Continua il rastrellamento dei cani nel sud Italia: destinazione Germania

Creato il 12 settembre 2012 da Yellowflate @yellowflate

Roma (12 Settembre 2012) – Le associazioni che operano sotto copertura di fiduciari italiani sono diverse, ma tutte riferibili a persone di nazionalità tedesca o austriaca che vivono in Italia, due i sistemi usati con l’obbiettivo unico di rastrellare cani randagi da inviare nei canili tedeschi dei quali si perde per oltre il 60% traccia una volta attraversato il confine.

Il primo metodo utilizzato in particolare nel sud Italia è quello di rivolgersi direttamente ai proprietari dei canili privati (molti dei quali in odore di malavita o di utilizzo per i cani per i combattimenti) a loro si propongono viaggi di 60-70 cani al mese verso la Germania, viaggi che fruttano mediamente dai 10 ai 30 euro a cane per un totale di un incasso di oltre 10.000 euro l’anno per ciascun canile.

Il secondo sitema che in questi giorni è molto attivo nel Lazio e in altre regioni del sud Italia è stato messo a punto da una signora di origine austriaca nota organizzatrice di questi viaggi che si rivolge direttamente ai sindaci dei comuni con alto tasso di randagismo, a questi offre la soluzione del problema intestandosi i cani (o intestandoli a nomi compiacenti) e portandoli in Germania il tutto avviene attraverso delle convenzioni dirette tra la donna e i sindaci dei comuni italiani coinvolti, ovviamente in barba alla legge 281/91. Ovviamente i tedeschi di par loro fanno le cose per bene. Prima lanciano campagne europee contro i canili lager del sud Italia, poi attraverso i loro complici italiani vanno in cerca delle zone adatte (di solito quelle in cui sono poco presenti le associazioni protezionistiche italiane o i piccoli paesi) dove rastrellare i cani che vengono inviati in Germania, alcuni di loro vengono sicuramente per facciata fatti adottare, per gli altri dalle strade si passa direttamente ai laboratori di vivisezione. AIDAA lancia l’allarme e chiede l’intervento dei Carabinieri del Nas del ministero della sanità per i controlli del caso. “Il sistema del rastrellamento è stato messo a punto dai tedeschi in altre e sicuramente più drammatiche situazioni riferibili ad un passato non molto lontano, ma il sistema è lo stesso- ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA- i cani si rastrellano grazie ai complici italiani e poi si inviano nei lager tedeschi, alcuni vengono fatti adottare, degli altri si perde ogni traccia. Ora quello che ci chiediamo è come sia possibile a fronte di decine di segnalazioni che i carabinieri e le procure italiane non intervengano a porre fine a questo traffico internazionale che spesso è in violazione della legge 281/91. Noi- conclude Croce- non siamo prioritariamente contrari alle adozioni internazionali, anzi, ma siamo per la chiarezza e questi metodi ci sembrano più simili ai rastrellamenti di orribile memoria, che non al tentativo di trovare una nuova casa ai nostri randagi”.i

Associazione Italiana Difesa Animali Ambiente

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