Convinzioni limitanti: che disgrazia! 3^ parte

Da Pasqualefoglia @pfoglia2

Futuro e passato s'impossessano della mente conscia in maniera morbosa e ci rimette il presente che fugge senza essere vissuto. Il presente è la vita!

Tra il sapere e il saper fare c'è di mezzo il mare.

In medio stat virtus!

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L'aspirazione universale all'eccellenza, alla quale tendiamo in maniera indiscussa e quasi maniacale, secondo il parere di un illustre esperto, sembra inficiare la massima "In medio stat virtus"! Secondo questo mio amico, medio viene da mediocre, il che inficerebbe tutta la mia argomentazione. In realtà, è il termine mediocre che proviene da medio e significa scarso, meno che medio.

L'eccellenza, invece, è una virtù, ed è il valore medio tra una cultura enciclopedica e una mediocre.

Il valore medio che rappresenta la virtù è sempre al centro tra due poli opposti di cui uno rappresenta il troppo (o massimo) e l'altro il poco (o minimo) di un determinato valore o caratteristica.

La virtù, in senso generale, nasce sempre dall'equilibrio tra due valori opposti. La virtù è, in parole semplicissime, la giusta quantità di una data cosa, anche se varia da persona a persona.

Nella seguente tabella sono riportati parecchi esempi esplicativi di virtù quale valore medio tra due fattori antagonisti e complementari.

Mi piace molto questa definizione del coach Davide Tambone: "I tuoi difetti sono i pregi con il volume troppo alto". Questa frase va completata aggiungendo: "oppure troppo basso".

I pregi, ossia le virtù, si trasformano in difetti quando sono troppo alti o troppo bassi.

L'eccellenza si raggiunge specializzandosi in un determinato campo. Ecco perché l'eccellenza è al centro tra una cultura mostruosa o enciclopedica (il troppo) e l'ignoranza o mediocrità (il poco). L'eccellenza, come spiega il formatore Max Formisano, è il frutto dell'Autodisciplina, dell'Impegno e della Costanza - sigla registrata AIC che significa anche alza il culo. Occorre pagare un prezzo molto alto per raggiungerla.

Conoscere tante teorie e magari anche molte strategie è una caratteristica delle menti enciclopediche. Ma tra il sapere e il saper fare c'è di mezzo il mare. Si potrebbe dire che sapere troppe cose in campi molto diversi è controproducente proprio perché porta alla presunzione di sapere, anziché al saper fare bene le cose. L'eccellenza perciò si può raggiungere solo in un campo specifico, magari quello verso il quale ci sentiamo più portati e richiede parecchi anni di impegno, costanza e autodisciplina. Dietro una medaglia d'oro alle olimpiadi ci sono tantissime ore di allenamento, nonché sofferenza e sacrifici, proprio ciò che spaventa le persone mediocri che non escono mai dalla propria zona di comfort e che non sono disposte alle rinunce e alla fatica, anzi a sottoporsi volontariamente allo stress per crescere e migliorare.

I nemici dai quali si deve guardare l'eccellenza sono proprio il sapere enciclopedico e l'ignoranza perché tendono a risucchiare il professionista eccellente verso l'ampliamento delle proprie competenze, anziché a restringerle verso una sola specializzazione, oppure lo portano a ridurre la ricerca, l'impegno e l'allenamento quotidiano. Più attività si svolgono e meno pregevole è il risultato ottenuto; come pure, diminuendo l'impegno, la costanza e l'autodisciplina si perde l'eccellenza e si abbraccia... la mediocrità.

I poli opposti, quando non sono equilibrati o equidistanti, diventano problematici, e questo vale anche per il passato e il futuro che ci impediscono di essere felici.

Passato e Futuro s'impossessano delle nostre due menti (i due emisferi cerebrali) in maniera morbosa e ci rimette il Presente che ci sfugge senza essere vissuto. Il presente altro non è che la nostra stessa vita!

Quando non viviamo nel presente, nel qui e ora, la vita ci sfugge senza essere goduta e siamo afflitti dall'ansia se viviamo troppo nel futuro, o dalla depressione se viviamo troppo nel passato.

