Consumer Electronic Show 2014 - Speciale

Creato il 11 gennaio 2014 da Intrattenimento

Pur non essendo una manifestazione hardcore, il Consumer Electronics Show non ci fa mai mancare qualche novità interessante

Come ogni anno il CES è il palcoscenico di presentazione più gettonato per smartphone, tablet, ultrabook, televisori ad alta definizione e tecnologie commerciali d'ogni genere ma per questo 2014 alla festa si aggiungono alcune novità, molte delle quali già note ma finalmente scese in campo, che potrebbero influenzare il corso dell'evoluzione ludica nei mesi a venire. Queste ultime sono al centro del nostro sintetico resoconto del Consumer Electronic Show, appuntamento imprescindibile per gli amanti della tecnologia a tutto tondo.

L'esercito di Gabe

Il debutto più atteso di questo CES 2014 riguarda indubbiamente le Steam Machine, gli ibridi tra PC e console che ambiscono a minacciare entrambi gli ecosistemi grazie al sistema operativo dedicato Steam OS. Dal mero punto di vista dell'hardware si tratta di PC custom caratterizzati da estetiche accattivanti che promettono di facilitare la fruizione del computer in chiave ludica. Purtroppo le macchine presentate, portate sullo showfloor da 13 diversi costruttori, hanno deluso laddove dove tutti speravano che avrebbero sorpreso. Gabe Newell Il prezzo, infatti, risulta piuttosto elevato a fronte di configurazioni non sempre eccezionali. Inoltre molti pensano che troppe variazioni non facciano bene e creino confusione invece di semplificare ma Valve ha deciso di non imporsi sui produttori esterni cosa che sarebbe innegabilmente successa con una macchina unica caratterizzata dal nome Steam. La Mano di Valve, comunque, guida l'intero progetto e sarà fisicamente presente attraverso il pad che è unico e universale. In sostanza, ci troviamo con 13 prototipi, ma i partner di Valve saranno 14, che risultano decisamente differenti l'uno dall'altro nelle ambizioni e nella forma. Le uniche cose che li accomunano sono il sistema operativo Steam OS, ossatura del progetto, e l'assenza di prototipi dedicati al gioco in streaming, nonostante Valve abbia concesso l'opportunità di studiare una Steam Machine legata a questa nuova dimensione della distribuzione. Ma torniamo alle specifiche che in molti casi sono semplicemente la base di partenza di configurazioni indicative e liberamente espandibili prima dell'acquisto. Tra queste spicca la soluzione CyberPowerPC che offre una CPU di fascia media abbinata a una R9 270 o a una GTX 760 combinate, a loro volta, con 8GB di ram e con 500GB di disco fisso classico. Stiamo parlando di una macchina di buon livello che dovrebbe costare solo 499 dollari che, non a caso, sono i soliti richiesti per l'iBuyPower che sfoggia una configurazione simile. Prototipo di Steam Machine e Steam Controller L'altra macchina vicina a queste due soluzioni è la Scan NC 10 anche se, forse per risultare minuta, questa monta la GTX 765M e, a causa anche del disco fisso ibrido, costa più del doppio delle soluzioni precedenti, toccando i 1.098 dollari. In tutti gli altri casi le specifiche sono decisamente più elevate e i prezzi decollano fino a raggiungere i 6.000 dollari. Una cifra fuori scala se relazionata all'identità costruita intorno alle Steam Machine che puntano ad espandere il mercato PC. Obiettivo confermato, sempre sullo showfloor del CES 2014, da Gabe Newell, il capoccia di Valve, che ha ribadito i motivi che lo hanno portato sulla strada delle Steam Machine. Questi sono un controller universale, la lotta alla chiusura dell'ecosistema di Microsoft e un migliore sfruttamento dell'hardware. Tutti indubbiamente nobili per quanto siano anche ambiziosi e ovviamente finalizzati a far crescere ulteriormente la compagnia di Newell e alimentare quella macchina da soldi chiamata Steam. In ogni caso, tornando a parlare delle Steam Machine, la scelta è ampia e alcuni modelli, quelli dal prezzo più basso, potrebbero valere la candela, sempre sperando che lo Steam Controller si riveli all'altezza delle aspettative e che Steam OS sia davvero il sistema operativo agile e facilmente sfruttabile che ci è stato promesso.

