Conversazioni sulle cose essenziali

Da Bartleboom
"Le ho mandato le poesie perché nella vita c'è sempre una promessa non mantenuta, un'azione non compiuta, un'intenzione non realizzata e la paura di pentirsi di non aver portato a compimento quella promessa, azione, intenzione."
E' il luglio del 1952. Varlam Šalamov ha 45 anni, e ne ha già passati quindici deportato nei campi della Kolyma. Non è più prigioniero, ma ancora confinato. Scrive a Pasternak, che non lo conosce e allega alla lettera due libretti di poesie da lui scritte nel Gulag. Gli scrive per la sconfinata stima e amore del poeta dei cui versi è vissuto per vent'anni.
"Conosco persone che sono vissute, sopravvissute grazie ai suoi versi, grazie alla percezione del mondo che i suoi versi comunicavano - proprio quelli che adesso sono destinati alle fiamme. Ha mai pensato a questo? Agli esseri umani che sono rimasti esseri umani soltanto perché con sé avevano le sue parole, i suoi disegni e pensieri?"
Pasternak risponde. Nel dicembre di quello stesso anno un telegramma avvisa Šalamov che una lettera lo attende all'ufficio di posta, lontano dal suo villaggio centinaia di chilometri. Šalamov li percorre in diversi giorni, al gelo, su slitte trainate da cani, da renne, su camion, a piedi. Va a prendersi la lettera che lo restituisce alla vita e all'arte.Di questo parleranno negli anni successivi Šalamov e Pasternak, in un lungo epistolario e in incontri diretti, dopo il ritorno di Šalamov dal confino. Conversazioni sulle cose essenziali le chiama Šalamov, più essenziali dell'Estremo nord. Cosa c'è di più essenziale del gulag, dell'Estremo nord, della Kolyma? L'arte.Parleranno dell'arte, della poesia, dell'importanza della rima nella creazione poetica, dell'influenza di Annenskij, di Blok, e poi di Zivago, che Pasternak compone negli anni dell'epistolario con Šalamov, e di cui Šalamov è uno dei primi recensori. Poche volte mi è capitato di sentirmi ad un passo, un passo soltanto, da quella porta dietro la quale c'è il significato, il senso ultimo e profondo della poesia, e dello scrivere, come dopo aver letto il carteggio fra Šalamov e Pasternak. Dietro quelle parole salvate dalla fiamme quasi mi pareva di aver capito cos'è la poesia."Ho capito che ciò che fa uno scrittore è la pressione poetica a sentire profondamente un'impressione, come se le parole volessero salvarsi da un incendio scoppiato da qualche parte nell'intimo per un motivo casuale, e si sprigionassero, si precipitassero fuori sulla carta."