Se i ricordi, gli errori, i rimorsi, le esperienze passate sono per noi un tormento, diventano anche la causa delle nostre ansie e preoccupazioni quotidiane perché temiamo che potrebbero verificarsi di nuovo. Anziché farci sopraffare dalle preoccupazioni, dovremmo abituarci a "pre-vedere" cosa potrebbe succedere, e prima di uscire di casa prendere l'ombrello se è prevista la pioggia. Fuori di metafora, se stiamo per affrontare un discorso in pubblico, un esame o un incontro importante, dobbiamo prepararci per bene. Prevenire, anticipare e prevedere gli eventi ci mette in una situazione nettamente migliore.

Quando proiettiamo nella nostra mente il film di ciò che ci è successo ieri o tanto tempo fa, dell'occasione che ci siamo lasciata sfuggire, dell'errore madornale che abbiamo commesso, della nostra mancanza di coraggio per non aver osato di più, o della nostra mancanza di tatto, stiamo vivendo (con la nostra mente conscia) nel passato. Anche ciò che sogniamo, desideriamo, immaginiamo e fantastichiamo, insomma la nostra visione del futuro emerge dall'emisfero sinistro, quello razionale e conscio.

La vita purtroppo è fatta di continui problemi, ostacoli e imprevisti. L'unico antidoto contro di loro è un cambio netto di mentalità: dobbiamo considerarli come le nostre sfide quotidiane e preparci bene per affrontarli e soprattutto prevenirli. Se sappiamo di dover sostenere un esame impegnativo o un discorso in pubblico e non vogliamo avere brutte sorprese, dobbiamo prepararci per bene e in tempo. E quindi non dobbiamo cadere nella trappola del pensiero positivo ad oltranza, ma restare con i piedi per terra pur visualizzando e prevedendo il nostro pieno successo. Accetta la realtà e sarai felice per sempre!

Essere preoccupati ed essere previdenti sono caratteristiche antitetiche della nostra immaginazione; ma mentre la previsione è fatta d'immagini positive e costruttive, le preoccupazioni sono fantasie negative e distruttive. Se i nostri due emisferi cerebrali non sono in sintonia, s'intralciano a vicenda, per cui la creatività che è una qualità dell'emisfero emotivo, anziché essere costruttiva e farci fare previsioni positive, ci induce invece a previsioni negative generando ansia e preoccupazioni.

La sintonia tra i due emisferi cerebrali ci fa vivere nel presente, anzichè nel passato o nel futuro. La felicità si trova esclusivamente nel presente, nel qui e ora, e solo vivendo nel presente c'è sintonia emisferica. Ciò avviene quando siamo focalizzati o concentrati su qualcosa che ci piace: siamo creativi ed efficienti perché non pensiamo ad altro, ma soltanto a ciò che stiamo facendo.

Il presente, quindi, si vive prestando attenzione alle cose che stiamo facendo senza distrarci. Quando i bambini guardano un cartone animato alla televisione, sono così concentrati che non sentono la mamma che li sta chiamando. La concentrazione è focus, è presente, ed è gioia di vivere.

Il contrario della concentrazione, del focus su ciò che stai facendo, è il multitasking: si fanno tante cose simultaneamente e si perde la bellezza del momento presente. Se quando sei a tavola guardi la televisione e osservi scene raccapriccianti o ascolti fatti che ti indignano, come puoi goderti il pranzo?

Più vivi nel passato o nel futuro e meno ti godi il presente, la vita stessa. Il passato è fatto di rimorsi, rimpianti, scelte sbagliate, sensi di colpa, esperienze dolorose che si rivivono ogni volta che ne affiora il ricordo perché il cervello non distingue tra la realtà e la finzione: il cervello riconosce soltanto il qui e ora. I ricordi dolorosi perciò spingono alla depressione. E tuttavia il passato è esperienza di vita, non deve essere visto negativamente. Anzi i ricordi dolorosi del passato si possono guarire reinterpretandoli in chiave positiva. Il passato è maestro di vita e occorre trarre da esso ispirazioni e riflessioni in modo da non ripetere gli stessi errori e non trovarci nelle stesse situazioni.

Anche il futuro, come il passato, può essere vissuto o interpretato in modo limitante oppure potenziante. Se usi spesso le seguenti frasi: "Sarò felice soltanto quando avrò un lavoro sicuro, una casa splendida, una moglie carina, una macchina fuoriserie...", ti sei votato all'infelicità perpetua. La felicità non è mai il traguardo, ma è l'esperienza maturata durante il tragitto che ci rende forti, resilienti, sicuri e convinti delle nostre capacità. La felicità consiste nel far prevalere le emozioni positive rispetto a quelle negative.