Il Tegra si espande e cambia nomenclatura

Il mobile non è ovviamente mancato in quel di Los Angeles e Nvidia ha aperto le danze con la presentazione, anticipata da un titanico cerchio nel grano a forma di chipset, del Tegra K1, un chipset mobile che vanta 192 Core e che potrebbe dire la sua anche nel campo degli ultraportatili e dei desktop compatti. Si tratta, questo è ovvio, del concorrente diretto delle APU AMD, tenuto abilmente segreto da Nvidia e tirato fuori dalla manica per affrontare la massiccia invasione di chispet all-comprehensive presentati dalla concorrente. Il successore del Tegra 4 cambia radicalmente architettura, si basa sulla soluzione a shader unificati, gode del pieno supporto per l'Unreal Engine 4 e potrà montare due CPU completamente differenti sebbene caratterizzate dal medesimo socket. Il primo chip è il Quad A15, con più core ma meno potenza, e il secondo monta due CPU Denver a 64 bit che sfoggia specifiche tecniche decisamente superiori. La potenza computazionale del nuovo Tegra, senza tenere conto di eventuali spinte da parte della CPU, dovrebbe aggirarsi intorno a quella di una GeForce GT635 e sarebbe quindi superiore a quella delle console di vecchia generazione. E tutto questo con un consumo di soli 5W che rende i nuovi SoC particolarmente adatti per le soluzioni mobile. Una di queste soluzioni è già stata rivelata e sarà un nuovo Tegra Note 7 che monterà il K1 abbinato a 4GB di memoria e alla CPU ARM Quad A15 a 32 bit. Una dotazione capace di digerire gran parte dei giochi moderni e che speriamo non costi troppo. A tutto questo si aggiunge poi il Tegra K1 VCM che porterà la nuova tecnologia Nvidia negli abitacoli delle macchine, attualmente Audi e Bmw, nella forma di un SoC modulare capace di montare specifiche componenti volte a interagire con la guida o con il veicolo stesso.

Non solo APU

Restando nell'ambito dei SoC non possiamo non menzionare l'offerta di AMD anche se la compagnia ha già presentato in passato in passato il chipset Kaveri. Ma in occasione del CES 2014 la compagnia ha rivelato le specifiche dettagliate del prodotto e ha annunciato che le nuove APU saranno in commercio già dal 14 gennaio. Nello specifico avremo due chipset ovvero l'A10-7850K e l'A10-7700K che sono rispettivamente caratterizzati da una frequenza di 4.0GHz e 3.8GHz. La cache è di 4MB per entrambi mentre i core della GPU sono 512 per la prima e 384 per la seconda e in entrambi i casi la frequenza sarà di 720MHz. In termini generici la tecnologia Kaveri comporta un aumento dei processi gestibili dal chipset e l'adozione della tecnologia SteamRoller che rende i singoli core più complessi potenziandone le performance teoriche. Siamo ovviamente curiosi di vedere all'opera questa tecnologia, che sarà abbinata a cache più ampie di quelle viste con le CPU Bulldozer e Piledriver, visto che la vedremo impiegata anche nelle nuove CPU desktop AMD. Ma queste ultime, come la nuova serie di Radeon, non arriveranno molto presto e prima assisteremo a un refresh della linea dedicata ai portatili. Per ora AMD ha annunciato solo tre GPU e si tratta della R9 M290x, della R7 M265 e della R5M230 che rientrano rispettivamente nella fascia alta, media e mainstream. Ma durante l'anno saranno svelate altre tre schede, una per ogni categoria, di fascia leggermente più bassa nel caso delle serie enthusiast e performance e di fascia più alta nel caso della serie mainstream.

L'esperimento Razer

Tra le promesse delle Steam Machine c'è quella di fornire all'utenza media una macchina semplice da espandere, senza troppi cavi di cui dover disporre e compatta. Razer è rimasta fuori da questo specifico ambito ma si è comunque lanciata nella scia di Valve presentando il Progetto Christine. L'oggetto che si nasconde dietro a questo nome altisonante non è altro che un case ma è un case molto particolare che stato realizzato pensando di combinare semplicità di assemblaggio, stile e prestazioni di livello extra. Project Christine di Razer Niente viti ma slot, moduli preconfezionati, raffreddati a olio minerale, da agganciare come in una sorta di lego che in questo caso è reso accattivante da scie fluo verdastre e da un design aggressivo. Il risultato è una torre fantascientifica con tanto di schermo led e maniglia per il trasporto che incorpora un PC facilmente overclockabile e migliorabile senza sforzi. Quest'ultima cosa, però, è solo teorica. Restano infatti da vedere complessità di produzione delle componenti e prezzi, entrambi elementi su cui Razer non si è esposta. E non è un caso visto che il Progetto Christine è, per ora, un prototipo che potrebbe non vedere mai la luce. Ma anche se il tutto dovesse scomparire in una nuvola di fumo resterebbe un concetto molto interessante che potrebbe venire impugnato dal mondo tecnologico in modi alternativi.

