Il cittadino
capitalista, basandosi sulla propria potenza economica, può lottare
e prevalere anche da solo, in determinate competizioni di carattere
economico. Il cittadino lavoratore, invece, da solo, non può
ragionevolmente nemmeno pensare a partecipare a tali competizioni. Ne
consegue che per il cittadino lavoratore, la sola possibilità che
esista -perché possa partecipare a date competizioni economiche,
senza esserne schiacciato in partenza- è quella di associarsi con
altri lavoratori, aventi gli stessi diritti e scopi comuni, per
controbilanciare col numero, con l’associazione e con l’unità
d’intenti e d’azione degli associati, la potenza economica del
singolo capitalista o d’una associazione di capitalisti. Il
sindacato, perciò, è lo strumento più valido, per i lavoratori,
per l’affermazione del diritto alla vita e del diritto al lavoro, che
dovranno essere sanciti dalla nostra Costituzione. Per i datori di
lavoro, invece, l’associazione sindacale è bensì uno strumento
importante, ma solamente ausiliario. Esistono fra questi due poli
altri strati di lavoratori, comunemente indicati col nome di “ceti
medi”: Contadini, artigiani, piccoli e medi commercianti, liberi
professionisti, artisti, eccetera. Anche per questi strati di
lavoratori (che nel nostro Paese sono molto numerosi e costituiscono
un elemento vitale dell’economia nazionale) il diritto di
associazione ha una portata diversa e ben maggiore di quella che
possa avere per gli strati economicamente superiori della società.
Anche per questi lavoratori, la sola possibilità di resistere e di
sopravvivere alla pressione del grande capitale e dei trust -che
tendono inesorabilmente ad assorbirli- consiste appunto nella libertà
di associarsi e di appoggiarsi agli altri strati di lavoratori, solo
mezzo perché anch’essi costituiscano una forza capace di partecipare
alle inevitabili competizioni d’interessi che sono connaturali al
tipo di società in cui viviamo. I consigli di gestione, infatti,
realizzano la sintesi degli interessi dei produttori e dei
consumatori; sintesi che costituisce obiettivamente una delle più
serie garanzie per la società nazionale contro possibili tentativi
di monopoli economici, diretti a mantenere artatamente elevati i
prezzi di determinati prodotti. Il fatto di sancire nella
Costituzione il diritto di organizzazione dei lavoratori anche
all’interno delle aziende d’una certa importanza ed il diritto della
loro partecipazione alla gestione delle aziende stesse, dimostrerà
che l’Assemblea Costituente avrà saputo esprimere la volontà del
popolo italiano di democratizzare profondamente la vita del Paese, in
tutti i suoi gangli vitali, fra i quali bisogna annoverare le grandi
aziende di ogni genere. Giuseppe Di Vittorio elenca gli articoli
proposti [riporto in sintesi]: Uno – il diritto di associazione è
riconosciuto a tutti i cittadini d’ambo i sessi, ed agli stranieri
residenti legalmente sul territorio nazionale, senza distinzione di
razza. Due: -il lavoro è la base fondamentale della vita e dello
sviluppo della società nazionale. Lo Stato dovrà garantire per
legge una efficace protezione sociale dei lavoratori, manuali ed
intellettuali. Tre: -ai sindacati professionali dei lavoratori e dei
datori di lavoro che ne facciano richiesta, è riconosciuta la
personalità giuridica. Quattro: -la Repubblica garantisce le libertà
sindacali ed il diritto di sciopero di tutti i lavoratori. Cinque:
-ai sindacati è riconosciuto il diritto di contribuire direttamente
alla elaborazione d’una legislazione sociale adeguata ai bisogni dei
lavoratori ed a controllarne l’applicazione mediante la costituzione
d’un Consiglio Nazionale del Lavoro. Sei: -ai lavoratori di aziende
d’ogni genere aventi almeno 50 dipendenti, è riconosciuto il diritto
di partecipare alla gestione della azienda. (Meditazione su: “I
comunisti e la nuova Costituzione. Diritto di associazione e
ordinamento sindacale” relazione presentata dal compagno Giuseppe
Di Vittorio alla terza sottocommissione dell’assemblea
costituente per l’elaborazione della nuova Costituzione italiana).
SANTA PACE
Ammazzare
Il tempo?
Vivilo!
-Renzo
Mazzetti-
(16
ottobre 2014)