Ed ecco perché l'autostima è a prescindere, ossia non deve dipendere dai risultati ottenuti o che vorresti avere; e non deve dipendere dai "se" o dai "ma". L'autostima è credere in se stessi in maniera responsabile, e come già detto nella seconda parte, non deve dipendere né dall'approvazione degli altri, né dai risultati che abbiamo ottenuti finora, e né paragonandoci con chi sta meglio di noi.

L'autostima è come tu ti vedi: e se ti vedi in maniera negativa, la tua autostima è bassa!

Ci sono tanti personaggi ricchi e famosi che si drogano, si disperano, si suicidano persino, pur avendo avuto tutto dalla vita, anzi proprio perché avevano puntato la conquista della felicità sul successo e sulla fama anziché sull'amore per se e per i propri cari. Non avere qualcuno da amare è il più grande dramma dell'umanità! Allontanarsi dall'affetto dei genitori e fratelli è la propria condanna! L'essere umano è assetato di amore e quando non riesce ad amare i propri parenti più stretti, magari a seguito di una forte delusione, lo riversa sui cani o sui gatti che diventano la loro famiglia, oppure sul denaro e altri sostituti dell'amore (cibo e sesso).

La felicità non può dipendere dalle nostre aspettative. La felicità viene da dentro. Se ci amiamo a prescindere, saremo automaticamente felici e contenti e saremo anche in grado di amare e di essere amati. E avremo un'autostima sana.

Indubbiamente, il desiderio è la molla della vita, e perciò il nostro compito è trasformarlo in obiettivo assegnandogli una scadenza e impegnandoci a fondo per realizzarlo nei tempi previsti. Un obiettivo deve essere una sfida per noi stessi, ma non deve neanche essere campato in aria: non puoi pretendere di scalare il Monte Bianco senza avere la giusta preparazione atletica e mentale; o di avere successo nella vita senza la conoscenza di protocolli, tattiche e strategie come per esempio la visualizzazione del traguardo già raggiunto (ponte sul futuro); o senza controllare e godere dei progressi parziali; o ancora senza sposare la flessibilità e mettere in conto quei micidiali guastafeste che sono gli imprevisti che ti prendono alla sprovvista e ti tagliano le gambe. Per avere successo devi saper sopportare le frustrazioni e rialzarti dopo l'ennesimo fallimento. Per avere succeso occorre l'AIC: autodisciplina, impegno e costanza!

Contro gli imprevisti possiamo vaccinarci in un solo modo: smettendo di essere ottimisti ingenui e irresponsabili, ma realisti, neutri, obbiettivi, fiduciosi e consapevoli. Ottimismo e pessimismo sono due opposti micidiali, e per non restare tramortiti dai tanti fallimenti che precedono sempre il raggiungimento del traguardo, è bene tenere i piedi per terra e prepararsi al massimo visualizzando il proprio successo. Anche se un po' di ottimismo non guasta ed è anzi necessario, è proprio l'eccessivo ottimismo, che si accompagna a pretese esagerate, che ci travolge in alcune circostanze e non ci consente di accettare la realtà amara quando è necessario.

Credo che l'acquisizione più utile emersa dalla nostra chiacchierata sia che "la virtù è la giusta quantità di ogni cosa". Assimilando a fondo questo aforisma, si ottiene una mente conscia forte, volitiva, flessibile e responsabile e si diventa padroni della propria vita perché i due emisferi risultano equilibrati e la vita scorre in un equilibrio quasi perfetto di pensieri, emozioni e sentimenti!

Se la mente conscia è debole, ci emozioniamo eccessivamente -perdiamo la virtù che è la giusta quantità-, come quando abbiamo troppa paura o siamo arrabbiati, e in questi casi l'emisfero destro del cervello, quello irrazionale e inconsapevole, prende nettamente il sopravvento su quello opposto e perdiamo la lucidità mentale e la capacità di concentrazione, e purtroppo anche il buon senso e l'etica.

Una forte emozione inattesa ci fa dimenticare per ore e ore persino il proprio bimbo in macchina! Un raptus di gelosia o di follia provoca azioni mostruose e incontrollabili... L'irrazionalità presente dentro di noi può essere tenuta sotto controllo soltanto da una mente forte, consapevole e responsabile.

Le rimozioni dei poli negativi causate da convinzioni limitanti danno luogo a bassa resilienza e ad abitudini negative.

