Si chiama Nadia Murad Basee Taha. E’una giovane ragazza yazida di 21 anni,appartenente a quella comunità minoritaria, fortemente perseguitata dagli uomini di Baghdadi.
Ha parlato all’assemblea del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per invitare il mondo a fermare con ogni mezzo il pernicioso cancro del Daesh, raccontando la propria triste esperienza, vissuta che non è molto.
Ha narrato d’essere finita nelle mani dei jihadisti come un qualunque bottino di guerra e di essere stata torturata, dopo aver visto morire i suoi fratelli, e subito dopo stuprata senza alcuna pietà prima da un miliziano, che la riteneva “cosa sua” e, successivamente, da un folto gruppo assatanato di compagni di ventura di lui.
Questo metodo dello stupro di gruppo- ha precisato Nadia a chi l’ha ascoltata- viene impiegato per annullare ogni forma di volontà nella vittima designata.
Naturalmente lei come altre giovani donne, trattate al pari di carne da bordello, devono, prima di essere alla mercé di queste bestie disumane per essere abusate,persino vestirsi e truccarsi come il maschio o i maschi vogliosi desiderano.
L’appello ai quindici del Consiglio di Sicurezza da parte di Nadia, senza esitazione e con quella che si chiama forza della disperazione, è stato quello di fermare, per pietà, tutto questo. E farlo al più presto.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)