La motivazione sottostante a tale preferenza è d’altronde molto evidente: i rendimenti dei titoli di Stato sono in continuo abbassamento, con redditività ben inferiore rispetto ai conti di deposito. Una regola che vale sia per il brevissimo termine che per le scadenze di breve o medio termine, dove i conti di deposito sembrano essere maggiormente premianti nei confronti dei titoli di debito statale.
Lo scenario potrebbe rendersi ancora più favorevole per i conti deposito in vista di un probabile quantitative easing da applicarsi, a cura della Banca Centrale Europea, nel corso del prossimo anno. Il piano di acquisti da parte della Bce potrebbe infatti comportare un nuovo ridimensionamento dei rendimenti dei bond italiani, con possibile riflesso anche sui conti deposito, per quanto più lieve rispetto ai titoli di Stato: le banche mediante il quantitative easing finirebbero per poter disporre di maggiore liquidità, e pertanto correrebbero l’atteggiamento prudenziale, non avendo alcun interesse a far raccolta sul mercato attraverso conti di deposito a tassi competitivi.
Ad ogni modo, come abbiamo già avuto modo di ricordare, riteniamo che il potenziale quantitative easing possa avere dei riflessi più gravi sui titoli di Stato rispetto a quanto avviene sul fronte dei conti di deposito, i cui tassi, nel 2015, non dovrebbero subire alcuna variazione significativa, almeno per quanto concerne i tassi di punta.
A coloro i quali ritengono che il quantitative easing ridurrà la necessità delle banche di finanziarsi sul retail, rispondono infatti gli opinionisti che ben evidenziano come i tassi di interesse di punta dei conti di deposito siano oggi prossimi al minimo, e al di sotto di questi valori i conti di deposito correrebbero il rischio di perdere ogni tipo di interesse, realizzando una migrazione della clientela verso altre forme di risparmio.
Pertanto, è molto probabile che anche nel 2015 i conti di deposito possano riuscire ad offrire tassi vidini al 2% per quanto concerne la “punta”, e tassi inferiori a tale soglia (vicini all’1%) per quanto invece concerne i tassi di gestione.
Tornando alle statistiche più recenti, ricordiamo come secondo gli ultimi dati a nostra disposizione, l’importo investito nei conti deposito è principalmente compreso tra i 20 e i 50 mila euro: una fascia pur ampia, che tuttavia riesce a conquistare una fetta di mercato di quasi 4 ipotesi di investimento su 10. Sul fronte della durata degli investimenti, il “vincolo” scelto dalla clientela oscilla tra i 6 e i 12 mesi, evitando vincoli di entità superiore ai 12 mesi e, saltuariamente, abbracciando quelli di brevissimo termine.
La maggior parte dei conti di deposito si trovano nel Nord Italia, ma è comunque solida anche la quota di correntisti di deposito al Sud e al Centro.
Per trovare il miglior conto di deposito, ricordiamo come la soluzione migliore sia quella di confrontare le opportunità del momento, consultando non solamente i fogli informativi principali, quanto anche – e soprattutto – le condizioni di contratto, alla ricerca di tutte le eventuali commissioni ricorrenti, e le caratteristiche di apertura, chiusura (anche anticipata) e gestione del vincolo. Ricordate inoltre di confrontare periodicamente le varie offerte: le proposte commerciali sono particolarmente dinamiche e in evoluzione, e il conto deposito oggi più conveniente, potrebbe non esserlo più tra poche settimane!
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