"Corpo a corpo" è la nuova entusiasmante (ma anche no!) rubrica settimanale del blog e si propone di analizzare due film che hanno in comune molto, quasi tutto, essendo uno l'originale e l'altro il remake. Giacchè siamo vicini a San Valentino, non possiamo ignorare una delle date più redditizie del mercato mondiale e provvediamo alla scelta di due film, originale e remake, affini all'argomento "Amore". Bando alle inutilissime premesse, passiamo al film in questione, "L'ultimo Bacio" diretto dal regista dell'amor nevrotico e malato Gabriele Muccino. Beh, per chi non avesse cognizione, è stato di tal film realizzato un remake con bandiera america dal titolo eloquente "The Last Kiss". (Roba da meravigliarsi per la fantasia).
"L'ultimo bacio"
Cominciamo con una piccola scheda tecnica di entrambi le produzioni.
"L'Ultimo Bacio" è un film del 2001 diretto da Gabriele Muccino. Si tratta di un successo commerciale imprevisto, e anche di un film Cult, nel bene e nel male, capace di trascinare il mercato italiano all'estero e di ottenere molti riconoscimenti in patria (tra cui 5 David di Donatello).
Il cast è composto da giovani (allora) attori che avrebbero monopolizzato l'attenzione negli anni a venire, fino a seguire strade molto diverse. I protagonisti, Giovanna Mezzogiorno e Stefano Accorsi, hanno ricoperto un ruolo nel cinema d'autore, la prima con risulati di prima grandezza e collaborazioni in progetti internazionali, nonchè scelte ambiziose nel cinema di casa nostra (tra cui il ritratto di Ida Dalser, che l'ha vista trionfare in qualche classifica americana di fine anno per "Vincere"). Accorsi ha seguito una strada ibrida, localizzandosi maggiormente nell'ambito francese. Ma ancora non dimentichiamo altri nomi molto noti, da Sabrina Impacciatore a Claudio Santamaria, da Pierfrancesco Savino a Giorgio Pasotti, che in un modo o nell'altro hanno avuto un ruolo nella nostra cinematografia o serialità televisiva. Discorso a parte per Martina Stella, che forse ha bruciato le tappe troppo in fretta dal punto di vista lavorativo (la sua prova è debole) e ha subito una sorta di ostracismo a lungo termine dopo il film. Ancora Sergio Castellitto e Stefania Sandrelli, nomi già molto noti. Il film, musicato da Paolo Buovino, ha avuto il merito di portare Carmen Consoli al cinema con la trascinante ed intensa "L'ultimo bacio", title-track entrata facilmente nell'airplay radiofonico. Un piccolo fenomeno di costume.
"The last Kiss"
Per "The last Kiss" cominciamo invece a prendere in considerazione la data di uscita, il 2006. Prodotto a budget medio, circa 20 milioni di dollari, non ha in totale ottenuto risultati soddisfacenti al botteghino americano ed è uscito direttamente in dvd quattro anni più tardi nel nostro paese. Diretto dal regista-attore Tony Goldwyn, il cui ultimo film è "Conviction" con Hilary Swank e Sam Rockwell, e sceneggiato da Paul Haggis (che aveva fumato pesante forse), era legato notevolmente ad un attore noto del cast, il protagonista Zack Braff, divenuto garanzia di qualità dopo l'esordio alla regia, considerato un piccolo cult, con "Garden State" (e qui anche co-sceneggiatore). Nonostante le premesse, il remake non ha conquistato nè il pubblico nè la critica. Nel cast, Casey Affleck, Rachel Bilson, Jacinda Barrett, Blythe Danner, Tom Wilkinson. Colonna sonora parzialmente indie, in realtà molto "furba" con pezzi che passano da Fiona Apple ad Aimee Mann, dai Coldplay agli Athlete.
A livello artistico...
Volendo fare un paragone, su un piano artistico, ben noto che entrambi i prodotti non abbiano incontrato il mio gusto, va detto che il film italiano ha dalla sua un'impostazione molto più problematica e meno rassicurante. Ne è un'evidenza importante il finale, ma anche molte scelte narrative, oggi inflazionate, ma che hanno rappresentato abbastanza bene la crisi dei trentenni nel nostro paese, con la relativa non assunzione di responsabilità. Nel film a marchio americano, le forzature sono continue e la scelta di un contesto, anche narrativo, meno enfatico, porta a ridurre tutto ad un facile gioco continuo di battute, con l'aggiunta di momenti discutibili e scelte illogiche e poco realistiche. Il "dramma borghese" di stampo europeo e con scene sovraccariche (caratteristica non sempre invidiabile del nostro cinema) è sostituito da un linguaggio che passa dall'asciutto al demenziale al teatrale, senza avere propria personalità alcuna. Il problema dei remake americani di film europei è l'eccessiva differenza che sussiste da un punto di vista sociale, la distanza da modelli artistici che seguono canovacci, regole diverse, e anche la destinazione del pubblico. La coppia Braff-Haggis avrebbe potuto stravolgere la sceneggiatura per rispondere ad esigenze diverse; invece ne propone una copia ambientata in un contesto parzialmente diverso, senza guizzi e senza tener presente l'inquadramento di insieme dei personaggi, dei costumi, della situazione sociale americana. La forza del film si perde e diventa una vera booutade in cui gli attori sono costretti a pronunciare battute fuori luogo e senza senso e perdono ogni minimo di credibilità. Nessuno si salva, e Rachel Bilson compromette una carriera, così come Braff la ridimensiona. Nemmeno i veterani hanno un sussulto, anzi la madre, interpretata da Blythe Danner, perde ogni connotazione realistica, di pancia (nel film italiano il ruolo è affidata ad una brava Sandrelli) e si trasforma in una figura senza sostanza.