COP21: l’ipotesi “Gaia” e la reazione umana ai cambiamenti climatici

Creato il 04 dicembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

La filosofia e la scienza s’incontrano per salvare il pianeta

Lunedì 30 novembre, a Parigi, la campanella d’allarme ha suonato e ha dato così il via alla COP21. Organizzata dalle Nazioni Unite, la COP è una conferenza atta a trovare nuovi metodi e soluzioni per affrontare i cambiamenti climatici a livello internazionale. Da qualche anno, anche se decisamente troppo tardi, abbiamo raggiunto la consapevolezza che i problemi ambientali e climatici non possano e non debbano essere affrontati e combattuti esclusivamente da qualche ambientalista solitario e particolarmente convinto o dalla comunità scientifica.

In seguito ai dati piuttosto preoccupanti diffusi dagli esperti, i Capi di Stato hanno quindi decretato, per la prima volta, di rendere le decisioni prese alla COP di Parigi giuridicamente obbligatorie, affermando: “we agreed to agree”. Gli accordi che prenderanno, diversamente dalle COP degli anni precedenti, saranno quindi “binding”.

Con 190 paesi partecipanti e tante speranze, la COP21 è forse l’ultima occasione per salvare il pianeta e l’umanità.

In questo turbine di accordi, meeting e conferenze, servirebbe però un momento per riflettere.

Il filosofo, sociologo e antropologo Bruno Latour, professore a Sciences Po Paris, è uno dei fondatori e sviluppatori del progetto Gaïa Global Circus, che va in scena in occasione della COP21.

Dopo la pubblicazione del libro “Face à Gaïa” (“Di fronte a Gaia”), quest’ottobre 2015, il filosofo ha ideato un ciclo di conferenze e uno spettacolo teatrale aventi come tema il cambiamento climatico, in vista del meeting parigino.

Durante la conferenza-lettura svoltasi lunedì scorso al Consorzio di Dijon, Bruno Latour parla di Gaia come un’entità suprema semi-divina con la quale l’umanità deve scendere a compromessi per non precipitare nell’oblio.

In primis, citando e leggendo estratti del suo ultimo libro, sottolinea quanto il termine “crisi” riferito all’ambiente e al clima sia sbagliato e fuorviante. “Non stiamo attraversando una crisi”, afferma, “perché una crisi è passeggera. Non possiamo chiamarla una crisi perché quella in atto è una vera e propria mutazione esistenziale.”

Da 30 anni sappiamo di dover cambiare drasticamente il nostro stile di vita ma non l’abbiamo ancora fatto, ignorando tutto ciò e rendendo dunque la situazione irreversibile.

Passando per Galileo, Brecht, Freud e Hobbes, Bruno Latour spiega come gli esseri umani abbiano estremamente bisogno di fare pace con Gaia, e non di cercare l’emancipazione da quest’ultima, come, afferma, gli umani tentano di fare da tempo. Vivere nel periodo dell’Antropocene, sostiene il filosofo, vuol anche dire ammettere d’avere dei limiti di fronte a Gaia, e quindi di fronte alla Terra.

Photocredit: Paula Court

La riflessione verte inoltre sulla differenza tra animali e esseri umani; se gli animali rispondono attivamente ai cambiamenti climatici, gli umani non possono continuare a sentirsi colpevoli ma devono bensì credersi capaci di rispondere anche loro alle sfide di questa nuova era.

L’ipotesi “Gaia”, derivante dall’omonimo mito greco, è sviluppata da James Lovelock, un noto scienziato britannico. La sua teoria consiste nel fatto che la Natura, che ha sempre fatto da “background” alle azioni umane, stia disparendo e lasciando spazio a un essere di cui è difficile prevedere le manifestazioni. Abbiamo giocato con l’aria, gli oceani, i ghiacci, il clima, la superficie terrestre e li abbiamo resi instabili e imprevedibili; ora interagiscono con noi ma noi, umani, non sappiamo più controllarli. L’ipotesi di Lovelock viene quindi ripresa da Latour, che spiega la teoria sviluppata dal britannico e riafferma l’idea che questo essere imprevedibile che ha sostituito la Natura sia ciò che entrambi definiscono come “Gaia”, una figura da mille sfaccettature, con un’etica, una politica, una scienza, un’economia e una teologia intorno ad essa.

Bruno Latour chiude il ciclo di conferenze con uno spettacolo ideato insieme a Frédérique Aït-Touati e Chloé Latour, dove l’incertezza umana è protagonista, insieme all’insofferenza e alla noncuranza della società davanti a Gaia. Quest’ultima regna ormai sovrana e non esiterà a “farsi viva” se noi non saremo pronti ad abbandonare la convinzione della presunta onnipotenza umana.

Valentina Spina

Tags:ambiente,clima,COP21,filosofia,gaia global circus,latour,parigi,pianeta

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