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COOPERATIVA DI VITTORIO, "È LA STORIA DI FIDENZA", RINFRESCHIAMOCI LA MEMORIA. Seconda parte. 2.

Creato il 29 novembre 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
COOPERATIVA VITTORIO, STORIA FIDENZAE' iniziata così: <<1970, 18 ottobre: 69 persone si riuniscono nella Sala del Consiglio Comunale di Fidenza e danno vita alla Cooperativa d’abitazione a proprietà indivisa Giuseppe di Vittorio. Firmano un semplice atto notarile che diventerà molto più di un pezzo di carta: è l’inizio di un percorso che ha coinvolto e spesso cambiato la vita di centinaia di persone e famiglie, una storia fatta di passione e lotta per la tutela  dei diritti fondamentali, di azioni sostenute con convinzione e coerenza, di condivisione, partecipazione, solidarietà.
E’ dalla volontà di rispondere al bisogno fondamentale della casa che nasce l’esperienza della Cooperativa Di Vittorio: alcune decine di persone tentano, unendo sforzi e risorse non solo economiche, di risolvere in modo autonomo e privo di condizionamenti esterni, il problema della casa, con spirito solidaristico, partecipazione di tutti e soprattutto iniziative “dal basso”
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...44 anni dopo:

Fidenza: Coop Di Vittorio, Rigoni all'attacco

Il candidato sindaco: "Non si deve fare speculazione, ma le responsabilità politiche sono così evidenti che tacerle significherebbe voler mentire o esserne partecipi”. 

COOPERATIVA VITTORIO, STORIA FIDENZA

FIDENZA (Parma) – Il presidente della Di Vittorio ha invitato i partiti a non strumentalizzare in campagna elettorale la difficile situazione della cooperativa edile. Il candidato Gabriele Rigoni, alla guida della lista civica “Con Fidenza”, non ci sta: “Faremo tutto il possibile per salvare la cooperativa, abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo in provincia. La Di Vittorio è per noi una questione centrale, chiediamo chiarezza e trasparenza, ci saremmo aspettati che il caso Di Vittorio venisse toccato, tra i quesiti scelti dalle associazioni di categoria, durante il primo incontro ufficiale tra i candidati organizzato da Rete Impresa, ma così non è stato. È un argomento difficile da affrontare, per tutti. Certo non si deve fare speculazione su una vicenda che rischia di mettere in gravi difficoltà seicento famiglie, ma al tempo stesso le responsabilità politiche sono così evidenti che tacerle significherebbe voler mentire o esserne partecipi”.Rigoni prosegue. “Faremo tutto il possibile anche in questi decisivi giorni, per salvare la cooperativa edilizia Di Vittorio, impegnandoci a fianco del rinnovato consiglio d’amministrazione, per evitare che venga dissipato il patrimonio accumulato attraverso la fatica e i risparmi dei fidentini.  Qualche giorno fa abbiamo chiesto, perché non era stato fatto, in via ufficiale, con procedura straordinaria, proponendo ai capi gruppo consiliari provinciali di sottoscrivere tale richiesta, mentre  in tanti ne parlavano sulla stampa senza nessuna azione concreta, l’istituzione di un tavolo di crisi i provincia, che può essere un utile strumento di mediazione con le banche e i creditori. Stiamo comunque facendo la nostra parte, ancor prima dell’apertura di un tavolo, e abbiamo già incontrato un importante azionista dell’unica banca che per ora si è opposta al piano di concordato. Quello che conta ora, al di là di tutto, è arrivare ad una soluzione positiva e quindi all’ammissione alla procedura di concordato. I numeri contenuti nella relazione allegata al concordato preventivo parlano chiaro. Mutui ipotecari per 45,5 milioni di euro a fronte di un patrimonio immobiliare che ne vale 36 milioni, almeno secondo quanto stimato dalla perizia, perché non è dato sapere quale sia il vero valore di mercato realizzabile; quel che è certo è che i soci finanziatori dovrebbero recuperare complessivamente 12,5 milioni di euro investiti nella società.  Perché si è arrivati a questo? Lo scrivono gli stessi commissari: la cooperativa Di Vittorio ha perseguito strategie di diversificazione che hanno dissipato il capitale dei soci. Citiamo: “l’apertura del ristorante Atto primo ha drenato risorse senza che il consiglio d’amministrazione della Di Vittorio potesse entrare nel merito della discussione”. Un patto segreto tra i tre soci privati e la Di Vittorio, ha permesso a chi deteneva solo una minuscola percentuale del capitale dell’Atto primo, di compiere tutte le scelte. Al socio di maggioranza, la Di Vittorio, spettava solo mettere i soldi. Per quale ragione e da chi è stata presa questa decisione?In tutta la vicenda ci sono responsabilità politiche piuttosto nette: gestione della coop Di Vittorio e Pci prima (poi Pd), inclusi i passaggi delle stesse persone all’interno dell’Amministrazione comunale, sono andate a braccetto: lo testimonia il continuo travaso di amministratori tra l’una e le altra realtà. Per cui, dopo che la cooperativa Di Vittorio sarà stata salvata, anche con il nostro concorso, istituiremo una commissione di studio per approfondire eventuali responsabilità e per valutare il tipo di governance che ha caratterizzato questa cooperativa che, di fatto, ha alterato il mercato immobiliare fidentino. Non bisogna poi dimenticare che nel gruppo Di Vittorio sono finiti i soldi dei soci ma anche, sotto forma di finanziamenti pubblici e abbondante consumo di territorio, per altro ancora parzialmente in pancia alla Di Vittorio, i soldi ed il patrimonio di tanti cittadini”.(fine seconda parte, continua)
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