Contagious - Epidemia Mortale

Creato il 02 luglio 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
Andiamo al Cinema
Sdoganati gli horror (che continueranno ad essere sdoganati a breve), sdoganati pure i supereroi, si sdogana anche Arnold Schwarzenegger da queste parti?
Ebbene sì.
Complice il tam tam che ha invaso la blogosfera negli ultimi giorni, complice una critica che definisce sublime l'interpretazione dell'ex governatore, mi sono apprestata alla visione di questo Maggie, cercando di ignorare l'ignobile traduzione italiana, buona per acchiappare il pubblico più giovane alla ricerca di brividi e scene d'horror facile per i loro palati.

Qui di horror non ce n'è traccia, brividi nemmeno, o almeno non di paura.
Di quelli che mi si prometteva, quelli d'emozione, quelli che portano alla pelle d'oca non solo per l'interpretazione comunque sentita e comunque su altri livelli rispetto a quelle con sigaro in bocca e pistola in mano che Arnold c'ha finora mostrato, nemmeno.
Già, forse perchè racconti di simili vicende le ho già viste, forse perchè la costruzione del film ha finito più per irritarmi che appassionarmi, no, brividi e cuore non li ho sentiti.
L'idea di un punto diverso sugli zombie è chiaramente interessante, per quanto non originale, e se ci si distanzia dall'azione e dalla noia che hanno offerto negli anni la combriccola di The Walking Dead, allo stesso modo pur abbracciando la filosofia umana di In The Flesh, non se ne tocca la stessa profondità.
L'epidemia in questo caso corrisponde al nome di necrovirus che ha intaccato non solo la popolazione ma anche l'agricoltura: è un mondo che cerca di sopravvivere all'apocalisse quello che ci si presenta, dove i colori hanno lasciato il posto del grigiore, dove l'elettricità inizia a mancare, e le persone pure.
Il contagio avviene sempre attraverso i morsi, l'uccisione solo se si colpisce alla testa, ma le autorità stanno cercando di arginare il tutto, attraverso centri medici, attraverso quarantene forzate dove gli infetti sono spediti per essere uccisi. Dal morso alla trasformazione passano infatti diversi giorni, e le famiglie si ritrovano a dover convivere con la paura, l'elaborazione del lutto e la difficoltà di dire addio.
Anche il prode Wade Vogel fatica, recuperata quella figlia avuta dalla prima moglie, quella figlia indipendente e gioiosa, fatica ora a vederla spegnersi, a vedere i suoi occhi appannarsi, la sua pelle puzzare, i suoi istinti cambiare.
Dirle addio? Vivere con lei gli ultimi giorni in una gioia che sembra più distanza? Evitarle una fine tragica e solitaria, aiutarla?

Letta così, quella che Henry Hobson ci propone sembra anche un non troppo velato riferimento a quelle malattie degenerative, mostrando il punto di vista sia del malato (che non si vuole sentire un peso, che cerca orgogliosamente di resistere) sia dei parenti (imbarazzati, impotenti, schiacciati).
E letto così Contagious sembrerebbe un gran film, aiutato soprattutto dall'ottima interpretazione di Abigail Breslin, Little Miss Sunshine decisamente cresciuta e decisamente brava, e pure di quel granitico Arnold che pur mantenendo la sua espressione da duro, concede delle inaspettate lacrime e un inaspettato miglioramento.
Il vero problema è però alla regia, che con uno stile poetico cerca di dare poesia alla vicenda, che si sofferma tanto, troppo, sui particolari, con primissimi piani che asfissiano e un'attenzione ai dettagli che grava lo spettatore.
Si procede tanto lentamente, troppo, verso un finale che ti aspetti solo parzialmente, e che tronca una narrazione in cui è mancato il guizzo, in cui tutto procede in modo piatto.
Troppe alte le aspettative o forse troppo alto tiro, che finisce per essere una pomposa narrazione?
Se ai posteri va l'ardua sentenza, la mia è una bocciatura.
Forse come per quei supereroi mascherati, nemmeno per Arnold c'è posto da queste parti.

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