Grandi schermi e schermi grandi

Lo showfloor del CES 2014 è stato un trionfo di oggetti smart, tablet e 4K ma c'è anche chi ha osato fare un ulteriore passo in avanti presentando pannelli in 8K. Il problema, in questo caso, è l'innegabile disponibilità di fonti, anche in forma digitale. D'altronde anche il 4K è ancora poco supportato anche se qualcosa si è mosso proprio in occasione del CES di quest'anno. Durante la fiera Youtube, Netflix e Sony hanno annunciato corpose librerie di film in risoluzione 4K ed è una buona notizia anche se prima che questa si diffonda ci vorranno almeno un paio di anni. I pannelli con 8000 punti di risoluzione orizzontale, in sostanza, sono una mera dimostrazione di forza che non si tradurrà in prodotti consumer alla portata dell'utente medio per almeno 24 mesi. Una delle presentazioni spinte con più clamore durante l'inizio di questo CES 2014 è quella dell'enorme schermo ricurvo di Samsung. Un oggetto mostruoso che è stato co-protagonista di una inspiegabile gaffe del regista di Michael Bay. Ospite d'onore della conferenza, Bay si è prodotto in 20 secondi di inciampi verbali e in una fuga scomposta che ha lasciato gli spettatori basiti. Tra l'altro lo schermo Samsung, un titano con motori laterali che può passare dal formato classico a quello ricurvo con un processo meccanico, potrebbe anche non arrivare sul mercato vista l'utenza limitata a cui si rivolge. Arriveranno, invece, i modelli "semplicemente" ricurvi, portatori di un'attesa rivoluzione che pian piano avanza. Gli schermi pieghevoli, infatti, risultano interessanti non tanto per quello che rappresentano in questo momento, quanto per la piega fantascientifica che li contraddistingue e che tante volte abbiamo evocato nelle pagine di Multiplayer.it. Quando mostrato in questo senso al CES 2014, in sostanza, è un passo in avanti nella direzione dei tablet avvolgibili delle mappe digitali, una direzione che include la tecnologia vestibile con i Google Glass finalmente in arrivo anche se già circondati da una corposa concorrenza. Certo, in un mercato veloce come quello tecnologico tutti i progetti presentati con largo anticipo devono temere questo fenomeno ma dobbiamo anche considerare che mettere in circolazione anche solo il nome del proprio prodotto prima degli altri significa avere un vantaggio pubblicitario non da poco. Tra i concorrenti dell'occhiale Google troviamo i nuovi Glass Up di Vuzix, arrivati in una versione che potremmo quasi definire classica, che proiettano righe di testo in piena vista, in stile RoboCop, e sono molto meno cari della prima versione con soli 299 dollari di prezzo. Se invece volete qualcosa di vistosamente più futuristico, sebbene meno discreto, c'è anche l'alternativa di Epson, un vero e proprio visore, che riproduce uno schermo da 320 pollici posto a 20 metri dall'utente, venduto a 507,31 euro.

Un problema a lungo trascurato

Il tearing e i vari artifici visivi che ancora flagellano la resa visiva dei videogiochi tridimensionali sono un problema non da poco per il videogiocatore moderno, sempre più abituato a vedere ogni difetto in titoli sempre più fotorealistici. Per questo molti guardano con attenzione alla tecnologia G-Sync di Nvidia studiata proprio per dotare i monitor di un chip in grado di sincronizzarsi direttamente con l'output della GPU. Il monitor Asus ROG Swift PG278Q A questo proposito, durante il CES, Asus ha presentato il ROG Swift PG278Q, un pannello da 27 pollici a 120 hertz, dotato del modulo di sincronizzazione targato Nvidia, con 1 ms di latenza e risoluzione 2560x1440. Si tratta, in sostanza, di un monitor da gioco di lusso che secondo alcune voci verrà a costare ben 800 dollari. Molti per un monitor in generale anche se risultano comprensibili per un 120Hertz ancora unico nel suo genere. Il prezzo, comunque, non è stato comunicato ufficialmente e da qui al lancio, anche questo senza una data ufficiale, potremmo avere delle sorprese piacevoli. Parallelamente, AMD ha fatto passare la tecnologia Free-Sync per una risposta a Nvidia ma lo ha fatto usando un portatile con componenti che supportano lo standard Vblank, una tecnologia che esiste già da parecchio tempo. Insomma, non si tratta proprio della stessa cosa visto che, come ha fatto subito notare Nvidia, nei PC desktop c'è uno scaler tra GPU e display che rende le questione più complicata.

