Dal forum del club la descrizione dell'evento, curata dall'organizzatore della campagna Andrea Porchera
Il regolamento utilizzato è Fire&Fury regimental
FORT DONELSON -15 FEBBRAIO 1862
TENNESSEE
"Durante la guerra l’incapacità di difendere, da parte della Confederazione, i propri confini occidentali si sarebbe dimostrata di fondamentale importanza per gli esiti complessivi del conflitto. Sfortunatamente per i ribelli, le loro difese del settore erano attraversate perpendicolarmente, tra gli altri, da due grandi fiumi: il Tennessee ed il Cumberland, i quali rappresentarono naturali vie di penetrazione per le forze di invasione federali.
In particolare il Cumberland era difeso da Fort Donelson, una vasta fortificazione costruita su terreno elevato appena fuori la piccola città di Dover.
Il 6 febbraio 1862 la flottiglia navale unionista agli ordini del Flag Officer Andrew H. Foote aveva bombardato e costretto alla resa il meno imponente Fort Henry, a guardia del fiume Tennessee. In verità Foote era stato aiutato in maniera insperata dall’improvviso innalzarsi del livello del fiume che aveva sommerso ampia parte del piccolo forte e costretto i difensori confederati, impossibilitati a difendersi, ad abbandonare il forte e rifugiarsi in gran parte, e dopo lunga e difficile marcia, presso Fort Donelson. Preso Fort Henry, le truppe di Ulysses S. Grant, a supporto delle quali operava la flottiglia di Foote, diressero la loro attenzione al fiume Cumberland e al forte che ne chiudeva il passaggio, circa 20 miglia a sud di Fort Henry.
Pur comprendendo l’estrema importanza della posizione di Fort Donelson, il comandante confederato del Dipartimento, Albert Sidney Johnston, riteneva che le operazioni condotte da Grant lungo il Cumberland rappresentassero solo una manovra diversiva, il vero pericolo essendo costituito dalle forze unioniste di Don Carlos Buell di stanza a Louisville. A ciò si aggiunga che Johnston era rimasto seriamente e sfavorevolmente impressionato dalla facilità con cui era caduto Fort Henry. Queste considerazioni lo spinsero, il giorno dopo la caduta di Fort Henry, a decidersi per una ritirata generale delle forze confederate, che avrebbero dovuto abbandonare il Kentucky occidentale e ritirarsi oltre il fiume Cumberland nei pressi di Nashville, per far fronte a qualsiasi iniziativa di Buell. Contemporaneamente, su sollecitazione di Beauregard, Johnston decise per l’invio di 12mila uomini di rinforzo a Fort Donelson, comprendendo che l’eventuale caduta della posizione avrebbe significato abbandonare anche il Tennessee centrale e con esso la città di Nashville, vitale per le manifatture militari della Confederazione.
Johnston avrebbe voluto assegnare il comando del Forte proprio a Beauregard, ma per motivi di salute questi dovette declinare e l’incarico venne assegnato al Maj. Gen. John B. Floyd, politico senza alcuna formazione militare e per di più ricercato nell’Unione a causa delle sue attività filo-secessioniste svolte quando ricopriva l’incarico di Segretario alla Guerra nell’Amministrazione Buchanan
Floyd arrivò a Dover giusto il giorno prima della comparsa delle prime truppe unioniste.
Per il 12 febbraio Grant iniziò a disporre le proprie forze intorno alla cerchia esterna delle fortificazioni del forte. A confrontarsi vi erano complessivamente circa 25mila unionisti, dei quali solo 15mila presero effettivamente parte alla battaglia, e circa 17mila confederati. La marcia di avvicinamento delle truppe di Grant venne fortemente rallentata dalle abili operazioni di retroguardia svolte dalla cavalleria confederata di Nathan Bedford Forrest.
Il 13 febbraio i generali unionisti lanciarono una serie di attacchi limitati per tastare la forza delle posizioni difensive, senza conseguire alcun apprezzabile risultato.
Nella notte tra il 13 e il 14 febbraio, a seguito di un consiglio di guerra, i confederati valutarono la loro posizione indifendibile e decisero per una sortita in massa da compiersi il giorno successivo al comando del gen. Pillow, con l’obiettivo di ritirarsi a Nashville. All’alba del 14, le truppe ribelli già pronte per la manovra, al Gen. Pillow cedettero i nervi (sembra a causa della morte di un proprio aiutante di campo centrato da un cecchino unionista) e, con la scusa che la manovra era stata scoperta, si rifiutò di eseguirla. Quando Floyd venne a conoscenza di quanto era accaduto era ormai giorno fatto e non c’era più la possibilità di contare sulla sorpresa.
Quello stesso 14 febbraio la flottiglia di Foote, arrivata al campo con altri 10mila soldati unionisti, ritentò l’impresa riuscita sul Tennessee, ma venne gravemente danneggiata dalle batterie confederate e costretta a ritirarsi dalle operazioni (delle 500 palle sparate dall’artiglieria confederata, bel 169 arrivarono a segno!). Nonostante il parziale successo delle proprie batterie, il comando confederato era cosciente che il controllo del fiume era comunque nelle mani della flottiglia federale e che le truppe unioniste, rinforzate e ben armate, erano in procinto di prendere d’assalto le fortificazioni. Così, in un nuovo consiglio di guerra, venne deciso di ritentare il piano abortito la notte prima.
All’alba del 15 febbraio le truppe confederate scattarono all’assalto, colpendo il fianco destro unionista e sorprendendo Grant che, al momento dell’attacco, era addirittura lontano dal campo a far visita a Foote, ferito nell’azione del giorno prima…"
alcune immagini degli accesi scontri