Corde di chitarra rosse di salamelle

Da Enricogrz
La mia osteria è un ambiente semplice con mattonelle in cotto, tavoli in legno consumati e tovagliette di carta, bicchieri semplici, una scelta di vini limitata ai miei gusti e al territorio - certo, così non devo girare troppo per procurarmeli di persona - un menù non sofisticato fatto con verdure di stagione e una disponibilità di prodotti che cambia con le stagioni. Non mi piace consigliare la trippa in agosto
- Ciao, Enrico.
- Ehilà, Teo, come va?
- Guarda - dice asciugandosi la fronte con un fazzuolo di stoffa - c'è un caldo tremendo oggi pomeriggio.
- Si sta bene all'ombra. Bevi qualcosa?
- Sì, dammi il solito rosso.
Gli verso un bicchiere, due chiacchere, altro bicchiere, due chiacchere con qualche altro avventore non avvenente, altro bicchiere e che fame e che bisogno di asciugare lo stomaco!
- Ehi, Enrico, qua si beve e si trinca, ma non si mangia. Che ci consigli oggi?
- Un primo?
- Sì, dai, sì.
- Ho della trippa preparata stamattina, buona, è con i fagioli.
- Eh!? - mi guarda e strabuzza gli occhi - No, dai, altro?
- Dai, scherzo, faccio io. Una bella pastasciutta antifuturista. Meglio?

L'estate è lontana e la trippa non c'è. Si mangiano spaghetti alla chitarra di Campofilone con sugo alla salsiccia. Una mattina come tante altre mi sono alzato da letto, ho cercato la sveglia e l'ho spenta, sono tornato a letto e cinque minuti dopo mi sono rialzato dopo essermi crogiolato nel tepore accumulato tra le coperte durante la breve notte, quasi come fossi un cartoccio, e ho detto: "Oggi si mangia quanto ho appena scritto".
Ingredienti per 2
200 gr di Chitarra di Campofilone, pasta all'uovo
1 salamella di maiale
1 cipolla
passata di pomodoro
vino bianco
rosmarino
Tappa numero uno. Tritate la cipolla senza piangere e mettetela in una padella con dell'olio a farla appassire (punizione per avere tentato le lacrime).

Tappa numero due. Spellate la salamella e aggiungetela in padella, fatela rosolare bene e rompetela altrettanto bene con un cucchiaio di legno.

Tappa numero tre. Aggiungete del vino bianco e fatelo asciugare. Non sentitevi obbligati a usare ogni volta il vino più economico che vi capita a porta di mano al supermercato, non sentitevi nemmeno obbligati a usare un Trebbiano d'Abruzzo 2004, magari solo per farmi contento.

Tappa numero quattro. Aggiungete la passata di pomodoro. Se non avete voglia di farla - e vi capisco, anche io non la faccio quasi mai -, abbiate però il buongusto e il buonsenso di procurarvene di buona. Se mettete la testa fuori di casa, magari verso quello che rimane della campagna, potete trovare aziende biologiche che ne producono di ottima e, se siete fortunati, la trovate direttamente anche tra gli scaffali di qualche negozio o meglio al mercato di paese. Aggiungete del rosmarino tritato e lasciate sobbollire per... dai, 20 minuti tutti, facciamo una mezzoretta così andiamo sul sicuro. Aggiustate di sale o dado in polvere in caso di bisogno e ce ne sarà.

Tappa numero cinque. Buttate in acqua salata la pasta (che è di semola di grano duro e uova fresche senza acqua e dalla forma squadrata), fatela cuocere - ovvio -, scolatela, mettetela nel piatto, conditela con il sugo, che non ha un nome, e formaggio gratuggiato + olio extravergine di oliva + forchetta.

- Vuoi una bavaglia?
- Serve?
- Lo devi sapere tu. Io ti do da bere e ti faccio da mangiare, ma non ti lavo la camicia.
PS:  L'osteria non esiste.

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