Contagio si diceva. Contagio di che allora? Da niente perché la malattia è spontanea, endemica e provocata proprio dalle medicine che sono state imposte dall’Europa ricca la quale ricava grandi vantaggi dalla situazione e non ha però alcuna intenzione di spartire perdite e ricavi. Quella stessa Europa per cui l’Euro è una benedizione che l’ha liberata dalla concorrenza di Paesi come l’Italia, industrialmente vivace, ma poco strutturati per reggere una moneta forte. L’Europa delle nazioni e degli egoismi si è enormemente rafforzata nell’era liberista godendo del paravento di una coesione puramente burocratica.
Ma sarebbe un gravissimo errore accusare Germania, Olanda, Finlandia e quant’altri di mancanza di solidarietà quando è evidente che radici ideologiche, convenienze nazionali e mancanza di una vera politica europea hanno suggerito soluzioni irrazionali e divenute demenziali in presenza di una moneta messa in comune, ma non comune. E’ naturale che facciano i propri interessi. La colpa è invece delle classi dirigenti e politiche dei Paesi della periferia che hanno scelto in vista del loro interesse particolare, dell’avidità, della loro sopravvivenza al potere e in nome di un disegno oligarchico, la strada dell’ubbidienza supina a tesi e strumenti che gran parte degli economisti considera suicidi. E che ogni giorno di più si rivelano tali. Di questo bisognerà ricordarsi.
No, non c’è nessun contagio: chi ne parla è proprio l’untore, lo strumento della svendita civile ed economica del Paese. Chi ne parla non è il medico, ma la malattia, non il termometro, ma la febbre stessa: il capo conclamato dello svilimento morale e intellettuale cui è giunto il Paese. Quello che ci dirà che siamo morti, ma in ottima salute.