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Conto corrente, più trasparenza con l’ISC, il nuovo Indicatore Sintetico dei Costi

Da Mrinvest

Conto corrente, più trasparenza con l’ISC, il nuovo Indicatore Sintetico dei Costi

Il 29 maggio scorso è entrata in vigore la riforma dei conti correnti predisposta dalla Banca d’Italia. Lo scopo della riforma è quello di rendere i conti correnti più trasparenti e soprattutto comparabili in termini di costo. Il provvedimento stabilisce infatti i profili tipo di utilizzo del conto corrente che servono al calcolo dell’indicatore sintetico dei costi (Isc). Dal 29 maggio le banche sono infatti obbligate ad indicare l’Isc del conto corrente nella documentazione di trasparenza (cioè sul foglio informativo disponibile in ogni filiale).
L’ISC è una voce finora associata a prestiti e mutui. L’Isc, detto anche Taeg (Tasso annuo effettivo globale), è il tasso percentuale che rappresenta il costo effettivo del contratto e comprende, oltre al tasso di interesse, tutte le spese che il cliente sostiene, appunto, con il prestito o il mutuo. Dal 29

maggio scorso l’Isc è entrato a far parte della terminologia propria anche del conto corrente bancario e postale.
L’Isc del conto corrente rappresenta un’indicazione importante dei costi da sostenere, rapportati alle esigenze di operatività di ciascun cliente. Attraverso l’Isc, i clienti potranno leggere il costo annuo, espresso in euro, in un solo numero. L’Isc calcolato sui profili tipo consentirà ai clienti di comparare i costi dei conti offerti da diverse banche, oltre che le differenti offerte della stessa banca. Il confronto potrà essere effettuato sia allo sportello, sia sul sito internet del Consorzio Patti Chiari dell’Abi, che viene aggiornato in tempo reale.
I profili “ufficiali” di utilizzo del conto corrente sono 6 e sono stati stabiliti dalla Banca d’Italia distinguendoli per caratteristiche dei clienti e tipo di operatività (bassa, media alta). Essi sono:

1) GIOVANI
Effettuano in media 164 operazioni all’anno in conto corrente. Non hanno finanziamenti né investimenti o pagamenti ricorrenti da addebitare. Utilizzano normalmente il bancomat per prelevare presso gli sportelli automatici e saltuariamente i canali alternativi, come internet o telefono. Non hanno la carta di credito o quella prepagata.

2) FAMIGLIE CON OPERATIVITA’ BASSA
Effettuano in media 201 movimenti in conto corrente. Si fanno addebitare le rate del mutuo, quelle dei finanziamenti, le utenze. Si fanno accreditare lo stipendio. Utilizzano saltuariamente i canali alternativi e  spesso il pagobancomat. Utilizzano prevalentemente il bancomat per prelevare. Non hanno la carta di credito o quella prepagata né investimenti.

3) FAMIGLIE CON OPERATIVITA’ MEDIA
Effettuano in media 228 movimenti all’anno. Utilizzano il bancomat e la carta di credito, ma non quella prepagata. Utilizzano anche i canali alternativi, gli assegni e hanno scelto la domiciliazione delle utenze. Hanno il mutuo, ma non hanno chiesto altri finanziamenti.

4) FAMIGLIE CON OPERATIVITA’ ALTA
Effettuano in media 253 movimenti all’anno. Hanno il mutuo, la carta di credito, la carta bancomat ed effettuano investimenti. Allo sportello preferiscono i canali alternativi (internet, telefono). Usano assegni e hanno scelto la domiciliazione delle utenze.

5) PENSIONATI CON OPERATIVITA’ BASSA
Effettuano in media 124 movimenti all’anno. Si fanno accreditare la pensione e addebitare le bollette. Utilizzano il bancomat ed il pagobancomat. Non sono previsti il deposito titoli, la carta di credito, il mutuo ed i finanziamenti.

6) PENSIONATI CON OPERATIVITA’ MEDIA
Effettuano in media 189 movimenti all’anno in conto corrente. Si fanno accreditare la pensione e addebitare le bollette. Utilizzano la carta di credito, il bancomat, il pagobancomat, i canali alternativi, il deposito titoli


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