Control, l’amore ci farà a pezzi

Creato il 22 settembre 2014 da Nicola933
di Michele Giacci - 22 settembre 2014

Control (id.)
Genere: Biografico
Regia: Anton Corbijn
Cast: Sam Riley, Samantha Morton, Alexandra Maria Lara, Craig Parkinson, Joe Anderson
2007
122 min

Di Michele Giacci. Salivano sul palco come se niente fosse, dando il via a qualcosa di strumentale, il batterista con un tatuaggio inquietante, gli altri tre rapiti e curvi sulle loro chitarre, spalle al pubblico. Il suono era metallico, melodico, stranamente posseduto. Prima del 1978 non si era ancora percepito nulla di simile.

Erano i Joy Division e poco più di due anni dopo il cantante Ian Curtis si suicidò, impiccandosi a 23 anni, alla vigilia del primo tour della band inglese negli Stati Uniti. La storia della sua vita travagliata divenne oggetto di un film, Control, diretto dal fotografo olandese Anton Corbijn.

Corbijn non cerca di realizzare un film musicale, anche se la musica è una parte essenziale di esso. Lo straordinario successo di Control è che funziona contemporaneamente come un biopic musicale e la storia di una vita. Le immagini con cui Corbijn ci conduce fino al suicidio di Ian sono meticolosamente modulate e non idealizzate. Osserva da una certa distanza, come noi, come hanno fatto tutti, mentre la sua vita avanzava impotente verso Closer.

Girato in un suggestivo bianco e nero, Control sembra un ritorno alla scuola di cinema britannico. Sam Riley interpreta Curtis come l’eroe della classe operaia del Nord, fuma sul letto ascoltando David Bowie con la sua ragazza, Debbie (Samantha Morton), che presto sposerà. Il film si basa proprio su un libro di memorie di sua moglie (Touching From a Distance)

Ian Curtis, che ci viene mostrato quasi nuovo nel film, era uno di quegli adolescenti introversi che guardano tristemente al proprio destino. Nella sua camera da letto angusta a Macclesfield nel Cheshire, una scrivania da scolaro contiene cartelle etichettate piene di poesie, romanzi, testi e così via. Le pagine dei quadernetti sono riempite non tanto con il suo lavoro, ma con i suoi sogni. Si stende sul letto, fuma, medita, ascolta musica. Sarebbe diventato oggetto di culto, di venerazione, come cantante della seconda metà degli anni settanta. Eppure, ci sono momenti in cui qualcuno ha quasi pensato che la morte era il suo piano.

C’è ironia nel nome della band Joy Division. Ian sembra di vivere un po’ di gioia e molta divisione interiore, come un interprete quasi passivo della sua carriera. Chi ascolta la sua voce sente la denuncia implacabile contro la gioia e la malinconia e una di queste impedisce di sentire le emozioni espresse dalle sue parole. Il suo malcontento non era una malattia ma un malessere, non la depressione maniacale, ma più come uno stato descritto in The Anatomy of Melancholy di Robert Burton:

”Tutte le mie gioie sono follia,

Nulla è così dolce come la malinconia.”

Il bianco, nero e grigio, naturalmente, fuoriescono da Ian, un ragazzo che sognava nelle ombre. Sam Riley lo fa sembrare sempre solo. La sua prestazione arriva a qualcosa di universale, raffigura a pieno un giovane uomo in grado di far fronte alle ribellioni interne della propria mente e del corpo. La versatilità con la quale soffre, solo, nella sua casa, verso la fine, è terribilmente sconvolgente e triste. Dove emoziona però, è nelle danze epilettiche sul palco con entrambe le mani che impugnano il microfono. Control è uno dei più percettivi film biografici di musica rock che rende omaggio ad un’intera generazione di romantici.

★★★★


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :