Il conto alla rovescia è iniziato ufficialmente con il primo dibattito televisivo: le elezioni presidenziali messicane del primo luglio sono, a questo punto, alle porte. Quattro i candidati tra cui i messicani dovranno scegliere il successore di Felipe Calderón: Enrique Peña Nieto dello storico Partido Revolucionario, Josefina Vázquez Mota del Pan attualmente al governo, Andrés Manuel López Obrador della sinistra riformista riunita nel Movimiento Progresista e Gabriel Quadri, della Nueva Alianza, l’unica faccia relativamente nuova in un gruppo composto da scaltri frequentatori della politica messicana.
Il primo confronto televisivo si è svolto tra attacchi personali e pochi accenni ai programmi di governo, con l’attenzione captata dall’inaspettata apparizione di Julia Orayen, coniglietta di Playboy, argentina, che ha avuto i suoi 24 secondi di popolarità quando ha consegnato ai candidati alcuni appunti. Tutto normale se non fosse stato per l’abbondante scollatura ed un vestito bianco attillatissimo che hanno riscaldato un ambiente altrimenti austero. Da lì in poi è scattato un nuovo round di accuse: alla Vázquez Mota per assenteismo da diputata, a Peña Nieto per sospetti di corruzione, a López Obrador per il populismo che, secondo i suoi detrattori, lo caratterizza. L’unico che é rimasto al margine dal fuoco serrato è stato Gabriel Quadri, economista liberale passato all’ecologia che, con il suo ininfluente 1% nelle intenzioni di voto, ha avuto tutto il tempo per presentare le proposte del suo gruppo, la Nueva Alianza.
Niente di nuovo, quindi, sotto il sole. Il Messico, nonostante le azioni civili del movimento di Javier Sicilia, non si smuove dalla politica tradizionale. Il Pri sta cercando in tutte le maniere di riprendersi la sedia presidenziale che aveva occupato per sette decenni prima dell’apparizione, sei anni fa, di Felipe Calderón che ha governato il Messico con una mano dura il cui risultato più vistoso sono i cinquantamila morti della guerra scatenata contro la criminalità organizzata. Un tema diventato emergenza al punto da indurre la Camera dei deputati a votare la settimana scorsa una legge che indennizza i familiari delle vittime della delinquenza.
Alla vigilia di queste elezioni, non si può dire che la repressione abbia fatto del Messico un posto più sicuro e su questo tasto battono gli avversari di Josefina Vázquez Mota, la candidata del Pan (Partido Acción Nacional) chiamata a proseguire l’opera di Calderón. 51 anni, economista che ha ricoperto vari incarichi pubblici nelle precedenti amministrazioni, la Vázquez Mota è la prima candidata donna nella storia del partito. Il Pan punta su di lei per conquistare l’elettorato femminile e, per evitare malintesi con l’attuale formula di Calderón, l’ha presentata con l’esplicito slogan: ¨Josefina, diferente¨.
Con la scelta di Peña Nieto, il Pri cerca di rinnovare, almeno nell’immagine, la sua anchilosata proposta di governo. Il candidato prescelto, 45 anni, vedovo, con tre figli a carico, sposato in seconde nozze con un’attrice di telenovelas, è stato il governatore dello Stato federale di Città del Messico ed è un volto conosciuto da milioni di messicani. Peña Nieto dispone di infiniti mezzi e di bella presenza, ma non di carisma. Su di lui pesano le opinioni negative di buona parte del mondo intellettuale: lo scrittore Carlos Fuentes, testimone del Messico contemporaneo, lo ha liquidato con un pesante giudizio, ritenendolo, così ha detto, ¨troppo ignorante per governare il Paese¨.
I sondaggi pubblicati sinora hanno confermato questa tendenza. Peña Nieto ha perso alcuni punti dopo il primo dibattito televisivo, scendendo ad un 36%, ma mantiene comunque un sufficiente vantaggio su López Obrador e sulla Vázquez, fermi rispettivamente al 23% ed al 22%.
In attesa del secondo dibattito, previsto il 10 giugno, l’attenzione si sposta ora sui pericoli principali di queste elezioni: l’influenza della criminalità ed il traffico di influenze, male antico che ha convogliato da sempre le preferenze degli elettori verso i candidati indicati da determinati gruppi di potere. Intanto, il rischio di infiltrazione dei narcos si mantiene oltre i livelli di guardia, soprattutto per quello che riguarda le realtà provinciali. Le elezioni, a cui sono chiamati a partecipare 80 milioni di messicani, serviranno anche per definire il nuovo Congresso, composto da 128 senatori e 500 deputati.