Nuovi, strani mondi

La concorrenza si prepara a dare battaglia ai ragazzi di Oculus VR e Sony che ha rivelato il suo nuovo visore 3D proprio in occasione del CES. Ma si tratta di un successore del HMZ-T3W e pur incorporando il tracking dei movimenti della testa è ancora finalizzato a riprodurre uno schermo cinematografico di fronte a chi lo indossa. E l'altro concorrente, il Glyph di Avegant, è molto avanzato, riproducendo un'immagine vivida e inviandola direttamente nell'occhio di chi lo indossa, ma non avvolge completamente la vista dell'utente e risulta quindi inadatto alla realtà virtuale. Oculus Rift Dunque l'Oculus Rift resta il prodotto più interessante nell'ottica della fruizione completamente tridimensionale del videogioco e con l'ultima versione, mostrata in occasione del CES 2014, ha compiuto passi da gigante. Innanzitutto i due schermi LCD che compongono l'immagine stereoscopica sono ora OLED e la risoluzione dell'immagine è salita a 1080p. Ma la novità più importante riguarda la nuova telecamera esterna che rivoluziona la rilevazione del visore, in stile Kinect, catturando i movimenti della parte superiore del corpo di chi lo indossa. Infine è stato diminuito nettamente l'effetto trascinamento, con l'effetto di ridurre notevolmente i rischi di nausea, e la latenza media è diminuita di 30 millisecondi. Questo non significa che in tutti i casi la rilevazione sia quella, definita ottimale da Carmack, di 20 millisecondi, ma scendere sotto alla soglia dei 100 millisecondi è un traguardo importante, soprattutto considerando che la qualità dell'immagine è cresciuta notevolmente. A questo punto, considerando che il progetto è stato finanziato con ulteriori 75 milioni di dollari, possiamo aspettare con fiducia la versione finale che dovrebbe arrivare nella seconda metà del 2014 e potrebbe portarci quella rivoluzione virtuale che tanti agognano da ormai molti anni.

L'era del fai da te

Immancabile, in chiusura, uno sguardo ai gadget, lusso e ludibrio di qualsiasi appassionato di tecnologia, videogiocatore o meno. Eludendo la domotica, interessante ma troppo lontana dall'intrattenimento per essere materia nostrale, quel che resta sono il TREWGrip ovvero una tastiera QWERTY portatile che si agguanta come un grosso pad. Plausibile come tastiera da letto è difficile da immaginare come oggetto a diffusione di massa anche se il mondo è sempre pronto a sorprenderci. E lo fa anche stilisticamente come nel caso di Mother, una matriosca ad alto contenuto tecnologico che può controllare il movimento, la temperatura e altri dati di oggetti e persone grazie a quattro sensori proprietari inclusi nel pacchetto. La stampante 3D Makerbot Z18 Ma i gadget più golosi di questo CES 2014, letteralmente nel caso della Chefjet che come il replicatore di Star Trek stampa oggetti edibili, sono indubbiamente le stampanti 3D che hanno compiuto un grosso passo in avanti rispetto ai modelli precedenti. Ora ce ne sono di piccolissime, come la Replicator Mini, e, sempre da Makerbot, ce ne sono di massicce, come la Z18, massiccio replicatore capace di stampare oggetti di 25x25x45,7 centimetri con una risoluzione di 100 micron. Parliamo di dimensioni e di una precisione sufficienti da permettere alla Z18 di stampare pezzi della Replicator e della Replicator Mini ed è proprio questo l'impiego che ne fa Makerbot oltre a venderla, quando sarà disponibile in primavera, al prezzo, ragionevole viste le dimensioni, di circa 4700 euro. Un oggetto come questo è indubbiamente tra quelli che spaventano qualcuno in relazione all'industria classica che potrebbe risultarne danneggiata. Ma l'aggiornamento di queste tecnologie sarebbe comunque troppo caro per renderle adatte a un uso ibrido industriale/casalingo e, comunque, l'industria potrà comunque vendere all'utente i progetti riducendo, tra l'altro, la produzione di plastica inutile nel caso di un gran numero di oggetti. Proprio per questo, forse, l'industria delle cosiddette cineserie potrebbe temere le stampanti 3D e se quest'ultima uscisse sconfitta dallo scontro il nostro pianeta potrebbe anche beneficiarne.


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