Opera prima di Henry Hobson, Contagious ha pregi e difetti equamente distribuiti. Un film che parla di epidemie e zombie senza utilizzare gli stilemi classici del genere. Un prodotto che si preoccupa dell’individuo e ne pesa malinconia e disperazione.
Una terribile epidemia ha colpito gli Stati Uniti, trasformando le persone in zombie. Maggie, sedicenne orfana di madre, viene aggredita e contagiata. Il padre Wade spera ancora di poterla salvare e condivide con lei le ultime settimane di vita.
C’è la volontà di analizzare la psicologia di un individuo affetto da una misteriosa malattia e destinato a trasformarsi in un essere senza anima in Contagious. C’è anche la volontà di misurare, con debito interesse, le contrastanti emozioni che prova un padre di famiglia. In quest’ultimo caso pare che Schwarzenegger sia l’interprete ideale (invecchiando è migliorato dal punto di vista recitativo) per poter mostrare la disperazione di un uomo disposto a qualsiasi cosa pur di salvare la sua prole. Tuttavia ciò che stupisce di più della pellicola diretta da Hobson è la presa di posizione che mette in mostra nella realizzazione. Il film parla di zombie, di un’infezione, ma il tutto viene tenuto distante e in sottofondo. Contagious si preoccupa dei rapporti umani (fino al momento in cui questi possono esistere), della disperazione che si può provare sapendo che il destino è avverso e immodificabile.
Ambientato quasi esclusivamente in una casa nell’aperta campagna statunitense, Contagious si fa apprezzare, coinvolge e mostra i suoi pregi grazie a un uso della macchina da presa estremamente opprimente. Tuttavia la narrazione, lenta e meditabonda, mostra il fianco a qualche difetto di troppo. Difatti se Schwarzenegger appare in parte e interessato a mostrare le emozioni più recondite della sua psiche, Abigail Breslin incappa in un’interpretazione priva di empatia.
Caratterizzato da una fotografia spettrale e da una sceneggiatura scarna, Contagious si pone l’obiettivo di immedesimarsi in colei che attende l’inevitabile. Un prodotto intimista che muta col passare dei minuti e si fa sempre più struggente. Difatti da una parte c’è la malattia omicida che divora dall’interno, dall’altra c’è un padre che, disarmato, si lascia andare alle emozioni e cerca di allontanare il più possibile l’inevitabile.
Uscita al cinema: 25 giugno 2015
Voto: ***