Sì. Ho i capelli girati dall'altra parte. C'è il vento e lo odio. C'ho saturno contro. Mettetela come volete, ma lo so, mi accorgo di essere polemica. Sapete, la primavera è l'epoca del cambiamento, delle rinascite, no? E' il periodo in cui le cose uguali a se stesse riemergono sempre leggermente diverse rispetto all'anno passato. E' questo forse il suo lato spaventoso e meravigliosamente rivoluzionario.
Davanti a quest'esplosione eruttiva di verde fiori e foglie, ho pensato alla generazione più monolitica che io abbia mai incontrato nella mia vita: quella dei 60-70enni.
Loro sono la generazione che per la prima volta nella storia, ha guadagnato in media più del doppio dei propri genitori, ma anche la generazione che vedrà i propri figli guadagnare la metà di quello che hanno guadagnato loro. Sono la generazione che ha 'combattuto' tra la fine degli anni sessanta e la fine dei settanta per noi. Per noi?! Per la rivoluzione sessuale? Per l'emancipazione della donna? Per una scuola più equa? Per la meritocrazia?
Viviamo in un paese sottosviluppato quanto a emancipazione. La scuola è allo scatafascio e nella fretta di distruggere tutto ciò che è autorità, hanno distrutto anche ciò che andava salvato: l'autorevolezza.
Sono stati quelli che ci hanno detto di assassinare i padri e adesso sono quelli che sui giornali ci dicono che noi genitori siamo troppo permissivi, molli, manchiamo di autorità.
Sono quelli che a noi 35-40enni dicevano fossimo la generazione X: smidollati senza ideali, senza aneliti, sfiduciati...
Invece abbiamo sbagliato! Dovevamo fare come loro, incancrenirci nelle nostre pseudo-certezze, come hanno fatto loro per anni. Diventare dei monoliti, ma pensando in modo bidimensionale: questo è buono, quello è cattivo; questa è la destra, quella è la sinistra; qui c'è il giusto e là lo sbagliato. In effetti è vero. E' più facile vedere la realtà così. Cavolo ecco il segreto, l'appiattimento superficiale della complessa realtà. Ed è anche più semplice vivere in un mondo così, no?
Sono quelli che ai ventenni di oggi dicono di essere degli sfigati, mammoni. Che è un po' l'abbrutimento di quello che dicevano a noi. Di nuovo giudicando dall'alto, come se il fatto di aver avuto vent'anni negli anni sessanta-settanta, li rendesse per partito preso abili a sparlare di queste sfigate generazioni a venire.
Come se noi fossimo usciti dal nulla e non dalle loro viscere.
E sì, signori, qualche sfigato ci sarà pure tra noi 35enni e 20enni. Ma state tranquilli che anche tra di voi qualche testa balenga c'era.
I sessanta-settantenni sono quelli che ci governano. Non ne posso più delle loro cravatte. Dei capelli grigi. Dei "gli anni della mia formazione"... Non ne posso più di quei Professori, di quei Dottori, di quegli Scrittori, di quei Giornalisti. Pare che la loro missione sia pontificare senza mai un cenno di analisi, ma che dico analisi, mi farebbe contenta anche solo un po' di ironia.
Sono stufa delle dita puntate. STUFA! E come dice Mons. Bettazzi, ricordiamoci che quando si giudica e si punta l'indice contro un altro, un dito indica, uno guarda in alto mentre le altre tre dita guardano colui che giudica.
Loro sono una specie rara. Ogni primavera si risvegliano dal torpore e rinverdiscono, rifioriscono. Ma quella foglia là era identica a quella dell'anno scorso, e anche quel fiore rosso aveva lo stesso petalo sciupato. Ogni foglia sempre uguale a se stessa, la linfa stanca ripercorre lenta la stessa identica strada anno dopo anno. I rami non tendono più al cielo sdoppiandosi, ma rimangono lì immobili. Fieri della posizione conquistata.
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