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Creato il 20 aprile 2012 da Pa1978 @peverina

Era da un pò che mi incuriosiva, ma non avevo mai trovato il momento adatto per vederlo; un film da concentrarsi in casa, in solitudine, non un film da cinema; e poi non avrei trovato facilmente qualcuno che volesse farmi compagnia, considerata la tipologia di pellicola. Genere film italiano impegnato un pò deprimente. Infatti l'ho visto ieri sera, sul tardi, da sola. Non mi è dispiaciuto affatto. In un certo punto mi ha anche inaspettatamente commossa. Mi è parso un buon esordio per Alice Rohrwacher. Una storia molto vera, presentata da una regia asciutta, senza fronzoli, senza nessun tipo di abbellimento. Assolutamente di parte: la regista non ha nessuna intenzione di mantenersi oggettiva nei confronti dei fatti, di giustificare un certo tipo di persona (il cattolico praticante che viene da una piccola realtà di provincia e fa dell'apparenza il suo credo, vive la fede con ottusità e gretezza). Per questo la Rohrwacher è stata criticata, e io non ne comprendo la ragione. Ogni regista, così come ogni scrittore, ha un mondo tutto suo da proporci, da farci scoprire; noi non siamo obbligati ad ascoltarlo, e lui non è obbligato nè a compiacerci, nè ad adattarsi ad alcuna regola prestabilita, se non quella di cercare di svolgere il suo lavoro al meglio, con professionalità e passione.

Marta è una tredicenne di poche parole, un dolcissimo maschiaccio che ha sempre vissuto in Svizzera con la madre ma che fa ritorno alla città di origine, Reggio Calabria, per proseguire la sua vita lì. La seguiamo nei momenti in cui si integra, scontrandosi, con la realtà della parrocchia, alla quale probabilmente non era granchè abituata, prima, e in occasione della preparazione della cresima questa esperienza si fa per lei molto cupa, drammatica.


Non sono cresciuta in un piccolo chiuso paesino del sud della penisola. A quell'età non ho frequentato solo parrocchiani ma persone di tutti i tipi, e non con quella frequenza (all'oratorio ci andavo solo ed esclusivamente il sabato pomeriggio per un paio d'ore, e nel resto della settimana mi dedicavo ad altro).
Eppure l'immedesimazione è scattata fortissima, e ho provato di nuovo gli stati d'animo contrastati che provavo all'epoca. Marta non si accontenta di adeguarsi alle regole non dette della comunità. Non vuole salire sul palco dell'oratorio e dimenarsi per mamme e papà in qualche stupido balletto imparato in tv dalle veline. Non vuole essere carina, pettinata, addobbata a festa.
Ma vorrebbe capire a fondo il senso di quel catechismo che le stanno cercando di inculcare così, a macchinetta, senza approfondimento, senza amore.
Vorrebbe saperne di più. Sapere davvero chi era Gesù, che tipo era, e se si incazzava, se si sentiva solo, come lei.
Io non credo più in Gesù. Ma ai tempi della cresima, o se non altro della comunione, ci credevo. Ed ero esattamente come la protagonista del film, soltanto più bon ton, meno aggressiva. Osservavo diffidente tutto quel mondo, e volevo intensamente trovare me stessa seguendo una strada tutta mia, ragionando e sforzandomi. Non volevo dire le preghiere o cantare così, perchè lo facevano tutti, e mi vergognavo parecchio nell'esibirmi, come Marta. Non volevo finzioni, da parte degli adulti. Non tolleravo ipocrisia, superficialità. Ero dannatamente seria e profonda, a pensarci bene, e capivo, disapprovandoli, già tutti i meccanismi. In terza media la suora di religione chiamò mia mamma per dirle che ero troppo problematica, che non mi integravo bene ed ero "strana". Non me lo scorderò mai.

Come avrete capito non mi è facile parlare di un film che mi ha toccato senza scendere sul personale. Di recensioni è zeppa la rete, e se siete qui significa che non vi interessa solamente capire che trama ha Corpo Celeste per decidere se fa vale una visione.

Rappresentare il mondo dei ragazzi è sempre arduo. Ripenso a Elephant, al francese e poco noto Stella, a Tomboy. Trattare un argomento come la chiesa in modo intelligente e non scontato non è da tutti.
Ringrazio Alice: sarà radical-chic, sarà pretenziosa, sarà infinitamente snob. Ma intanto ha realizzato questo gioiellino sfaccettatissimo e valido; ha trovato attori solidi, e una ragazzina perfetta per quel ruolo.
La Rohrwacher ci ha messo dentro probabilmente tutte le emozioni di quando aveva 13 anni.
Si percepisce palpabilmente.