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COP21: L’ipotesi “Gaia” e la reazione umana ai cambiamenti climatici

Creato il 06 dicembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

La filosofia e la scienza s’incontrano per salvare il pianeta

Lunedì 30 novembre a Parigi, la campanella d’allarme ha suonato e ha dato così il via alla COP21. Organizzata dalle Nazioni Unite, la COP è una conferenza internazionale atta a trovare nuovi metodi e soluzioni per affrontare i cambiamenti climatici.

Photocredit: technoevangelist - Foter.com -  CC BY [4988584]

Photocredit: technoevangelist – Foter.com – CC BY [4988584]

Da qualche anno, anche se decisamente troppo tardi, abbiamo raggiunto la consapevolezza che i problemi ambientali e climatici non possano e non debbano essere affrontati e combattuti esclusivamente da qualche ambientalista solitario particolarmente convinto o dalla comunità scientifica.

In seguito ai dati piuttosto preoccupanti diffusi dagli esperti, i Capi di Stato hanno quindi decretato per la prima volta, di rendere le decisioni prese alla COP di Parigi giuridicamente obbligatorie, affermando: “we agreed to agree”. Gli accordi che prenderanno, diversamente dalle COP degli anni precedenti, saranno quindi “binding”.

Con 190 paesi partecipanti e tante speranze, la COP21 è forse l’ultima occasione per salvare il pianeta e l’umanità.

In questo turbine di accordi, meeting e conferenze, servirebbe però un momento per riflettere.

Il filosofo, sociologo e antropologo Bruno Latour, professore a Sciences Po Paris, è uno dei fondatori e sviluppatori del progetto Gaïa Global Circus, che va in scena in occasione della COP21.

Dopo la pubblicazione, lo scorso ottobre, del libro “Face à Gaïa” (“Di fronte a Gaia”), il filosofo ha ideato un ciclo di conferenze e uno spettacolo teatrale aventi come tema il cambiamento climatico, in vista del meeting parigino.

Durante la conferenza-lettura svoltasi lunedì 30 novembre al Consorzio di Dijon, Bruno Latour parla di Gaia – che a priori interpretiamo come la Terra –  come un’entità suprema semi-divina, con la quale l’umanità deve scendere a compromessi, per non precipitare nell’oblio.

In primis, citando e leggendo estratti del suo ultimo libro, sottolinea quanto il termine “crisi” riferito all’ambiente e al clima, sia errato e fuorviante;  “non stiamo attraversando una crisi” afferma, “perché una crisi è passeggera. Non possiamo chiamarla una crisi perché quella in atto è una vera e propria mutazione esistenziale.”

Da 30 anni sappiamo di dover cambiare drasticamente il nostro stile di vita ma non l’abbiamo ancora fatto, ignorando tutto ciò e rendendo dunque la situazione irreversibile.

Vivere nel periodo dell’Antropocene, sostiene il filosofo, vuol anche dire ammettere d’avere dei limiti di fronte a Gaia, e quindi di fronte alla Terra.

La riflessione verte inoltre sulla differenza tra animali e esseri umani; se gli animali rispondono attivamente ai cambiamenti climatici, gli umani non possono continuare a sentirsi colpevoli ma bensì devono credersi capaci di rispondere anche loro alle sfide di questa nuova Era.

L’ipotesi “Gaia”, derivante dall’omonimo mito greco, è sviluppata da James Lovelock, un noto scienziato britannico. La sua teoria sostiene che la Natura, che ha sempre fatto da “background”, da semplice sfondo, alle azioni umane, stia sparendo, lasciando spazio a una entità di cui è difficile prevedere le manifestazioni.

Abbiamo giocato con l’aria, gli oceani, i ghiacci, il clima, la superficie terrestre, li abbiamo resi instabili e imprevedibili; essi interagiscono con l’uomo, ma l’uomo non sa più controllarli. L’ipotesi di Lovelock viene quindi ripresa da Latour, che ne spiega la teoria, riaffermando  l’idea che la Natura è stata sostituita da ciò che entrambi definiscono “Gaia”, la quale è un  essere imprevedibile dalle mille sfaccettature, con un’etica, una politica, una scienza, un’economia e una teologia sue proprie.

Bruno Latour chiude il ciclo di conferenze con uno spettacolo ideato insieme a Frédérique Aït-Touati e Chloé Latour, dove l’incertezza umana, insieme all’insofferenza e alla non curanza della società sono protagoniste davanti a Gaia.

Quest’ultima regna ormai sovrana e non esiterà a “farsi viva” se noi non saremo pronti ad abbandonare la convinzione della presunta onnipotenza umana.

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