte di altri operai, che sono finiti in galera per protestare contro lo sfruttamento e le ingiustizie. Forse non è molto attuale e sicuramente nessun lavoratore di oggi può identificarsi in Metello e nella sua storia. Però racconta una periodo fondamentale della storia del lavoro in Italia, un periodo che, secondo me, non dovremmo mai dimenticarci.
Per cui il mio consiglio di oggi è questo libro.
Buona festa del lavoro a tutti (quelli che si ritrovano nelle condizioni che ho elencato sopra ma anche quelli che ho dimenticato)!