Cormac McCarthy: Inquietudini dal Terzo Millennio

Creato il 05 giugno 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il giugno 5, 2012 | LETTERATURA | Autore: Simone Bellitto

Bianco e Nero. Razionalità e Fede. Morte e Vita. Intorno a questo insieme di dicotomie del nostro mondo ruota un’opera teatrale atipica, e per questo forse ancora più straordinaria, per uno degli scrittori statunitensi più acclamati degli ultimi decenni: Cormac McCarthy, autore dei famosi Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2005) e La Strada (The Road, 2006). La specifica pièce di cui trattiamo brevemente nel nostro articolo è invece Sunset Limited (2006, edizione in italiano pubblicata da Einaudi, traduzione di Martina Testa). Definita dallo stesso McCarthy come un “romanzo in forma drammatica”, dipana il proprio svolgimento attorno a due personaggi, il Bianco ed il Nero, in un diroccato appartamento di un caseggiato popolare del ghetto nero di New York. Con una struttura che molto si avvicina alle opere di Platone, in uno sconvolgente scambio di battute intercalato da monologhi duri e taglienti che sembrano rimembrare un dialogo interiore alla August Strindberg (ci viene in mente Verso Damasco), nella sua diatriba incede dolorosamente ed allo stesso tempo scorrevolmente, in una logica di causa ed effetto che sembra suggerita dal gioco degli scacchi. In fondo i personaggi sembrano muovere le loro parole come se fossero pezzi di una scacchiera, provando a disarticolare ed a mettere in scacco, o “nel sacco”, l’avversario. Il Sunset Limited, un treno che rappresenta l’incontro/scontro fra i due protagonisti è semplicemente il punto di partenza di una sorta di auto-riflessione condivisa sul (non) senso della vita. Il nucleo fondamentale di tutto questo amalgama di sentimenti, speranze dissolte e consapevolezza del nulla è senza dubbio la Morte. Presenza costante, temuta, ma pur sempre immutabile nell’esistenza umana. Ciò che emerge prepotentemente in questo esplodere silenzioso di nichilismo è l’assenza inappellabile di Dio o di qualsivoglia suo simulacro.

L’entità divina non è altro che un placebo, un oppio dei popoli di marxiana memoria, una droga che placa l’animo dell’uomo ottenebrandolo dalla cognizione del decedere. «Io non ci credo in Dio. Il frastuono e le grida della gente che soffre saranno musica per le orecchie di Dio. [...] La comunanza di cui lei parla è basata solo e soltanto sul dolore. E se quel dolore fosse veramente collettivo invece che soltanto ripetitivo, il suo peso basterebbe a staccare il mondo dalle pareti dell’universo e a farlo precipitare in fiamme in mezzo a quel po’ di notte che saprebbe ancora generare prima di ridursi a un nulla che non è neppure cenere». Il nucleo concettuale da cui si muove McCarthy si lancia in un’invettiva mai così violenta contro l’umanità tutta. L’uomo che corre dietro a cose inutili, che spaccia per oro colato le proprie certezze e riversa in un fittizio e quanto mai inutile divino tutta la sua frustrazione. Lo scrittore americano coglie a fondo l’inquietudine del nuovo mondo globalizzato, spersonalizzato e perso irrimediabilmente in una giungla in cui la reazione religiosa sembra l’unico ed inutile appiglio per non sprofondare nell’abisso. Oscurità che sembra l’unico rifugio a questo mondo cattivo e senza speranza. Lottare per la sopravvivenza diventa impossibile ed inutile quanto tentare la scalata a mani nude del globo terrestre in direzione della Luna. Il mezzo ed il messaggio finale è assolutamente racchiuso nel senso della futilità, leitmotiv saldo delle lancette di Padre Tempo. «Io non considero il mio stato mentale una visione pessimistica del mondo. Io lo considero equivalente al mondo così com’è. L’evoluzione non potrà non condurre la vita intelligente alla consapevolezza di una certa cosa sopra tutte le altre, e questa cosa è la futilità». Scacco matto Bianco su Nero.

Questa profonda e minuta considerazione sull’arco vitale è misura dell’universo. Rappresentata per la prima volta il 18 maggio 2006 al Teatro Steppenwolf di Chicago e, in Italia, il 19 novembre 2010 all’Arena del Sole di Bologna, ne è stato compiuto anche un adattamento televisivo, The Sunset Limited (2011), prodotto dal canale televisivo HBO. Ideatore, produttore esecutivo e regista ne è stato uno degli interpreti del fortunato e pluripremiato film Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2007) di Ethan e Joel Coen, vale a dire Tommy Lee Jones. Assieme all’altro celeberrimo attore Samuel L. Jackson, ha tradotto un apparentemente intraducibile testo per il mass media televisivo. La maestria del montaggio, l’uso appropriato e ben calibrato degli effetti sonori e delle musiche, per opera di Marco Beltrami, e lo spazio angusto della scena restituisce perfettamente alla rappresentazione il fascino teatrale accomunato in simbiosi perfetta alle tecniche di messa in scena dei media visivi quali cinema e televisione. Un capolavoro dunque a 360 gradi. Una panoramica sul vuoto umano e sull’imminenza frustrante di un destino inerte. Difficilmente si può incontrare nell’era moderna un testo creativo che possa abbracciare tutto lo scibile umano. McCarthy forse ha operato un tentativo del genere, e, nel suo piccolo, il risultato è considerevole. In fondo la vita nasce, cresce e muore dalla cenere e ad essa ritorna. Un bacio dato alle tenebre è semplicemente un atto cosciente alle nostre origini ed al nostro epitaffio finale e definitivo. In saecula saeculorum.



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