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Creato il 15 settembre 2012 da Af68 @AntonioFalcone1

Ilustrazione di Enrico Mazzanti

(…) Non era ancora passato un quarto d’ora, che la carrozzina tornò, e la Fata, che stava aspettando sull’uscio di casa, prese in collo il povero burattino, e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla, mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato.
E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.
“Vorrei sapere da lor signori”, disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, “vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!…”
A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:
“A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!”
“Mi dispiace, disse la Civetta, di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!”
“E lei non dice nulla?” domandò la Fata al Grillo-parlante.
“Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. Del resto quel burattino lì non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo!…”
Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
“Quel burattino lì, seguitò a dire il Grillo-parlante, è una birba matricolata…”
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
“È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo”.
Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
“Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!…”
A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorché sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
“Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione”, disse solennemente il Corvo.
“Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, soggiunse la Civetta, ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire.”

Estratto dal Capitolo XVI (La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino: lo mette a letto, e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto) de Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, Carlo Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini), prima pubblicazione, a puntate, dal 7 luglio 1881 sul Giornale per i Bambini, di Ferdinando Martini (titolato semplicemente Storia di un burattino), poi, nel 1883, edito in volume (editore Felice Paggi di Firenze), illustrato da Enrico Mazzanti.


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