Conversazione con Francis Bacon

Creato il 01 giugno 2012 da Wsf

” …la mia pittura è soprattutto di istinto. E’ un’istinto, un’intuizione che mi spinge a dipingere la carne dell’uomo come se si spandesse fuori dal corpo, come se fosse la propria ombra. Io la vedo così. L’istinto è mescolato alla vita. Io cerco di avvicinare il più possibile a me l’oggetto, e amo questo confronto con la carne, questa autentica escoriazione della vita allo stato bruto. ”        Francis Bacon

Nei miei anni di vita a Bologna, tanti sono i libri che ho comprato e letto. ” Conversazione con Francis Bacon ” di Franck Maubert è uno dei più belli letti in quegli anni , pescato per puro caso in una libreria per artisti amatori in Via Mascarella. E’ una libreria splendida specializzata in pubblicazioni di nicchia e in cui consiglio assolutamente di fare un salto ad ogni amatore dell’arte.  In questo libro Francis Bacon racconta la sua arte, la sua vita ; vita di morte, passioni, amicizia, lavoro, viaggi , letture, alcool e persino un certo interesse per i videoartisti. Racconta degli autori che hanno influenzato il suo lavoro: la poesia di Yeats, T.S. Eliot, Shakespeare, Racine, Eschilo, la fotografia di Muybridge, il cinema di Bunuel , Szabò, la pittura di Poussin e Picasso. Proprio per il suo gusto artistico, la concezione univoca dell’arte che abbraccia la rappresentazione grafica alla parola, ho sentito subito a me vicino questo autore. Conversando con lui, Maubert riesce nella difficile impresa di restituire la complessità come pure l’estrema ambiguità di un uomo consacrato alla sua passione : la pittura.

Painting
1946 ; Oil on canvas, 198.1 x 132.1 cm (78 x 52 in); The Museum of Modern Art, New York

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F.Bacon :  Preferisco le luci violente e non amo particolarmente gli abat-jour: è roba da sale da biliardo. Non amo le decorazioni per la casa, sono inutili.

F. Maubert : Tuttavia lei è stato decoratore….

F. Bacon : Cosa si deve fare quando si è giovani? Da giovani si cammina senza sapere dove si sta andando. Allora perchè non fare il decoratore? Ma non ho fatto nulla di originale.

F.Maubert : Quindi cosa ha fatto prima di dedicarsi alla pittura?

F. Bacon: Molte cose. Un pò di tutto. Sa, ho iniziato molto tardi. Ricordo di aver fatto il cameriere, e di essermi divertito molto. Poi ho fatto anche il segretario particolare. E il venditore di biancheria femminile…E poi, come ricordava , il decoratore. E’ strano, proprio io che detesto la decorazione ho creato mobili e disegnato tappeti! Che orrore!

F.Maubert: Che stile avevano questi mobili?

F.Bacon : Direi che assomigliavano ai mobili cromati di Le Corbusier e di Charlotte Perriand. All’epoca trovavo interessante il loro lavoro . Disegnavo tavoli,scrivanie, poltrone in questo stile. Avevo perfino comprato una delle loro sedie che mi piaceva come scultura. Come sedia, non era affatto comoda. Si trattava di begli oggetti, molto ” clinici” .

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Bacon figure with meat , 1954

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F. Maubert : Viene da lì il suo gusto per quella che definisce pittura ” clinica” ?

F. Bacon:  Io volevo fare una pittura ” clinica” nella mia accezione del termine, capisce? I più grandi oggetti artistici sono “clinici.”

F.Maubert: Può spiegare questo termine per favore?

F.Bacon : In inglese si dice clinical. Quando adopero la parola ” clinico” , voglio indicare il realismo più assoluto. In effetti, è impossibile definirlo, è impossibile parlarne.

F.Maubert: ” Clinico” significa freddo, distante?

F.Bacon : Una sorta di realismo, ma non necessariamente freddo.Essere “clinico” non significa essere freddo; è un atteggiamento, è come tagliare qualcosa. Ma è innegabile che in tutto ciò ci sia della freddezza e della distanza.A priori, non ci sono sentimenti. E paradossalmente questo può provocare un enorme sentimento. ” Clinico” significa essere il più vicini possibili al realismo , essergli vicini nella parte più profonda di sè. ” Clinico” vuol dire esatto e tagliente. Il realismo è qualcosa che sconvolge.

F.Maubert: Un rapporto diretto con la vita e con la pittura forse?

F.Bacon: Sì indubbiamente. E’ su se stessi che bisogna lavorare prima di tutto…Io vorrei raggiungere una pittura clinica nel senso in cui è clinico Machbeth. I grandi poeti sono dei formidabili congegni per immagini. Le loro parole mi sono indispensabili.mi stimolano, mi aprono le porte dell’immaginario.

F. Maubert: Ho l’impressione che lei sia attratto dalla poesia, certo, ma soprattutto dalla tragedia. Sono questi i testi che fanno scattare le immagini, le parole che la aiutano e la spingono ad andare più lontano?

F.Bacon: Non saprei. Chi incita chi? Un’immagine ne porta, ne suggerisce un’altra. Indubbiamente i poeti mi aiutano ad andare ancora più lontano , come lei dice. Amo l’atmosfera in cui mi fanno sprofondare. Mi possono portare fino all’estasi. A volte basta una sola parola. A questo riguardo Eschilo non ha rivali. I poeti mi aiutano. Sì a dipingere, ma soprattutto a vivere…Shakespeare riesce a dire delle cose talmente acute…Ma a volte ci sono troppi sproloqui, troppe impennate liriche. Amo soprattutto il Machbeth. Non c’è nulla di più terrificante, di più orribile del Machbeth. E’ il concentrato del male.

F. Maubert: Sembra aver bisogno di essere colpito da parole o da immagini per dipingere. Le parole sono veramente così indispensabili per lei?

F.Bacon: Sono fatto così. Le cose banali, ordinarie, non hanno presa su di me. Non amo le cose anodine.E’ più forte di me. Quando leggo gli ultimi versi di The second coming di Yeats , questo mi tocca più di qualsiasi quadro storico, più di qualsiasi immagine di guerra.

Si alza, prende da uno scaffale della bibblioteca la raccolta di Yeats e legge con una voce quasi neutra, senza enfasi:

” And what rough heast, its hour come around at last / Slouces towards Bethlehem to be born ” – ” E quale mai rozza bestia, giunta alla fine della sua ora, / arranca verso Betlemme per venire alla luce? “

F. Maubert: In questi versi non è toccante solo la brutalità dell’immagine, ma l’arte di Yeats, l’intensità drammatica dei suoi versi…

F. Bacon: Esatto. Il potere e la forza delle sue parole, oltre alla sua visione profetica.

Painting of a dog – 1952


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