La virtù è al centro perché soltanto al centro i due poli opposti della nostra dualità sono di uguale peso e misura e si neutralizzano a vicenda aiutandosi e completandosi, anziché contrastarsi e provocare scelte sbagliate.

P urtroppo, quando un polo diventa esagerato o eccessivo, annienta l'altro e si crea uno squilibrio. E non funziona più niente bene!

Aumentando la differenza di potenziale o di tensione tra i due poli della coppia, aumentano anche i pericoli: pensiamo all'alta tensione! Le acque del fiume che scorrono in piano non sono pericolose, ma le acque che scendono dalla montagna a seguito di un forte temporale, sono impetuose e devastanti e causano fatti luttuosi e tragici! È molto più rischioso scalare una parete verticale che una poco inclinata.

L'eccesso è sempre un difetto ed è dannoso! Il troppo, l'allontanamento eccessivo dal centro, è pericoloso soprattutto se diventa un'abitudine perché annulla il polo opposto che deve fare da contrappeso. Il troppo e il poco sono i due mostri da cui si genera la virtù e dai quali la virtù stessa si deve guardare. Basta non eccedere, restare equilibrati il più possibile e per quanto è possibile..., per vivere armoniosamente e senza scosse. Ma è anche vero che alcune persone, e soprattutto i giovani nel pieno della loro vigoria fisica, i pericoli e le scosse le vanno cercando! E spesso ne pagano le conseguenze.

L'uomo odia la noia, e non a caso il peccato originale fu commeso nel luogo della "presunta" massima beatitudine: il giadino dell'Eden. L'eccessivo benessere porta alla noia e alla trasgressione.

Più ci si allontana dai valori medi, dal centro, dalla virù, più diventa difficile e problematico controllare gli eventi e le proprie emozioni. Un forte spavento fa sparire la sicurezza. Ai due lati della virtù, lo ripeto ancora, ci sono i due mostri dai quali la virtù si è affrancata. Nella realtà dei fatti, noi pendiamo continuamente da un lato o dall'altro, il che ci nuoce soltanto se non riusciamo a raddrizzarci in tempo per riprendere consapevolmente e rapidamente l'equilibrio e reimpossessarci della virtù.

Pendere leggermente, ossia quel tantino che basta e che forse non guasta, dal lato dell'ottimismo, della gratitudine, dell'amore, della bontà, della generosità, dell'altruismo, dell'umiltà, dell'etica, insomma dal lato del bene anziché del male, può essere tranquillizzante, ma non è detto che sia in ogni circostanza la cosa migliore. In ogni caso, non consiglio a nessuno di essere eccessivamente buono: diventerebbe lo scemo del villaggio! Anche la Torre di Pisa pende quel tantino che basta (5°) per essere una cosa speciale, anzi unica al mondo! Eppure costa tantissimo il consolidamento del suolo per non farla cadere! Quindi, cosa succederebbe se i palazzi non fossero in perfetto equilibrio verticale, ma pendessero da un lato...?

E cosa succede agli esseri umani che pendono di qua o di là? Perdono la virtù, la serenità e la stabilità. Per restare al centro, anzi nel baricentro, luogo di virtù indiscussa, di pace e di prosperità, si deve evitare il troppo e il poco, fattori individuali e soggettivi sicuramente, ma universali. Evitando il troppo il poco potrai prendere rapide decisioni e non essere vittima dell'indecisione che porta all'inazione e al fallimento. Vero è però che ci si accorge di avere esagerato soltanto dopo... ossia quando arriva la batosta.

Evitando il troppo e il poco si vive sempre nel presente, nel centro, nella virtù - la giusta quantità di ogni cosa - e si evita la gratificazione immediata che causa grossi problemi nel lungo termine. Evitando il troppo e il poco si prendono decisioni a lungo termine e si raggiunge l'eccellenza che è una scelta quotidiana. Se si pende a lungo dal lato del troppo o del poco arriva inesorabile l'ennesima crisi, l'ennesimo fallimento. E si pende dal lato del troppo o del poco lamentandosi e dando la colpa agli altri per tutto ciò che ci succede!

Il peggior male che tu possa fare a te stesso è non comprendere che la responsabilità di tutto ciò che ti accade è sempre tua e tua soltanto! Ma questa convinzione positiva potrebbe diventare negativa se prendi la vita troppo sul serio...!

Insomma, non bisogna mai esagerare... perché la virtù è soltanto la giusta quantità di ogni cosa, non certo il massimo!

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